AGI – Tutto pronto per vivere la Pasqua con gli scacchi. Mancano, infatti, ormai pochi giorni all’apertura del sipario dei campionati del mondo che eleggeranno il successore del norvegese Magnus Carlsen, 10 anni sul trono, prima della decisione di abdicare la scorsa estate. Prima mossa fissata proprio per domenica, in piena festività cristiana. A giocarsi il prestigioso titolo sono il numero 2 e il numero 3 delle classifiche attuali, il russo Ian Nepomniachtchi (che giocherà sotto bandiera della federazione internazionale) e il cinese Ding Liren, arrivati rispettivamente in prima e seconda posizione nell’ultimo torneo dei Candidati.
Ma ad Astana, sede della disputa, c’è anche un tocco di azzurro. Nella ristretta squadra arbitrale è stato chiamato un ‘fischietto’ italiano, Thomas Bertagnolli, che in un’intervista all’AGI non nasconde “di essere emozionato” ma anche consapevole di poter vivere un’occasione che, parole del figlio 15enne, che lo ha convinto ad accettare ‘non sai quando potrò ricapitarti’. Insomma, un po’ come Pierluigi Collina alla finale dei Mondiali. Bertagnolli nella competizione affiancherà direttamente il serbo Nebojsa Baralic, nominato capo-arbitro.
Il Mondiale @FIDE_chess di #scacchi tra @lachesisq Nepomniachtchi e @DingLiren si colora d’azzurro: uno dei due arbitri sarà infatti l’italiano Gerhard Bertagnolli. “Un’emozione incredibile, l’ho saputo solo una settimana fa”, dice. Qui tutta la storia: https://t.co/wrIfIM3ra4 pic.twitter.com/WG0ZEWiMTM
— Federazione Scacchistica Italiana (@federscacchi)
April 4, 2023
Prima curiosità: come si diventa arbitro di scacchi?
A me è capitato di diventarlo perché ho fatto una scelta dopo aver raggiunto il titolo di candidato maestro nazionale. Se avessi voluto crescere ancora avrei dovuto investire veramente tanta energia perché probabilmente la mia forza di gioco non era e non è tale da farmi fare ulteriori passi. Mi sono chiesto: ma davvero voglio impiegare tutto questo tempo, forse, per diventare per forza un maestro nazionale di scacchi? Ho pensato che forse avrei potuto rimanere in questo mondo, che non volevo perdere, dedicandomi con passione ma facendo anche altro.
Quando hai iniziato ad arbitrare?
Oltre a giocare ho avuto contemporaneamente, fin da giovane, la volontà di scoprire come si organizzava un torneo, anche dal punto di vista arbitrale. Nei tornei, con i bambini, spesso davo una mano. Magari non come arbitro ufficiale ma mi interessavo di questioni tecniche come il funzionamento degli accoppiamenti e altre cose simili. Nel 2005 ho fatto il corso d’arbitro e da lì è iniziato il mio percorso. Ho arbitrato tornei nella mia Regione, poi in quelle vicine, e poi in tanti altri luoghi d’Italia. Parlo anche il tedesco e ho avuto la fortuna di abitare in Austria e Germania facendo esperienze anche all’estero.
Quando e come è arrivata la chiamata della Fide per partecipare ai campionati del Mondo?
È arrivato prima un messaggio, due sabati fa, a pochi giorni dall’inizio del torneo. Pensavo fosse una specie di barzelletta: ‘Avresti quattro settimane di tempo in questo periodo?’ Inizialmente ho anche detto di no.
Davvero? E poi perché hai cambiato idea?
Beh, uno deve anche potersi organizzare e il tempo era molto ristretto, appena dieci giorni prima della partenza e quindici dalla prima mossa. Poi ho pensato, ragioniamo passo per passo.
È il primo passo qual è stato?
Ho chiesto ovviamente a mia moglie e anche lei non era molto favorevole.
E poi?
Per fortuna ho un figlio 15enne. Non gioca a scacchi ma a pallone e aveva capito tutto. Ha detto: ‘Questa è un’occasione unica’. Poi ha fatto il paragone: ‘E come un arbitro di calcio che viene chiamato ad arbitrare la Champions League o la finale di un torneo importante. Devi sfruttare quest’occasione perché non sai quando potrebbe ricapitarti’. Così ho detto di sì. Ma non è finita qui.
Cioè?
Ho dovuto chiedere il permesso ai datori di lavoro, che mi hanno detto sì, e anche agli organizzatori dei tornei in cui avrei dovuto arbitrare perché sono abituato, quando do la mia parola, a mantenerla. Alla fine si è sistemato tutto.
Passiamo al match. Sai già che controlli anti-cheating ci saranno?
Il metal-detector ci sarà come le altre misure che già si adoperano durante i tornei di questa importanza. Sinceramente ancora non so se hanno previsto delle misure speciali ma, anche se le conoscessi, non potrei di certo anticiparle. Ci sarà, però, anche un addetto specifico al fair play, un professionista esperto dedicato all’anti-cheating.
Cosa fate voi arbitri durante queste partite che possono durare anche tante ore?
La prima cosa, sembra banale ma è così, è quella di assicurarsi che non vengano violate le regole del gioco. Sono giocatori fortissimi, in teoria sanno tutto, ma in pratica potrebbero verificarsi fatti poco chiari e dobbiamo essere pronti a intervenire. Poi, ad esempio, controlliamo per quanto possiamo, in caso dovessero andare in bagno, che non ci siano possibilità che raccolgano qualunque segnale dall’esterno.
Ti prepari in modo specifico per un evento così importante?
Conta molto l’esperienza, quello che si è imparato negli anni. In questo caso, devo dire, è un’esperienza quasi unica e confesso che sono un po’ emozionato. Però non abbiamo avuto indicazioni sul seguire una preparazione specifica.
Qual è il giocatore più forte che hai arbitrato? Hai già avuto a che fare con Nepo e Ding?
Ho arbitrato Nepo a tempo lungo, dal vivo e in un torneo classico, quando era forse numero 5 o 6 del mondo. E anche Ding ma, in questo caso, solo in un evento online. Poi ‘offline’ ho diretto anche Vachier-Lagrave, Grischuk, Duda e Nakamura.
Puoi raccontarci un aneddoto su qualcosa di particolare che è successo, in tornei di una certa importanza, mentre facevi l’arbitro.
In una partita tra un grande maestro (GM) e un maestro internazionale (IM) sono stato chiamato da quest’ultimo per la questione ‘pezzo toccato, pezzo mosso’. Ovvero, una cosa che sanno anche i bambini: se tocchi un pezzo, lo devi muovere. Mi aspettavo che il GM negasse ma, invece, ha candidamente ammesso di aver effettivamente toccato il pezzo. L’ho guardato stupito. Era inconcepibile per me, anche un po’ divertente, che un GM non sapesse quella regola. Se ha mentito, lo ha fatto davvero bene. Una cosa così mi ha davvero sorpreso.
Tu hai arbitrato anche grandi tornei online. Gli scacchi stanno andando davvero in quella direzione? Cosa accadrà al gioco classico?
Io penso che gli scacchi classici rimarranno e noto come la gente, dopo la pandemia, sia contenta di tornare a giocare dal vivo, nei circoli, a tavolino. Ci sono giocatori nuovi che hanno iniziato online e ora stanno facendo tornei ‘offline’. Il gioco online continuerà, soprattutto ci saranno molti tornei per i grandi giocatori grazie a sponsor importanti, ma si tornerà a giocare con costanza davanti alla scacchiera. Le olimpiadi di Chennai, in India, ne sono stati una dimostrazione. Una partita a tavolino, poi dura di più: alla fine ci si confronta con l’avversario, si analizza insieme, magari si va anche a cena fuori con amici che hanno giocato lo stesso torneo. Tutto questo online non lo puoi avere.
Qual è la cosa che dobbiamo fare di più in Italia per sfruttare il buon momento che gli scacchi stanno vivendo?
Io credo che la Federazione stia lavorando bene e stia facendo tante cose positive. Se penso a 30 anni fa, quando io ho iniziato a giocare, c’erano molte meno possibilità: pochi tornei, pochi allenatori, si girava poco. Stanno facendo un ottimo lavoro, già da qualche anno. Non è un caso se abbiamo giovani GM con ottime prospettive. Faccio solo 3 nomi: Luca Moroni, Lorenzo Lodici, Francesco Sonis. Hanno quasi tutti 2600 punti Elo. Ma anche il nostro numero uno, Daniele Vocaturo, pur non essendo più così giovane, ha dimostrato di essere ancora un avversario duro da battere. E anche nel femminile abbiamo tanti giovani talenti e questa cosa si vede in Nazionale. Nelle ultime Olimpiadi l’Italia ha ben figurato e ha ottime prospettive. Peccato per gli ultimi due turni perché fino a quel momento era stato un torneo quasi eccezionale battendo anche la Norvegia di Carlsen. I giocatori e le giocatrici stanno tutti migliorando. E questo è merito anche della Federazione e del suo lavoro. Un lavoro che sta aiutando tutti, non solo i giocatori ma anche gli arbitri.
Non posso chiederti un pronostico tra Nepo e Ding ma posso chiederti se ti ha stupito il passo indietro di Carlsen.
È davvero difficile valutarlo. Ha raggiunto tutto quello che un giocatore poteva raggiungere. Ha guadagnato tanti soldi. Forse non trova i giusti stimoli. Sono rimasto molto sorpreso perché, in fondo, sta facendo la storia degli scacchi. È vero, è campione mondiale da 10 anni, ma poteva diventarlo per 15-20 anni. Forse avrei continuato per questa possibilità ma, davvero, non è facile né giusto giudicarlo per questa sua scelta.
La formula
Il match tra Ian Nepomniachtchi e Ding Liren viene giocato sulla distanza di 14 partite a tempo “lungo” (3 ore e 15 minuti a disposizione di ogni giocatore, + 30 secondi per mossa), e vince chi per primo totalizza 7,5 punti. È previsto normalmente un giorno di riposo ogni due di gioco, e l’ultima partita si disputerà quindi il 29 aprile.
Nel caso i due contendenti finiscano in parità, il 30 aprile il nuovo Campione del mondo verrà deciso con spareggi Rapid (25 minuti + 10 secondi per mossa) e in caso di ulteriore parità, con partite Blitz (3 minuti + 2 secondi per mossa). Si inizia la domenica di Pasqua. Il countdown alla rovescia è già iniziato.
AGI – Tutto pronto per vivere la Pasqua con gli scacchi. Mancano, infatti, ormai pochi giorni all’apertura del sipario dei campionati del mondo che eleggeranno il successore del norvegese Magnus Carlsen, 10 anni sul trono, prima della decisione di abdicare la scorsa estate. Prima mossa fissata proprio per domenica, in piena festività cristiana. A giocarsi il prestigioso titolo sono il numero 2 e il numero 3 delle classifiche attuali, il russo Ian Nepomniachtchi (che giocherà sotto bandiera della federazione internazionale) e il cinese Ding Liren, arrivati rispettivamente in prima e seconda posizione nell’ultimo torneo dei Candidati.
Ma ad Astana, sede della disputa, c’è anche un tocco di azzurro. Nella ristretta squadra arbitrale è stato chiamato un ‘fischietto’ italiano, Thomas Bertagnolli, che in un’intervista all’AGI non nasconde “di essere emozionato” ma anche consapevole di poter vivere un’occasione che, parole del figlio 15enne, che lo ha convinto ad accettare ‘non sai quando potrò ricapitarti’. Insomma, un po’ come Pierluigi Collina alla finale dei Mondiali. Bertagnolli nella competizione affiancherà direttamente il serbo Nebojsa Baralic, nominato capo-arbitro.
Il Mondiale @FIDE_chess di #scacchi tra @lachesisq Nepomniachtchi e @DingLiren si colora d’azzurro: uno dei due arbitri sarà infatti l’italiano Gerhard Bertagnolli. “Un’emozione incredibile, l’ho saputo solo una settimana fa”, dice. Qui tutta la storia: https://t.co/wrIfIM3ra4 pic.twitter.com/WG0ZEWiMTM — Federazione Scacchistica Italiana (@federscacchi)
April 4, 2023
Prima curiosità: come si diventa arbitro di scacchi?
A me è capitato di diventarlo perché ho fatto una scelta dopo aver raggiunto il titolo di candidato maestro nazionale. Se avessi voluto crescere ancora avrei dovuto investire veramente tanta energia perché probabilmente la mia forza di gioco non era e non è tale da farmi fare ulteriori passi. Mi sono chiesto: ma davvero voglio impiegare tutto questo tempo, forse, per diventare per forza un maestro nazionale di scacchi? Ho pensato che forse avrei potuto rimanere in questo mondo, che non volevo perdere, dedicandomi con passione ma facendo anche altro.
Quando hai iniziato ad arbitrare?
Oltre a giocare ho avuto contemporaneamente, fin da giovane, la volontà di scoprire come si organizzava un torneo, anche dal punto di vista arbitrale. Nei tornei, con i bambini, spesso davo una mano. Magari non come arbitro ufficiale ma mi interessavo di questioni tecniche come il funzionamento degli accoppiamenti e altre cose simili. Nel 2005 ho fatto il corso d’arbitro e da lì è iniziato il mio percorso. Ho arbitrato tornei nella mia Regione, poi in quelle vicine, e poi in tanti altri luoghi d’Italia. Parlo anche il tedesco e ho avuto la fortuna di abitare in Austria e Germania facendo esperienze anche all’estero.
Quando e come è arrivata la chiamata della Fide per partecipare ai campionati del Mondo?
È arrivato prima un messaggio, due sabati fa, a pochi giorni dall’inizio del torneo. Pensavo fosse una specie di barzelletta: ‘Avresti quattro settimane di tempo in questo periodo?’ Inizialmente ho anche detto di no.
Davvero? E poi perché hai cambiato idea?
Beh, uno deve anche potersi organizzare e il tempo era molto ristretto, appena dieci giorni prima della partenza e quindici dalla prima mossa. Poi ho pensato, ragioniamo passo per passo.
È il primo passo qual è stato?
Ho chiesto ovviamente a mia moglie e anche lei non era molto favorevole.
E poi?
Per fortuna ho un figlio 15enne. Non gioca a scacchi ma a pallone e aveva capito tutto. Ha detto: ‘Questa è un’occasione unica’. Poi ha fatto il paragone: ‘E come un arbitro di calcio che viene chiamato ad arbitrare la Champions League o la finale di un torneo importante. Devi sfruttare quest’occasione perché non sai quando potrebbe ricapitarti’. Così ho detto di sì. Ma non è finita qui.
Cioè?
Ho dovuto chiedere il permesso ai datori di lavoro, che mi hanno detto sì, e anche agli organizzatori dei tornei in cui avrei dovuto arbitrare perché sono abituato, quando do la mia parola, a mantenerla. Alla fine si è sistemato tutto.
Passiamo al match. Sai già che controlli anti-cheating ci saranno?
Il metal-detector ci sarà come le altre misure che già si adoperano durante i tornei di questa importanza. Sinceramente ancora non so se hanno previsto delle misure speciali ma, anche se le conoscessi, non potrei di certo anticiparle. Ci sarà, però, anche un addetto specifico al fair play, un professionista esperto dedicato all’anti-cheating.
Cosa fate voi arbitri durante queste partite che possono durare anche tante ore?
La prima cosa, sembra banale ma è così, è quella di assicurarsi che non vengano violate le regole del gioco. Sono giocatori fortissimi, in teoria sanno tutto, ma in pratica potrebbero verificarsi fatti poco chiari e dobbiamo essere pronti a intervenire. Poi, ad esempio, controlliamo per quanto possiamo, in caso dovessero andare in bagno, che non ci siano possibilità che raccolgano qualunque segnale dall’esterno.
Ti prepari in modo specifico per un evento così importante?
Conta molto l’esperienza, quello che si è imparato negli anni. In questo caso, devo dire, è un’esperienza quasi unica e confesso che sono un po’ emozionato. Però non abbiamo avuto indicazioni sul seguire una preparazione specifica.
Qual è il giocatore più forte che hai arbitrato? Hai già avuto a che fare con Nepo e Ding?
Ho arbitrato Nepo a tempo lungo, dal vivo e in un torneo classico, quando era forse numero 5 o 6 del mondo. E anche Ding ma, in questo caso, solo in un evento online. Poi ‘offline’ ho diretto anche Vachier-Lagrave, Grischuk, Duda e Nakamura.
Puoi raccontarci un aneddoto su qualcosa di particolare che è successo, in tornei di una certa importanza, mentre facevi l’arbitro.
In una partita tra un grande maestro (GM) e un maestro internazionale (IM) sono stato chiamato da quest’ultimo per la questione ‘pezzo toccato, pezzo mosso’. Ovvero, una cosa che sanno anche i bambini: se tocchi un pezzo, lo devi muovere. Mi aspettavo che il GM negasse ma, invece, ha candidamente ammesso di aver effettivamente toccato il pezzo. L’ho guardato stupito. Era inconcepibile per me, anche un po’ divertente, che un GM non sapesse quella regola. Se ha mentito, lo ha fatto davvero bene. Una cosa così mi ha davvero sorpreso.
Tu hai arbitrato anche grandi tornei online. Gli scacchi stanno andando davvero in quella direzione? Cosa accadrà al gioco classico?
Io penso che gli scacchi classici rimarranno e noto come la gente, dopo la pandemia, sia contenta di tornare a giocare dal vivo, nei circoli, a tavolino. Ci sono giocatori nuovi che hanno iniziato online e ora stanno facendo tornei ‘offline’. Il gioco online continuerà, soprattutto ci saranno molti tornei per i grandi giocatori grazie a sponsor importanti, ma si tornerà a giocare con costanza davanti alla scacchiera. Le olimpiadi di Chennai, in India, ne sono stati una dimostrazione. Una partita a tavolino, poi dura di più: alla fine ci si confronta con l’avversario, si analizza insieme, magari si va anche a cena fuori con amici che hanno giocato lo stesso torneo. Tutto questo online non lo puoi avere.
Qual è la cosa che dobbiamo fare di più in Italia per sfruttare il buon momento che gli scacchi stanno vivendo?
Io credo che la Federazione stia lavorando bene e stia facendo tante cose positive. Se penso a 30 anni fa, quando io ho iniziato a giocare, c’erano molte meno possibilità: pochi tornei, pochi allenatori, si girava poco. Stanno facendo un ottimo lavoro, già da qualche anno. Non è un caso se abbiamo giovani GM con ottime prospettive. Faccio solo 3 nomi: Luca Moroni, Lorenzo Lodici, Francesco Sonis. Hanno quasi tutti 2600 punti Elo. Ma anche il nostro numero uno, Daniele Vocaturo, pur non essendo più così giovane, ha dimostrato di essere ancora un avversario duro da battere. E anche nel femminile abbiamo tanti giovani talenti e questa cosa si vede in Nazionale. Nelle ultime Olimpiadi l’Italia ha ben figurato e ha ottime prospettive. Peccato per gli ultimi due turni perché fino a quel momento era stato un torneo quasi eccezionale battendo anche la Norvegia di Carlsen. I giocatori e le giocatrici stanno tutti migliorando. E questo è merito anche della Federazione e del suo lavoro. Un lavoro che sta aiutando tutti, non solo i giocatori ma anche gli arbitri.
Non posso chiederti un pronostico tra Nepo e Ding ma posso chiederti se ti ha stupito il passo indietro di Carlsen.
È davvero difficile valutarlo. Ha raggiunto tutto quello che un giocatore poteva raggiungere. Ha guadagnato tanti soldi. Forse non trova i giusti stimoli. Sono rimasto molto sorpreso perché, in fondo, sta facendo la storia degli scacchi. È vero, è campione mondiale da 10 anni, ma poteva diventarlo per 15-20 anni. Forse avrei continuato per questa possibilità ma, davvero, non è facile né giusto giudicarlo per questa sua scelta.
La formula
Il match tra Ian Nepomniachtchi e Ding Liren viene giocato sulla distanza di 14 partite a tempo “lungo” (3 ore e 15 minuti a disposizione di ogni giocatore, + 30 secondi per mossa), e vince chi per primo totalizza 7,5 punti. È previsto normalmente un giorno di riposo ogni due di gioco, e l’ultima partita si disputerà quindi il 29 aprile.
Nel caso i due contendenti finiscano in parità, il 30 aprile il nuovo Campione del mondo verrà deciso con spareggi Rapid (25 minuti + 10 secondi per mossa) e in caso di ulteriore parità, con partite Blitz (3 minuti + 2 secondi per mossa). Si inizia la domenica di Pasqua. Il countdown alla rovescia è già iniziato.