• 3 Maggio 2024 12:05

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Le auto del ministro Urso, neanche un modello italiano

Apr 20, 2024

Tra le auto del ministro Adolfo Urso c’è poco spazio alla firma italiana, un aspetto che, per lui che è la guida del dicastero delle Imprese e del Made in Italy, stride molto. Si evince dalla dichiarazione patrimoniale di Urso, in carica nel governo Meloni dall’ottobre 2022, che nel gennaio 2023 ha denunciato la proprietà di due SUV. Ma nessuno di questi, come detto, è italiano.

Che auto guida il ministro Urso

Per lui, che nelle ultime settimane si è battuto con forza per tenere alto il nome del made in Italy scontrandosi con Stellantis sulla Alfa Romeo che fu Milano per poi diventare Junior, il volante parla altre lingue. Il rombo dei motori sulla strada, infatti, ha poco a che vedere con l’Italia, perché i mezzi del ministro sono di Case straniere e prodotte oltre i confini nostrani.

Lontano, anzi lontanissimo dall’Italia per mettersi alla guida, Adolfo Urso ha infatti fatto ricadere le sue scelte in un modello tedesco, assemblato tra la Spagna e il Brasile, e uno giapponese, assemblato in terra nipponica. Quali? Un T-Cross di Volkswagen e RAV4, di Toyota.

Nella dichiarazione patrimoniale del ministro, visibile a tutti sul sito del Mimit, si leggono chiaramente i due modelli nel garage di Adolfo Urso. La più recente, fresca di acquisto, è proprio il SUV Volkswagen, un T-Cross da 110 CV. Mezzo che vale oltre 25mila euro e che è il pezzo nuovo della scuderia del ministro, dato che è stata acquistata nel 2021.

Diversa, invece, la situazione legata all’altro SUV. RAV4, di Toyota, infatti, è a disposizione del ministro dal 2006. Un’auto un po’ vecchiotta, da 130 kW, che di recente è stata aggiornata nella sua versione più sportiva con un powertrain Full Hybrid-Electric e Plug-In Hybrid. Opzioni che, di certo, non sono a disposizione del ministro guida del Mimit.

L’importanza dell’italianità per Urso

Insomma, scelte che di certo non farebbero notizia se si trattasse di un comune cittadino. Ma Urso, che è a capo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che una volta era quello dello sviluppo economico, ha tutte le lenti di ingrandimento puntate su di sé, soprattutto dopo le recenti esternazioni contro Stellantis.

Il ministro pare abbia un conto aperto col Gruppo, che a ogni mossa viene aspramente criticato. Quello di Alfa Romeo Milano, costretto a cambiare nome in Junior dopo la polemica sulla produzione nella polacca Tichy, è soltanto l‘ultimo di numerosi casi.

Ma nonostante la sua assenza di italianità in garage, Urso non vuole far dimenticare a chi di dovere che l’Italia è stata, è e deve essere un esempio per le imprese produttrici di automobili nel mondo. Presente al convegno “Italia: un valore nel mondo” di Unioncamere, infatti, ha tenuto a ribadire la centralità dell’Italia nel settore automobilistico, ricordando come negli anni il made in Italy è sempre stato sinonimo di “bello e ben fatto”.

E ha sottolineato quello che è uno dei suoi obiettivi: “Saremo in condizione di far capire quanto sia importante fare auto nel nostro Paese. Abbiamo un sistema produttivo capace di coniugare al meglio identità e innovazione”. Un messaggio rivolto ai grandi produttori e non solo, perché come ribadito più volte, c’è la necessità di avere un nuovo costruttore tra i confini nostrani.

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