ROMA – Un milione 160 mila euro. E’ la cifra che Tim, Vodafone e WindTre potrebbero pagare – a testa – per aver mantenuto la fatturazione ogni 28 giorni, invece del mese che il Garante per le Comunicazioni (l’AgCom) giudica corretto. Parliamo di una multa modesta, infinitesimale che prenderebbe corpo peraltro nel 2018 quando le società sotto accusa avranno già incassato ricavi stellari. In un anno, le fatture diventano 13 invece di 12 (con la fatturazione a 28 giorni) comportando un aumento medio di spesa per gli utenti dell’8,6%.
Ora Francesco Posteraro si appella alle Camere perché dotino il Garante di spade vere e non spuntate. Posteraro, che è uno dei 5 membri del Garante stesso, guarda con favore alla proposta di legge che Alessia Morani – vice presidente del gruppo Pd alla Camera – ha appena presentato. Il testo:
– impone l’obbligo della fatturazione dei servizi su base mensile;
– rafforza i poteri delle Autorità che commineranno sanzioni più alte facendosi restituire dagli operatori le somme indebitamente percepite;
– permette alle aziende di comunicazione elettronica di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali solo con un giustificato motivo.
Posteraro condivide anche la presa di posizione del ministro Carlo Calenda (Sviluppo Economico) che sollecita il Parlamento a fare in fretta contro la bolletta dei 28 giorni, “che è una cosa inaccettabile”. Un intervento timido o tardivo – spiega Posteraro – può incoraggiare altri servizi di pubblica utilità ad adottare soluzioni analoghe. Va evitato insomma un “rischio contagio”.
Posteraro precisa anche che “non è in discussione la facoltà delle compagnie telefoniche di aumentare i prezzi. L’intervento del Garante, dunque, non mira a contrastare la manovra tariffaria in sé. Vuole assicurare che i consumatori siano informati in modo trasparente. In altri termini, liberi gli operatori di aumentare i prezzi, a condizione però che gli utenti ne siano pienamente consapevoli”.
“A questo fine, non è sufficiente una semplice comunicazione attraverso la fattura. Il consumatore verifica per davvero quanto spende se ha di fronte a sé un parametro temporale consolidato: il mese, non certo le quattro settimane. Gli stipendi e le pensioni vengono pagati ogni mese, non ogni 28 giorni”.
“Ci sarebbe poi da chiedersi – insiste Posteraro – come mai gli operatori abbiano imboccato la strada indiretta della variazione temporale della fatturazione, che li ha costretti tra l’altro a sostenere spese importanti per adeguare i sistemi informatici, piuttosto che procedere direttamente – e in maniera palese – all’aumento delle tariffe”.
“Evidentemente si aspettano guadagni più ampi dalla manovra indiretta, proprio perché gli utenti hanno una scarsa percezione dei suoi effetti concreti. Ma la missione del Garante è esattamente questa: evitare che i consumatori procedano al buio, senza la consapevolezza delle variazioni contrattuali”.