Unhortodox (Netflix)
Shira Haas, protagonista dell’originale Netflix Unhortodox, racconta uno spaccato di vita così nascosto da sembrare surreale, in realtà affatto vero e proposto in una miniserie da vivere tutta d’un fiato, lo stesso fiato che rimane sospeso per via del disagio che ci crea la realtà cruda e illogica di una tradizione fin troppo conservatrice e anacronistica. Nel caso di Esty si pone uno stigma singolare, ma niente affatto raro (purtroppo): le viene affibbiata la fama di “diversa” perché sin da piccola si pone tante, troppe domande su cosa la circonda. Interrogarsi, chiedersi il motivo e la causa di quanto avviene; in una parola, “ragionare”. Far funzionare la testa, rompere gli schemi, guardare al di là del muro sempre più alto e stretto che crea quella comfort zone dettata dalla tradizione, dalla routine, da schemi e preconcetti dettati da qualcuno di cui, molto probabilmente, ignoriamo l’esistenza. Esty insegna a dare voce alla propria natura e a far tacere le voci nella testa, a rompere le catene soffocanti per ricreare una nuova trama, seguendo per filo e per segno le parole del Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo: Se non io, chi? Se non ora, quando?
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Hollywood (Netflix)
Hollywoodsegue le vicende di un gruppo di giovani aspiranti attori, registi e sceneggiatori nella Hollywood del dopoguerra. Nelle sette puntate che compongono questa miniserie seguiamo l’ascesa dei protagonisti che, tra molte peripezie e compromessi, cercano di ritagliarsi il loro posto all’interno della fabbrica dei sogni. Non solo, in un crescendo di emotività, assistiamo anche al sordido e scandaloso retroscena della Hollywood di quegli anni fatto di favori sessuali, prostituzione, razzismo e intolleranza di genere. La narrazione inizia proprio da questi non troppo ortodossi compromessi a cui le aspiranti stelle di Hollywood devono scendere. Ma come spesso accade, scopriremo che non si giudica un libro dalla copertina, nemmeno una serie. Nemmeno un personaggio. Con un finale forse troppo buonista, ma che ci regala un happy ending tranquillo e caldo, consigliamo la serie Netflix per il suo brio e per il tone of voice frizzante.
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Emily in Paris (Netflix)
La serie originale NetflixEmily in Paris vede come protagonista una freschissima e altrettanto spigliata Lily Collins, figlia d’arte del cantante Phil, prossima al matrimonio con Chris McDowell e già protagonista di un altro prodotto del colosso streaming, Fino all’osso (To the Bone), che aveva esplorato il difficile tema dell’anoressia e dei disturbi alimentari. Protagonista della serie in arrivo dal 2 ottobre prodotta da MTV e realizzata dal creatore di Sex and The City, gli episodi ci raccontano una frivola Parigi e il classico scontro di mentalità e approcci al mondo del lavoro tra vecchia Europa e il nuovo mondo à la less is more degli USA. Una serie consigliata per chi è in cerca di leggerezza, una commedia rosa e tanto, tanto uso dei social network, con una riflessione su come possano cambiarci la vita.
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