• 18 Maggio 2024 10:50

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Le tre mosse del governo contro Pfizer: “Pronti a denunciarli per attentato alla salute”

Gen 21, 2021

Dalla Pfizer abbiamo ricevuto il 29 per cento di dosi in meno del previsto, la settimana prossima ne avremo il 20 per cento in meno. Per questo motivo prima vaccinavamo 80 mila persone al giorno, ora solo 28 mila”. Il commissario Arcuri trasuda bile. Pur cercando di tenere lo scontro con la multinazionale americana su toni civili, sforzandosi di misurare le parole durante la settimanale conferenza stampa, si capisce che è furioso. Anche perché questa storia può finire male.

Negli uffici dell’Avvocatura generale dello Stato è arrivato tutto l’incartamento preparato dal commissario e dai presidenti di Regione. Ora si attende la mossa ufficiale. Tre sono le ipotesi che saranno esaminate nei prossimi due giorni, una delle quali è clamorosa: denunciare Pfizer alla procura di Roma per attentato alla salute pubblica. L’extrema ratio cui nessuno vuole arrivare, dalle conseguenze potenzialmente esplosive, ma che è sul tavolo. “Abbiamo il dovere di valutare anche questa possibilità per tutelare la salute degli italiani”, spiega a Repubblica una fonte qualificata della cabina di regia del governo.

I presupposti da cui partono per costruire un percorso giudiziario che non crolli alla prima istanza sono che il contratto è stato sottoscritto dalla Commissione europea e vi sono state inserite, in caso di inadempienza del fornitore, penali risibili. “Dopo che la Commissione europea ha firmato il contratto, il governo italiano ha sottoscritto due lettere d’ordine secondo uno schema predeterminato e identico per ciascun Stato membro”, si legge nel dossier di Arcuri. La prima lettera è datata 7 dicembre e prevede la fornitura di 26,5 milioni di dosi, di cui 8,6 milioni entro il primo trimestre del 2021. Nella seconda, del 27 dicembre, si indicano altre 13 milioni di dosi, di cui 6,6 milioni entro il secondo trimestre dell’anno. “Al momento al 15 febbraio risulterebbe una consegna all’Italia di 3,8 milioni di dosi, pari al 45 per cento dell’ordine iniziale e a una percentuale sensibilmente inferiore considerando l’ordine aggiuntivo. Ciò ammesso che vengano rispettati gli impegni comunicati. Cosa che non è mai accaduta dall’inizio dell’esecuzione del contratto“.

I legali dell’Avvocatura ritengono che il governo italiano abbia la possibilità di procedere su due binari principali. Il primo è citare in giudizio Pfizer al Tribunale civile di Roma presentando una diffida per inadempimento contrattuale basata sulle due lettere d’ordine del 7 e del 27 dicembre. È sulla base di quei documenti che il Commissario e le Regioni hanno poi definito e impostato la campagna vaccinale, ma la consegna delle dosi è stata disattesa perché tagliata in modo unilaterale e senza preavviso. “Problemi di ristrutturazione col sito di produzione di Puurs in Belgio”, è stata e continua a essere la difesa di Pfizer. Oppure c’è il binario alternativo, ossia imbastire una litigation europea, avviando un contenzioso a quel punto non a Roma ma a presso la Corte di Bruxelles. “Se i ministri o il Commissario vorranno intraprendere azioni legali, noi li spalleggeremo”, fa sapere il presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini.

C’è però, come detto, una terza possibilità: appellarsi ai potenziali danni alla salute pubblica degli italiani provocati dalla condotta di Pfizer. La partita penale. Da giocarsi in tribunale a Roma, in una sorta di showdown tra il governo e la multinazionale americana, dalle conseguenze imprevedibili. Ma del resto il commissario Arcuri, rispondendo a Pfizer dopo essere stato informato via mail del taglio temporaneo delle dosi, lo aveva fatto capire: “I ritardi mettono a rischio la salute delle persone che avrebbero dovuto vaccinarsi, a partire dagli ultra ottantenni”, aveva scritto. L’implicito corollario era: meno dosi ci portate, meno persone saranno immunizzate, più alto il rischio di diffusione dell’epidemia.

Dunque, mentre si apprende da fonti confidenziali che Pfizer meritevolmente ha deciso di aderire al programma Covax dell’Organizzazione mondiale della sanità fornendo un imprecisato quantitativo di vaccino da distribuire ai Paesi più poveri, le Regioni contano le fiale rimaste nei congelatori e si vedono costrette al contingentamento delle somministrazioni. Per evitare ciò che tutti temono: non essere in grado di garantire il richiamo. Il rischio c’è. Tant’è che la Valle d’Aosta e la Toscana hanno sospeso gli inoculi della prima dose a tempo indeterminato, per concentrarsi sulle seconde. Interruzione anche nel Lazio, “al massimo per quattro giorni”, mentre non subirà slittamenti il piano per gli over 80. In difficoltà la Lombardia e la Campania.

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