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Le città del Giro d’Italia: così Bologna tiene lontana la crisi

Mag 9, 2019

Da sabato 11 maggio a domenica 2 giugno si svolge il 102simo Giro d’Italia. L’avvio da Bologna, per la seconda volta citt di partenza della corsa rosa. L’arrivo sar invece a Verona, luogo magico, crocevia di musica e cultura, arte e anche sport. In totale 3578, 8 km di strada divisi in 22 tappe che toccano i luoghi pi significativi del Paese. In questo primo reportage parliamo di una citt (Bologna) per capire dove sta andando l’Italia in un momento non facile della sua vita politica, economica e sociale. Seguiranno articoli su L’Aquila, Cuneo e Verona.

Venticinque anni dopo ritorna. Sabato 11 maggio il 102esimo Giro d’Italia prende il via da piazza Maggiore con una cronometro di 8 km che arriva al Santuario di San Luca, luogo del cuore del regista bolognese Pupi Avati che lo ricorda cos quando sua madre, per chiedere una grazia, lo portava su quella rampa di buon mattino: Qualche ardimentoso tentava di affrontarla in bicicletta, ma non ricordo nessuno che, a quei tempi, fosse salito sulle Orfanelle senza scendere di sella e mettere gi i piedi. Da allora, per me, quella curva sempre stata l’archetipo della salite….

la seconda volta che il Giro d’Italia parte da Bologna. L’ultima era stata nel 1994, quando vinse il russo Evgeni Berzin. Un altro mondo, un’altra epoca: e non solo ciclistica.

I leader mondiali erano Bill Clinton e Boris Eltsin. C’era gi internet, ma i cellulari servivano solo per telefonare. Non c’era l’Euro, ma c’era gi Silvio Berlusconi, leader vincente del centrodestra alle elezioni post tangentopoli. La Lega era quella di Bossi e Maroni. Beppe Grillo era solo un comico. E Luigi Di Maio frequentava la terza elementare.

E Bologna? Bologna la Grassa, Bologna la Dotta, Bologna la Rossa? poi cosi cambiata dai tempi in cui Francesco Guccini, in una sua celebre canzone, la definiva “Una vecchia signora dai fianchi un po’ molli”?

A vederla cos, in una piovosa mattina di maggio, coi suoi portici a far da ombrello agli studenti assonnati e ai turisti moltiplicati, non sembra diversa da quella di 25 anni fa. Ancora pi invecchiata, certo, ma meno segnata dalla disoccupazione e dal lavoro precario. E anche i venti dell’insicurezza e dell’immigrazione, che tanto soffiano sui destini del Paese, qui si stemperano in tensioni pi locali, e generazionali, come l’eterno conflitto tra i giovani studenti scapestrati, che tirano a far mattino con qualche canna di troppo, birra e schiamazzi, e la crescente intolleranza dei vecchi bolognesi, troppo anziani ormai per dare il cattivo esempio come dice il sociologo Marzio Barzagli, profondo conoscitore delle dinamiche delle Due Torri.

Di giorno per la luce spazza via le inquietudini. I caff si riempiono. Ci sono progetti da portare avanti, giovani che scommettono ancora sul futuro.

S, Bologna una citt dove alcuni distretti tengono lontana la crisi. Penso al packaging, alla automazione e a tutto quello che la Motor Valley, spiega Michele Poggipolini, presidente di Confindustria Emilia e responsabile delle vendite nell’azienda di famiglia, leader nel settore della meccanica di precisione.

una citt ricca grazie all’Universit, ma anche ai tanti gli istituti tecnici, prosegue Poggipolini. In molti ambiti riusciamo ancora a fare la differenza. in certe nicchie di mercato continuiamo ad essere vincenti.

La terra dei motori dell’Emilia-Romagna, culla dei marchi storici simbolo del Made in Italy come Ferrari, Lamborghini, Maserati, Ducati e Dallara uno straordinario laboratorio di tecnologie innovative. Il nostro territorio – precisa con orgoglio Poggipolini – trainante. Stiamo trainando il nostro Paese nel mondo grazie alle nostre competenze, alle automazioni e, soprattutto, alla capacit di sviluppare nuovi prodotti.

I giovani? Altrove non so, ma qui c’ molto fermento. Basti guardare le Universit e gli istituti tecnici, ben sette, tutti importanti. I giovani che vengono da noi hanno una gran voglia di entrare e crescere nel mondo del lavoro. Penso che alcuni strumenti come l’alternanza siano necessari per far capire ai giovani che cosa vuol dire lavorare.

Eppur si muove, insomma. Merito dei motori, ma non solo. Anche Romano Prodi, tra l’altro grande appassionato di ciclismo, parla di una Bologna fuori dai venti della crisi. Il tessuto generale tiene, c’ una certa sicurezza, conferma il Professore. C’ per la necessit di ritrovare quel ruolo di guida in alcuni settori di innovazione assoluta. Un tempo era la fisica, poi abbiamo avuto grandi momenti innovativi nella genetica agraria, c’ sempre bisogno di un punto di riferimento di eccellenza mondiale.

Ottantamila studenti, turisti che si moltiplicano in modo esponenziale. Bologna riesce ad accogliere tutti? C’ stato un impressionante boom turistico, una sorpresa che nessuno si aspettava, ribadisce Prodi. Da un lato Ryanair ha fatto dell’aeroporto un punto di arrivo. Poi l’alta velocit dei treni ha reso ancor pi centrale la gi centrale posizione di Bologna. Il turista straniero prima viene da noi, poi in 33 minuti va a Firenze, in un’ora a Milano o a Venezia. E alla fine si ferma e si innamora di Bologna….

Cosa ne pensa di questo Giro? Perch il ciclismo italiano ha perso la sua forza trainante? Perch sono cambiati i tempi. Al di l degli investimenti, il ciclismo italiano lo vedo male. Poi voglio ricordare una cosa: il ciclismo fatica, fatica e fatica. E di gente che vuol far fatica, soprattutto in Italia, se ne trova sempre meno…, ammicca il Professore con uno di quei suoi sorrisi alla Prodi, come a dire che il discorso sulla fatica si potrebbe allargare a tanti altri settori…

Ma ci sono altre ferite aperte, avverte la scrittrice e giornalista Lia Celi, firma irriverente sui social e conduttrice televisiva. Il Giro d’Italia una ottima metafora. Come il ciclista passa e conserva un bel ricordo della citt, cos fanno anche i turisti e gli studenti che l’affollano sempre e per vanno via. Il ricordo meraviglioso, ma poi? Vero che Bologna fa parte di quella lunga striscia che parte da Piacenza e arriva fino al mare lungo la via Emilia, per mancano i giovani di Bologna che 40 anni fa inventavano nuova musica, nuovi modi di espressione, disegnavano, scrivevano… Ora quei giovani sono tornati, ma sono diventati lamentosi anche loro… Vedono solo i difetti, eppure qui la qualit della vita ancora ottima. Credo che sia un problema anagrafico, prosegue Lia Celi. Non dimentichiamo che a Bologna negli anni Ottanta sono accadute vicende drammatiche: il terrorismo, le stragi, le violenze della contestazioni, cose orribili che hanno fatto perdere l’innocenza alla citt. Bologna si rialzata, ma quella ferita, quel trauma, devono essere ancora elaborati.

Torniamo alle due ruote, alla sostenibilit della citt. A Bologna il traffico ciclistico negli ultimi anni raddoppiato. Molte strade sono state chiuse alle auto private. Ma si potrebbe fare di pi, spiega Simona Larghetti, giovane presidente dell’Associazione Salva Ciclisti e direttrice della Consulta del bicicletta del Comune. Bologna una citt privilegiata perch , essendo in pianura, ha una lunga tradizione di ciclismo urbano. Ma anche noi abbiamo subto gli aspetti negativi della grande motorizzazione. Per negli ultimi dieci anni qualcosa cambiato. Sempre pi persone usano la bicicletta, le piste ciclabili sono diventate sicure e nel centro le due ruote sono il mezzo privilegiato.

Che cos’ che non va? Purtroppo, siamo ancora indietro. Bisogner aspettare fino al 2030 per eliminare i mezzi pi inquinanti dal centro storico, laddove citt come Parigi e Madrid entro i prossimi due anni non avranno pi diesel in citt. Non dico di confrontarci con la Danimarca, Paese dei sogni, ma se guardiamo che cosa succede in Spagna, Paese culturalmente molto simile all’Italia, dove la rivoluzione ciclistica negli ultimi 10 anni cresciuta in mondo incredibile, noi siamo ancora molto indietro.

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