MILANO – Ore 14:30. Il cinismo dei mercati allontanta – almeno per un giorno – il rischio di Brexit: ovvero che il prossimo 23 giugno i cittadini britannici votino a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Per la prima volta da tempo, infatti, i favorevoli alla permanenza nella Ue sarebbero in aumento: a spostare gli umori degli inglesi è stata la tragica uccisione della parlamentare laburista Jo Cox, assasinata in mezzo alla strada da un uomo che “gridava slogan nazionalisti”. La campagna referendaria è stata immediatamente sospesa da entrambi le parti e per gli addetti ai lavori la Brexit si potrebbe allontanare. A Milano Piazza Affari rafforza il rimbalzo dell’apertura al +3,1%, trainata dalle banche, il cui indice guadagna il 6%, mentre vola Rcs in attesa che Cairo migliori la sua offerta d’acquisto. Lo spread tra Btp e Bund è in calo a 151 punti base dai 156 della chiusura di ieri con il rendimento all’1,51%. Positive anche le altre Borse europee: Londra sale dell’1% come Parigi, Francoforte dello 0,75%.
In caso di uscita della Gran Bretagna dalla Ue, però, le Banche centrali di Stati Uniti, Europa e Giappone potrebbero avviare un’iniezione di liquidità concertata in dollari. L’ipotesi – secondo il quotidiano economico finanziario giapponese Nikkei – sarabbe allo studio dei governatori: la Bce, la Federal Reserve e la Boj potrebbero quindi creare un meccanismo di emergenza per rifornire il mercato di dollari in caso di tonfo della sterlina, qualora i cittadini britannici nel referendum del 23 giugno si esprimessero per l’uscita del loro paese dall’Unione europea. In particolare, verrebbe utilizzato – come già accaduto durante la crisi del 2008 – un accordo di “currency swap” che permetterebbe alla banche centrali di rifornirsi di dollari presso la Federal Reserve mantenendo poi invariato il tasso di cambio al momento della chiusura dell’operazione: in questo modo l’oscilazzione delle valute sarebbe limitata. L’euro si muove così in rialzo a 1,1248 dollari. Anche la sterlian recupera a 1,4248 dollari da 1,4016. Dal fronte macro si registra l’aumento dei costi orari del lavoro nella zona euro e nella Ue: +1,7% rispetto a un anno prima. Secondo i dati Eurostat, in Italia sono calati dell’1,5%, dopo -0,7% nel trimestre precedente.
In scia al recupero dello yen, in mattinata, l’indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dell’1,07% dopo il tonfo di oltre il 3% della vigilia: il ministro delle Finanze Taro Aso ha dato una nuova dimostrazione di “interventismo verbale” minacciando misure concrete finalizzate a frenare quelli che ha definito “movimenti unilaterali, rapidi e speculativi”. Tuttavia, secondo gli analisti, fino a quanto lo yen non toccherà quota 100 sul dollaro (oggi quota poco sotto 105) sarà difficile che Tokyo effettui interventi diretti sul mercato dei cambi che esporrebbero il governo all’accusa di manipolazioni valutarie. Ieri mattina, inoltre, a innervosire le piazze globali aveva contribuito la decisione della Banca centrale del giappone di non rafforzare i suoi stimoli alla crescita.
Ieri sera, la Borsa americana ha vissuto una seduta all’insegna della volatilità, ma gli indici principali sono riusciti a chiudere in rialzo. Il Dow Jones arrivato a perdere quasi l’1% ha archiviato la giornata in rialzo dello 0,53%; l’S&P 500 dello 0,31% e il Nasdaq dello 0,21%. Wall Street ha quindi interrotto una serie negativa durate cinque sedute e che era proseguita anche mercoledì nonostante una presa di posizione accomodante di politica monetaria da parte della Federal Reserve in risposta ai timori per l’economia e per Brexit.
Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio si presenta in rialzo sui mercati in linea con il recupero delle Borse e l’indebolimento del dollaro: il light crude Wti avanza di 35 cent a 46,56 dollari al barile, il Brent di Londra guadagna 55 cent a 47,74 dollari al barile. Prosegue anche il rialzo dell’oro che segna un progresso dello 0,35% a 1.282,97 dollari.