La battaglia senza esclusione di colpi tra Vivendi e Mediaset si arricchisce ogni giorno che passa di un nuovo capitolo. E diventa sempre più difficile individuare il bandolo della matassa. L’ultima novità è che ieri è scesa in campo l’AgCom, l’autorità che vigila sul mercato delle comunicazioni, aprendo un’istruttoria su Vivendi «alla luce delle partecipazioni azionarie detenute in Telecom Italia e in Mediaset nonché dei relativi mercati in cui tali società si trovano ad operare». L’AgCom ha agito sull’onda della norma approvata di recente dal Parlamento (detta salva-Mediaset) e che è volta a tamponare il vuoto legislativo che si è creato in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia Ue, la quale ha giudicato non conforme ai trattati europei la ex legge Gasparri italiana. L’AgCom ha “deliberato a maggioranza l’avvio di due istruttorie in applicazione della norma che tutela il principio del pluralismo esterno nel caso di soggetti operanti contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e in quelli del Sic”. La seconda istruttoria riguarda Sky Italia “in ragione dell’attività svolta attraverso società direttamente o indirettamente controllate nei predetti mercati”. I procedimenti dureranno sei mesi.
Ora bisogna capire quali potrebbero essere le conseguenze della mossa dell’AgCom. In base alla legge Gasparri, infatti, un pacchetto pari al 19,9% di azioni Mediaset acquistato da Vivendi è stato congelato in una fiduciaria senza diritto di voto in assemblea. In seguito ai ricorsi dei francesi contro questo provvedimento oggi dovrebbe esprimersi definitivamente il Tar del Lazio che a rigor di logica dovrebbe recepire le indicazioni della Ue e annullare il congelamento delle azioni Mediaset. Ma la domanda a questo punto è: può l’istruttoria dell’AgCom mantenere neutralizzate quelle azioni e non far votare Vivendi alle assemblee Mediaset dei prossimi sei mesi?
Difficile dirlo perché il testo del salva-Mediaset non spiega quali poteri ha l’AgCom fino alla chiusura della sua istruttoria. Dunque si resta nel limbo con Mediaset che non può portare avanti operazioni straordinarie e Vivendi che non può far valere fino in fondo le azioni acquistate sul mercato. Sempre che queste azioni siano state acquistate in maniera legale. La procura di Milano, infatti, la settimana scorsa ha chiuso tre anni di indagini ipotizzando una manipolazione informativa del mercato sugli acquisti di azioni Mediaset effettuati nel 2016. Un’accusa che potrebbe sfociare in un processo e che preoccupa non poco i vertici del colosso francese che da ieri stanno esaminando tutte le carte del fascicolo.
Giunti a questo punto sembra sempre più difficile che Vincent Bolloré e Silvio Berlusconi possano giungere a un accordo tombale della controversia nel giro di breve tempo. L’unica possibilità sarebbe che Vivendi accetti di risarcire il Biscione con una cospicua cifra di denaro per il mancato acquisto di Premium dell’aprile 2016, l’affare da cui tutto è partito. Ma finora sia Bolloré sia il ceo Arnaud de Puyfontaine si sono sempre opposti a questa soluzione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA