• 8 Settembre 2024 1:53

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Le mani della cosca Araniti sul voto in Calabria nel 2020 e 2021. Indagato il sindaco di Reggio Calabria 

Giu 11, 2024

AGI – I carabinieri del Ros – assieme ai militari del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone eliportato “Cacciatori” Calabria – hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Reggio Calabria, su richiesta della procura, nei confronti di 14 persone (di cui 7 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. L’indagine, diretta dalla Dda reggina, ha documentato l’esistenza di gravi e concordanti elementi relativi alla operatività e alle attività delittuose della cosca Araniti. 

 

Il sindaco di Reggio Calabria del centrosinistra, Giuseppe Falcomatà, figura tra gli indagati a piede libero. Gli stessi inquirenti hanno reso noto che il primo cittadino è sotto inchiesta “per il reato ex art. 416 ter del codice penale”, sebbene nei suoi confronti “non sia stata avanzata richiesta cautelare non avendo ritenuto compiutamente integrati per lo stesso tutti i presupposti legittimanti”. L’indagine ha fatto luce anche su episodi di “ipotizzato condizionamento delle competizioni elettorali”.

 

Avviata nel 2019, avrebbe peraltro permesso di “acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni – presso alcuni seggi elettorali – per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria (nel 2020 e nel 2021) e del Consiglio Comunale di Reggio Calabria (nel 2020)”. L’inchiesta contesta, a vario titolo, ai 14 destinatari delle misure cautelari (e tra questi non c’è il primo cittadino) i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. 

 

Oltre al sindaco di Reggio Calabria, tra gli indagati per voto di scambio politico-mafioso durante le elezioni del 2020 e 2021 per il rinnovo del Consiglio regionale e del Consiglio comunale, ci sono altri due politici coinvolti nell’operazione del Ros “Ducale” della procura distrettuale antimafia guidata da Giovanni Bombardieri: il capogruppo al Consiglio regionale di Fratelli d’Italia, Giuseppe Neri, e il consigliere comunale in carica, Giuseppe Sera (Pd). Mentre per il primo cittadino non era stata avanzata richiesta cautelare, “con riferimento agli episodi di ipotizzato condizionamento delle competizioni elettorali”, la procura aveva chiesto per i due consiglieri l’applicazione della misura cautelare per il delitto di scambio elettorale politico-mafioso, ma il gip di Reggio Calabria ha respinto la richiesta; la procura impugnerà la decisione. 

 

Le indagini, come detto, si sono concentrate sulla cosca Araniti, egemone nel territorio di Sambatello, e avrebbero consentito di delinearne gli assetti, le attività estorsive ai danni di appalti pubblici, l’ingerenza nella conduzione della discarica di Sambatello attraverso l’imposizione, alle ditte di volta in volta impegnate nella gestione dell’impianto, del personale da assumere e le relazioni con le cosche criminali attive nei territori confinanti di Diminniti e Calanna. E’ stato inoltre documentato lo stringente controllo esercitato sul territorio che ha portato persino alla limitazione dell’attività venatoria nell’area della frazione.

 

Dagli accertamenti è emerso che uno degli indagati, raggiunto da un provvedimento restrittivo, per falsità elettorale e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio non aggravati dal metodo mafioso, legato da vincoli di parentela ad esponente apicale della cosca Araniti, allo scopo di sostenere i candidati di interesse avrebbe alterato – con la complicità di scrutatori compiacenti – le operazioni di voto, procurandosi le schede elettorali di cittadini impossibilitati a votare ed esprimendo, in luogo di questi ultimi, la preferenza in favore dei candidati sostenuti. L’indagato, dopo i positivi esiti elettorali, avrebbe ottenuto dai politici eletti nomine nell’ambito di enti pubblici o come professionista esterno.

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