MILANO – L’economia non decolla e, anzi, il coronavirus potrebbe gettare ulteriori ombre sull’andamento. “In linea con le nostre aspettative, l’economia della zona euro continua a crescere, anche se con slancio modesto. L’economia domestica resta relativamente resiliente”, ma “le incertezze che circondano” l’economia globale “restano elevate”. Se “recedono” quelle dalle tensioni Usa-Cina, altre, “come l’incertezza dall’impatto del coronavirus, sono una rinnovata fonte di preoccupazione”.
E’ la diagnosi del momento globale del presidente della Bce, Christine Lagarde, intervenuta alla commissione economica del Parlamento Ue. Lagarde ha rimarcato che ci sono segnali di stabilizzazione della traiettoria economica del Vecchio continente, ma l’Eurozona “continua a richiedere il supporto della nostra politica monetaria, che fornisce uno scudo dai venti contrari globali. Allo stesso tempo, continuiamo a monitorare da vicino i potenziali effetti collaterali delle nostre misure”. Un messaggio rassicurante per i banchieri, e i Paesi del Nord, che sono tornati a lamentare i danni della lunga politica dei tassi negativi, inaugurata ormai nel 2014.
Il messaggio viene bissato dal bollettino economico dell’Eurotower, che rimarca come “i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro, connessi a fattori geopolitici, al crescente protezionismo e alla vulnerabilità nei mercati emergenti, restano orientati al ribasso, sebbene si siano attenuati con il venir meno, in certa misura, dell’incertezza legata alcommercio internazionale”. Tra i motivi di preoccupazione, nel bollettino entra anche lo stop alla produzione del 737 Max da parte della Boeing.Sta di fatto che siamo ancora dentro una lunga finestra di interventi delle Banche centrali sui mercati che ora rischia di presentare il conto, qualora tornasse la necessità di supportare un’economia in recessione. Le istituzioni centrali, inclusa la Bce, a causa di un contesto caratterizzato da “bassa inflazione e da bassi tassi di interesse”, vedono “ridotta” la loro capacità di contrastare, con gli strumenti della politica monetaria, le fasi di calo dell’economia, ha rimarcato Lagarde. “La tendenza della crescita a declinare, sulla scorta del rallentamento della crescita della produttività e dell’invecchiamento della popolazione, e l’eredità della crisi – ha spiegato l’ex direttrice del Fmi – hanno ridotto i tassi di interesse. Questo ambiente, segnato da bassi tassi e bassa inflazione, ha ridotto in modo significativo lo spazio per la Bce e le altre banche centrali in tutto il mondo per allentare la politica monetaria, di fronte ad una recessione”.
Infine, tra le annotazioni del bollettino della Bce si scorge una riflessione sui portafogli delle famiglie: negli ultimi 5 anni i titoli di debito detenuti dalle famiglie italiane sono in calo, mentre nell’Eurozona sono in aumento. “A livello dell’area dell’euro, – si legge nel rapporto – nei cinque anni che vanno dal primo trimestre del 2014 al primo trimestre del 2019, le consistenze totali dei titoli di debito, azioni quotate e quote in fondi di investimento detenute dalle famiglie sono lievemente aumentate, passando da 3.539 a 3.707 miliardi di euro. Tale incremento è stato in prevalenza trainato dalle famiglie tedesche, le cui disponibilità in titoli sono cresciute di 246 miliardi di euro. Al contempo, le consistenze detenute in Italia sono diminuite di 223 miliardi, mentre le variazioni relative agli altri paesi dell’area sono state più contenute”. “Le vendite – spiega ancora il rapporto – sono state soprattutto trainate dalle famiglie italiane, che hanno notevolmente ridotto le proprie disponibilità in titoli di debito, sebbene tali consistenze siano comunque rimaste di gran lunga superiori a quelle detenute dalle famiglie negli altri paesi europei”.