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Lactalis vara riorganizzazione di Parmalat, previsti 35 esuberi

Giu 10, 2019

Aumentare la competitivit di Parmalat sui mercati internazionali investendo sulle attivit pi strategiche per il gruppo industriale. Questa la strategia annunciata ai sindacati dai vertici di Lactalis Italia, filiale della multinazionale francese del latte che da otto anni controlla il gruppo di Collecchio. L’Italia, nonostante un calo dei consumi nel settore lattiero caseario di circa il 4%, un paese su cui Lactalis vuole continuare ad investire. Dalla riorganizzazione, finalizzata a una maggiore integrazione con il gruppo, non sono attesi impatti sui settori produttivi mentre dovranno essere trovate soluzioni per circa 35 posizioni manageriali ed impiegatizie operanti principalmente nell’area Corporate in esubero.

Bernier: Parmalat rester fortemente radicata sul territorio

Parmalat, che sempre pi centrale nelle strategie del nostro Gruppo, rester profondamente radicata sul suo territorio e saranno fatti ulteriori investimenti nello stabilimento di Collecchio ha dichiarato il General Manager Italia di Lactalis Jean-Marc Bernier. Gruppo Lactalis Italia e Parmalat sono realt fortemente italiane, sia sul fronte delle materie prime e dei prodotti lavorati, sia del personale e del management. Lactalis anche in questa occasione, e come ha gi dimostrato in passato, intende agire come azienda responsabile e corretta in un confronto aperto e collaborativo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni. I dipendenti italiani di Lactalis sono attualmente 1.900 su un totale di 26mila, distribuiti in 10 stabilimenti su un totale di 93 siti produttivi in tutto il mondo.

sindacati: urgente un piano sociale per l’occupazione

Dal fronte sindacale, la riorganizzazione occupazionale di Parmalat suscita la grossa preoccupazione di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, che in una nota chiedono la predisposizione di un adeguato e impegnativo piano sociale, da discutere e negoziare fin dal prossimo incontro. L’esigenza annunciata da Lactalis di intervenire a livello di Parmalat Corporate, individuando nelle attivit internazionali e di finanza della stessa, anche a seguito dell’uscita dalla Borsa, la presenza di 30 esuberi occupazionali, di cui quattro dirigenti aprel a strada a una procedura di licenziamenti collettivi, si legge. Per questo, i sindacati chidono risposte adeguate e soluzioni che sostengano le persone in esubero e che minimizzino l’impatto occupazionale, senza ricorrere a soluzioni unilaterali.

Coldiretti: taglio dei posti segue a blitz sul Parmigiano

Oltre ai sindacati, l’annuncio di Lactalis mette in allarme anche Coldiretti, il cui presidente Ettore Prandini considera gli esuberi un effetto della minaccia della multinazionale di ridurre unilateralmente il prezzo del latte alla stalla sottoscritto solo pochi mesi fa con gli allevatori italiani, in controtendenza rispetto all’andamento del mercato. Il recente blitz di Lactalis con l’operazione Nova Castelli sul Parmigiano Reggiano conferma secondo Prandini i timori su l’ingombrante presenza di Lactalis in Italia. Ora, conclude, devono essere resi pubblici tutti i termini dell’accordo e pretese adeguate garanzie sulle produzioni, sulla tutela delle denominazioni dalle imitazioni, sulla difesa dei posti di lavoro e sull’eventuale abuso di posizioni dominanti sul mercato lattiero caseario, strategico per il made in Italy.

Italia secondo paese per fatturato Lactalis

Il piano di riorganizzazione mondiale di Lactalis segue al delisting di Parmalat dalla quotazione di Bors a Piazza Affari ed imperniato su nove divisioni, di cui tre di prodotto (Formaggi, ingredienti e prodotti freschi), cinque geografiche e una dedicata all’export. Tutte saranno gestite direttamente dal quartier generale di Lactalis a Laval, cittadina del Nord-Ovest della Francia, da manager francesi. L’Italia, ricorda Lactalis in una nota diffusa oggi, il secondo paese in termini di fatturato per i francesi, centrale nei piani di investimento strategico e nella nuova organizzazione sar gestita da un board completamente italiano. Negli ultimi anni sono stati investiti mediamente 60 milioni di euro l’anno a favore sia dei siti industriali (tra cui lo stabilimento di Collecchio), sia delle aree connesse alla Ricerca e Sviluppo.

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