• 20 Febbraio 2025 15:29

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L’Arco di Dio

Feb 18, 2025

AGI – Nel 70 d.C. il Cielo traslocò da Gerusalemme a Roma. Segno evidente del trasferimento “celeste” fu il ben di Dio razziato dal generale romano Tito ai burrascosi Ebrei, poi scolpito sull’omonimo Arco al Foro capitolino. Il condottiero si beava di aver distrutto il tempio di Salomone e aver sconfitto i rivoltosi in Terrasanta. Ma il tesoro sul quale aveva messo le mani valeva molto di più del suo orgoglio. Si narra che del bottino facessero parte oggetti che erano la sacra genesi del popolo semitico.

 

Per esempio, l’Arca dell’alleanza con le Tavole della legge e il Candelabro d’oro a sette bracci (la Menorah), tanti quanti sono i giorni della creazione. Secondo le prescrizioni delle Sacre Scritture, l’Arca era una cassa di legno d’acacia, dentro e fuori ricoperta di oro puro e contenente le Tavole che il Signore scrisse col fuoco e consegnò a Mosè sul monte Sinai. Stando sempre alla tradizione, anche il Candelabro era stato forgiato su ordine e indicazioni del Cielo. Era il risultato di un’unica colata di metallo prezioso (circa 35 chili) e i bracci erano alimentati con lo stesso olio (espressione della relazione tra divino e umano rappresentati dai numeri 3 e 4).

 

A Roma, un anno dopo la campagna militare, c’è chi racconta che il comandante esibì quei trofei sfilando sulla Via Sacra, al Palatino. Un passaggio che si vede ancora oggi nei bassorilievi sull’Arco di Tito, l’Arco di Dio inaugurato nell’81. Simboli a parte, le imprese del generale erano le inconsapevoli portatrici di una forza “celeste” che stava ridisponendo i pezzi sulla scacchiera religiosa. Una vera e propria tempesta divina causa di un cambiamento epocale che, come sempre, fu più chiaro ai posteri che ai contemporanei.

 

La capitale del monoteismo (Gerusalemme) vedeva il suo primato sbiadire, mentre un nuovo Credo (il cristianesimo) si faceva più nitido e spostava il baricentro della fede dal Medio Oriente all’Occidente, a Roma. Com’era possibile? La nascita di Cristo fu come lo splendere di un nuovo Sole sugli uomini. La crocifissione del Nazareno non zittì il cristianesimo, ma gli diede voce e potere tanto forti da sovrastare l’impero e dare un diverso senso di marcia alla Storia, anche beffardo. Per esempio, nel 67 a Roma furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo e anni dopo la stessa città decise di celebrarli come santi patroni, ogni anno e nel giorno che prima era per festeggiare Romolo e Remo, il 29 giugno. E ancora, il cristianesimo era stato considerato arcinemico della Lupa romana, eppure nel 313 fu liberalizzato dall’imperatore Costantino e, nel 380, col successore Teodosio divenne addirittura religione di Stato.

 

E il Candelabro d’oro? I testi dicono che nel 455 sparì col sacco di Roma dei Vandali di Genserico, oppure che la Menorah finì nelle segrete del Laterano, oppure gettata in fondo al Tevere, cercata da un’imbarcazione che avrebbe scandagliato il fiume in lungo e in largo e alla fine sarebbe affondata. Nei primi dell’Ottocento qualcuno aveva persino aperto un’impresa specializzata nella caccia ai tesori perduti, ma fallì e chiuse i battenti, come il sogno di ritrovare la Menorah.

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