• 6 Dicembre 2025 4:55

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L’auto del Papa non parte, Leone XIV resta a piedi ma non perde il sorriso

Ott 7, 2025

Un lieve contrattempo, un sorriso e una lezione di fede. Più potente di un’omelia e più efficace di un’enciclica. Perché a volte basta un motore che non parte per donare agli altri un messaggio valido e positivo. È successo tutto nel tardo pomeriggio del 6 ottobre, all’uscita della Domus Australia di via Cernaia, nel cuore del quartiere Esquilino, dove Papa Leone XIV aveva presieduto la celebrazione dei Vespri davanti a una comunità numerosa, composta da fedeli e rappresentanti della diaspora australiana a Roma.

Una celebrazione raccolta, solenne, ma anche attraversata da un senso di calore umano che il nuovo Pontefice — da pochi mesi sul trono di Pietro — continua a coltivare con cura e metodo. Poi, l’inconveniente automobilistico che scombina le carte.

La “Papamobile” non parte

Alla fine della funzione, come da protocollo, il Santo Padre si è diretto verso l’auto ufficiale per far ritorno a Castel Gandolfo, dove Leone XIV ha deciso di trascorrere gran parte delle sue giornate lontano dai riflettori vaticani e dalle poltrone curiali, preferendo i silenzi dei giardini pontifici alla mondanità delle udienze. Ma ecco la sorpresa: l’auto papale non parte. Motore in panne, corteo fermo, mormorio tra gli agenti della Gendarmeria e gli autisti.

Qualche secondo di incertezza, poi una decisione semplice e concreta: il Pontefice scende dal mezzo, sorride, stringe mani, benedice i presenti — nel frattempo aumentati grazie al classico passaparola romano — e sale a bordo dell’auto di scorta, mentre i collaboratori trasferiscono in tutta fretta valigie, documenti e il breviario. Tutto si conclude senza allarmismi, ma con una certa eleganza che ormai pare essere il marchio di fabbrica del Pontefice di origine americana.

Un tempismo divino

Ma è qui che arriva il colpo di scena, degno della penna di un Bernanos o di un Chesterton. Perché quello che sarebbe potuto sembrare un piccolo contrattempo logistico, diventa — nelle parole del Papa — una conferma della Provvidenza. “Dobbiamo imparare a fidarci di Dio, il suo tempismo è perfetto”, ha detto Leone XIV con tono pacato ma convinto, ribadendo un passaggio centrale della sua omelia poco prima, quando aveva ricordato che Dio non ritarda mai, e che “la Sua salvezza arriva sempre al momento giusto”.

Un’affermazione che, se letta col senno di chi conosce bene il clima vaticano e le sfide che Leone XIV ha deciso di affrontare, suona quasi come una nota strategica, uno sguardo d’insieme su un pontificato che si sta imponendo con mosse calibrate ma ferme. E non solo sul piano spirituale.

Una rivoluzione silenziosa allo IOR

Poche ore prima dell’auto in panne, infatti, era stata diffusa una notizia destinata a far rumore nei corridoi del Vaticano (e non solo): Papa Leone XIV ha deciso di togliere allo IOR — l’Istituto per le Opere di Religione — le competenze esclusive sui fondi della Santa Sede. Una mossa che ridimensiona significativamente il potere economico ereditato dal pontificato di Francesco, e che riporta la gestione delle risorse al Segretariato per l’Economia, in un’ottica di razionalizzazione e controllo interno.

Un passo inaspettato, che rompe gli equilibri costruiti con fatica negli ultimi dieci anni, e che fa capire che Leone XIV non è un Papa di transizione, come qualcuno aveva troppo frettolosamente ipotizzato. Il suo è un pontificato di contenuti, di ordine, e — come si è visto anche ieri — di una fede non esibita, ma vissuta con una forza tranquilla.

Una lezione dalla strada

Alla fine, quindi, un’auto che non parte si è trasformata in una parabola sulla fiducia, sull’imprevisto e sulla grazia. Il Papa, costretto a cambiare macchina, ha finito per ricordare a tutti che il cammino della fede è fatto anche di contrattempi, di sterzate improvvise, ma che la direzione — quella sì — resta salda. Ed è guidata da qualcun altro.

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