Una cinquantina di attivisti al movimento No Tap ha manifestato lunedì 5 agosto davanti al Palazzo di giustizia di viale De Pietro a Lecce per protestare contro quello loro definiscono “il doppio passo” che la Procura avrebbe avuto nelle inchieste sui lavori per la realizzazione del terminale del gasdotto Tap a San Foca di Melendugno e i relativi tafferugli generati dalla lotta di opposizione del movimento all’infrastruttura.
Un gruppo di manifestanti si è incatenato a terra in segno di protesta, mentre sulla cancellata che circonda il tribunale sono stati affissi manifesti con frasi come “Dove sono le nostre denunce?” oppure “Difendere la terra non è un crimine” o “Giustizia italiana: 2 pesi e 2 misure”.
“Siamo qui per chiedere giustizia ed equità sociale – afferma Gianluca Maggiore portavoce dei No Tap – Negli ultimi mesi, oltre 30 chiusure di indagini hanno visto indagati centinaia di cittadini No Tap, con accuse che vanno dallo sventolio di bandiere al disturbo della quiete pubblica. Indagini a oggi chiuse per le quali i magistrati hanno svolto un lavoro alacre, perentorio, mentre contemporaneamente giacciono sotto cumuli di polvere indagini ben più importanti che vedono 16 indagati, tra cui i vertici di Tap Italia e i loro collaboratori”. “Una giustizia che giustizia non è – conclude Maggiore – forte con i deboli e debole con i forti”.