• 6 Dicembre 2025 11:42

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Le auto che hanno fatto la storia col motore Audi a 5 cilindri

Dic 6, 2025

Ci sono motori che non si limitano a muovere un’auto: plasmano un’identità, diventano una firma, un ruggito riconoscibile anche a occhi chiusi. Per Audi, quel battito irregolare, quasi sincopato, porta un nome preciso: il cinque cilindri. Un frazionamento tanto atipico quanto geniale, capace di unire tecnica e carattere, di trasformarsi da soluzione ingegneristica a emblema di una filosofia. E nel 2026, a Ingolstadt, si festeggeranno i primi cinquant’anni da quando il marchio dei Quattro Anelli decise di rompere gli schemi.

È il 1976 quando la seconda serie dell’Audi 100 debutta con un’ambizione nuova, più alta. I quattro cilindri dell’epoca cominciano a stare stretti, troppo deboli per sostenere la crescita del marchio. A quel punto, gli ingegneri scelgono la via più audace: aggiungere un cilindro a un basamento esistente, quello dell’EA 287. Ne esce un 2.1 litri da 136 CV che mantiene ingombri compatti e promette un’erogazione più piena. Una mossa ardita, quasi romantica nella sua semplicità, che nel marzo del 1977 diventa realtà commerciale con le prime consegne dell’Audi 100 SE. È il primo passo di una rivoluzione.

Dal diesel al rally

Ingolstadt capisce in fretta che quel frazionamento può essere adattato a ogni declinazione possibile. Nel 1978 arriva la variante a gasolio: un 2.0 aspirato da 70 CV, robusto e regolare. L’anno dopo è la volta del primo cinque cilindri turbo benzina, 170 CV e 265 Nm, montato sulla 200 ST: la potenza sale, la voce cambia, la personalità si affila.

Ma il 1980 è l’anno spartiacque. L’anno della Quattro. Turbo, intercooler, trazione integrale: tre parole che ribaltano il concetto stesso di sportività, facendo della coupé tedesca una leggenda eterna. I 200 CV del suo cinque cilindri trasformano l’immagine di Audi, che da costruttore razionale diventa improvvisamente un predatore da prova speciale. Nel 1982 arriva il Mondiale Costruttori Rally, un anno dopo quello Piloti. E per l’omologazione della temibile Gruppo B nasce la Sport Quattro: corta, larga, aggressiva, con un nuovo cinque cilindri in lega leggera da 306 CV che, nella sua versione da gara, salta oltre i 450. Una creatura brutale e forgiata per dominare.

Dai trionfi americani al “pensionamento”

L’eco dei rally risuona fino in America. Nel 1987 Walter Röhrl porta la Sport Quattro S1 sul cielo della Pikes Peak: 598 CV su sterrato, una danza violenta tra alberi e precipizi che si conclude sotto la soglia mitica degli 11 minuti. È la consacrazione definitiva. Poi arrivano le battaglie della Trans-Am, dove nel 1988 la 200 quattro con un 2.1 litri da 510 CV annienta la concorrenza. L’anno successivo la 90 IMSA GTO porta il cinque cilindri a 720 CV: numeri da fantascienza.

Parallelamente, Audi porta quell’esperienza nelle auto di tutti i giorni. Nel 1989 nasce la 100 TDI, il primo cinque cilindri turbodiesel a iniezione diretta da 120 CV. Gli anni ’90 raffinano il concetto, fino alla RS2 Avant del 1994: 315 CV, progetto congiunto con Porsche, e la nascita della stirpe RS. Ma il ciclo sembra chiudersi alla fine del decennio: l’arrivo dei V6 liquida il cinque cilindri dalla gamma, che nel 1997 esce di scena. Temporaneamente.

Il grande ritorno

Il colpo di scena arriva nel 2009. L’Audi TT RS riporta il cinque cilindri al centro del palcoscenico: 2.5 litri, iniezione diretta, un’eredità tecnica nata per un progetto americano ma trasformata in un gioiello europeo. La variante plus raggiunge 360 CV nel 2012, mentre nel 2013 la RS Q3 inaugura il segmento delle SUV compatte ad alte prestazioni.

Nel 2016 il 2.5 TFSI viene ricostruito da zero. Basamento in alluminio, 26 kg in meno, tecnologie raffinate e soluzioni di attrito ridotto: il risultato è un capolavoro da 400 CV e 480 Nm. Per nove anni consecutivi vince il premio “International Engine of the Year”. La nuova RS 3 del 2021 ne porta avanti il mito.

Che ne sarà del futuro

Eppure, come spesso accade alle leggende, il futuro è più fragile del passato. Il CEO Gernot Döllner lo ha detto chiaramente: con l’arrivo dell’Euro 7, dal 2027, il cinque cilindri potrebbe non essere più prodotto. I volumi non giustificano l’investimento. Sarebbe la fine di una storia epica. O forse solo un’altra attesa prima dell’ennesimo, inevitabile ritorno. Perché certi battiti non si dimenticano. E il cinque cilindri Audi, più che un motore, è un cuore che rifiuta di smettere di correre.

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