AGI – Dalle analisi delle chat di Alessia Pifferi “è emersa una gestione molto superficiale della bambina che mal si conciliava con il suo stile di vita”. Lo ha detto il primo dirigente della Polizia, Marco Calì, capo della Squadra mobile di Milano, testimoniando nel processo a carico della donna di 37 anni imputata per l’omicidio pluriaggravato della figlia di quasi 18 mesi Diana, abbandonata per una settimana e lasciata morire di stenti nel luglio 2022.
“C’era una ricerca spasmodica di denaro – ha aggiunto il poliziotto -. Chiedeva spesso soldi in prestito dicendo che le servivano per la sua bambina, ma in realtà li usava per pagarsi le serate, i vestiti e i taxi privati per spostarsi da Milano a Leffe”.
Come nel caso del 7 luglio dell’anno scorso, una settimana prima di abbandonare la figlia: “Quel giorno ha concordato il noleggio di una limousine per un importo di 536 euro per recarsi a una cena romantica” con il compagno di allora “sul Lago d’Iseo.
“L’8 mattina torna a Milano dove rimane fino alle 18.10 per tornare di nuovo a Leffe. Alle 14 aveva detto esserci il battesimo della piccola presso una chiesa di Leffe, ma non c’è mai stato, perché il suo cellulare a quell’ora agganciava una cella a Milano. La festa – ha concluso Calì – in realtà non era rivolta alla bambina, ma era per una cena romantica“.