la società aria sotto la lente
Aria sotto la lente per la scelta dei test sierologici, la fornitura di camici da parte del cognato di Fontana, le gare fallite per la vaccinazione antinfluenzale
di Sara Monaci
Aria sotto la lente per la scelta dei test sierologici, la fornitura di camici da parte del cognato di Fontana, le gare fallite per la vaccinazione antinfluenzale
5 dicembre 2020
2′ di lettura
La centrale acquisti della Lombardia Aria sotto la lente della procura e della politica. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana, scrivendo una lettera ai pm di Milano sul tema vaccinazioni antinfluenzali, si è detto pronto ad intervenire con una trattativa privata, assumendosene la responsabilità, visto che i dirigenti della società partecipata sono bloccati dal «timore di intraprendere iniziative o decisioni suscettibili del vaglio di legittimità da parte della magistratura». Fontana si dice pronto a avviare una trattativa privata dunque, «superando l’obbligo della gara pubblica».
I vaccini a rilento
Aria si trova al centro di tre vicende da approfondire, tutte sotto la lente della procura di Milano. C’è appunto la vicenda dei vaccini antinfluenzali, l’ultima in ordine cronologico. La Regione da maggio ha avviato una decina di gare, di cui molte annullate o andate deserte. Tra le varie vicessitudini c’è una gara vinta dalla Falkem Swiss (500mila dosi) per una cifra molto alta, 26 euro a pezzo (dopo che il primo bando era andato deserto per via di un prezzo troppo basso, 4,5 euro a dose), e una gara per 400mila pezzi vinta dalla cinese LifeOn, che però non aveva ottenuto la certificazione per i prodotti, quindi bloccati.
La fornitura di camici
La seconda vicenda è quella della fornitura di camici ospedalieri da parte dalla Dama, la società di Andrea Dini, cognato di Fontana, e al 10% della sorella di Fontana. Riassumendo, la fornitura da 75mila camici (per 513mila euro) è stata interrotta da Aria la scorsa primavera, secondo gli inquirenti, dopo che il presidente capì che alcuni giornalisti si stavano interessando alla vicenda, che poteva costituire un possibile conflitto di interessi. L’interruzione è costata però l’ipotesi di reato di frode in fornitura pubblica, paradossalmente peggio del conflitto di interessi. Peraltro Fontana, per risarcire il cognato, avrebbe tentato di pagare la società tramite un conto in svizzera a lui intestato – facendo un bonifico da 250mila euro senza causale – ma una Segnalazione di operazione sospetta lo avrebbe bloccato.