Chiss se Hiller the Elder, rabbino ebraico vissuto nel primo secolo prima di Cristo, avrebbe mai pensato di essere citato oltre duemila anni dopo dall’attuale capo della Vigilanza bancaria di Bce Danielle Nouy, per la sua storica frase: Se non ora, quando?. Madame Nouy, manco a dirlo, ieri si riferiva solo alla riduzione dei Non performing loans (Npl) nei bilanci bancari. Just do it, ha chiuso con enfasi il suo sermone a Francoforte (ormai quasi quotidiano) la responsabile della Vigilanza dell’Ssm. Nessun cenno, invece, all’esigenza di aumentare in Europa il credito alle imprese e quindi all’economia reale. Un tema che evidentemente non rientra nell’agenda della divisione Vigilanza Bce e che contrasta con sempre pi clamorosa evidenza con le politiche pro-credito – dalla politica monetaria sui tassi d’interesse ai finanziamenti Tltro a tassi negativi se (e solo se) diretti a favore delle imprese – che l’altra Bce, quella guidata da Mario Draghi, ha portato avanti negli ultimi anni per rialzare l’inflazione ma anche per alimentare la ripresa economica nel Vecchio Continente.
Il focus regolamentare sulla riduzione degli Npl da parte della Vigilanza doveroso e praticamente, dato il mandato assegnato per legge comunitaria all’Ssm, obbligatorio. Ma sono molti i punti interrogativi sull’azione complessiva dell’Europa sul versante del credito. Esiste una politica industriale bancaria dell’Eurozona che tuteli e incentivi il credito bancario, e quindi il sostegno all’economia reale, dal predominio statunitense? Per ora, no. E la Vigilanza bancaria della Bce, con la sua iper-regolamentazione in continuo divenire,certamente non aiuta lo sviluppo dei nuovi impieghi. Chiedere, come sar fatto entro fine marzo con il cosiddetto addendum per ammissione della stessa Nouy, di svalutare a zero i crediti a rischio entro due anni (se non garantiti) o entro sette anni (se garantiti) rischia di frenare l’erogazione del credito alle imprese per il timore di contabilizzare nuove perdite in bilancio. Sulla base di questo provvedimento, interi settori – gi in crisi per l’assenza di investimenti da parte dei Governi nazionali – rischiano di accentuare la fase di difficolt. Il caso principale quello del comparto delle costruzioni che in Italia pesa ormai da anni per quasi il 30% degli Npl bancari. Il crollo dei nuovi ordinativi, sommato alla storica fragilit finanziaria delle imprese del settore, sta creando pi di una situazione di crisi poich il peggioramento della congiuntura determina un declassamento dei rating di credito. Per le banche questo comporta, in automatico, il passaggio da prestito in bonis o incaglio a sofferenza. E l’immediato stop alla concessione di nuovi finanziamenti.
L’impatto della nuova regulation bancaria sta avendo in Europa conseguenze diverse sull’economia dei vari Paesi dell’unione. Variazioni che, in assenza di improbabili cambiamenti delle priorit da parte dell’attuale vertice della vigilanza Bce, sono destinate a proseguire anche nel 2018.
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