AGI – Un boato fortissimo, poi un crollo repentino e drammatico: domenica 3 luglio sulla Marmolada una placca di ghiaccio si è staccata, travolgendo via tutto quello che ha trovato nella discesa, comprese le vite di nove persone, alle quali si aggiungono sette feriti e tre dispersi. Le indagini ipotizzano il reato di “disastro colposo” e l’inchiesta impone una ricostruzione rigorosa, ma non la ricerca a tutti i costi di un colpevole. “Non c’è un agnello sacrificale per l’opinione pubblica” dice il procuratore capo di Trento.
Secondo i ricercatori dell’Università di Padova, dell’Università di Parma e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, il ghiacciaio della Marmolada potrebbe scomparire prima del 2040. Le cause del disastro sono diverse, tra cui l’aumento anomalo della temperatura che ha influito sullo stato del ghiaccio e di conseguenza ha provocato la sua fusione. Da settimane, infatti, gli esperti osservano temperature in quota sulle Alpi molto al di sopra dei valori stagionali normalmente registrati, mentre l’inverno scorso c’è stata poca neve. Con gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6* abbiamo analizzato le conversazioni sul web, inerenti il cambiamento climatico e il crollo del ghiacciaio.
3LUG #Marmolada Video di @cnsas_official La colata di neve, ghiaccio e roccia ha coinvolto anche il percorso della via normale, mentre vi si trovavano diverse cordate. Sul posto gli elicotteri di Pieve di Cadore, Cortina, Trento, PC Veneto. E’ in corso la “bonifica” della zona pic.twitter.com/DkKJwEl6Wa
— SUEM Veneto (@SUEM_Veneto)
July 3, 2022
La mia opinione sull’emergenza #Marmolada
“È da oltre 150 giorni che non piove. Abbiamo un ghiacciaio che ha le dimensioni che dovrebbe avere a settembre, è un ghiacciaio in continuo movimento, che ha avuto nei giorni scorsi temperature a Punta Rocca fino a 10° centigradi.” pic.twitter.com/wv7tJ5nTWY
— Luca Zaia (@zaiapresidente)
July 4, 2022
Ieri, sulla Marmolada, si registravano temperature record di 10 gradi. È da maggio che si registrano temperature anche di 10 gradi superiori alla media.
No, quanto accaduto sulla #Marmolada non è sfortuna.
La colpa è dei cambiamenti climatici. I responsabili siamo noi. pic.twitter.com/NgO3xcEWG9
— Più Europa (@Piu_Europa)
July 4, 2022
Ancora una tragedia a causa dell’emergenza climatica e dell’inazione della politica.
Solidarietà alle famiglie delle vittime. Ma le parole di cordoglio non possono più cadere nel vuoto.
Bisogna intervenire con risorse mai viste prima, per fermare #ClimateEmergency #Marmolada pic.twitter.com/eJVKUYAyXw
— nicola fratoianni (@NFratoianni)
July 4, 2022
L’andamento delle conversazioni sulla Marmolada è intrecciato a quello sul cambiamento climatico, aggregato nell’hashtag #climatechange, specialmente col trascorrere dei giorni, i due focus tematici tendono a sovrapporsi, trasformandosi in un’unica discussione, ampia, sul futuro del pianeta.
L’analisi delle emozioni ricavabili all’interno dei contenuti pubblicati mostra tristezza per le vittime, e per la mancanza di divieti che possano dissuadere gli alpinisti a recarsi sui ghiacciai, in determinate fasce orarie della giornata, ritenute troppo rischiose.
Ma vi è anche una percentuale non irrilevante dell’audience (19%) arrabbiata, con un forte caratterizzazione negazionista: a loro giudizio la tragedia della Marmolada viene strumentalizzata dal circuito mediatico mainstream, per alimentare allarmismo sul cambiamento climatico.
Analizzando la distribuzione degli argomenti associati a #Marmolada, sul web in questi giorni si parla prevalentemente dei soccorsi, si esprime solidarietà ai parenti delle vittime, ma qualcuno sostiene che ci sia stata scarsa prudenza da parte degli alpinisti.
Coloro che discutono in rete di cambiamento climatico, e sono appassionati di tematiche ambientali, si distinguono per l’attitudine a informarsi, sono tendenzialmente giovani, curiosi e disponibili al confronto, orientati a migliorare sé stessi, ampliando le proprie conoscenze. Seguono con attenzione la politica, la cronaca, le notizie di carattere scientifico e gli stili di vita sani. La loro comunicazione non si basa solo su un generico senso civico, ma si articola in una serie di richieste concrete che riguardano il loro futuro.
Stringendo il focus su chi, in queste ore sta pubblicando contenuti sul #climatechange rileviamo una netta prevalenza maschile, dai 25 ai 44 anni, dimostrando quindi che la questione climatica, sebbene possa contare sulla forte partecipazione delle giovani generazioni, la cosiddetta Generazione Z che include i nati tra gli anni ’90 e il 2010, interessa anche persone più grandi di età.
* Analisti: Gaetano Masi, Pietro La Torre. Giornalista, content editor: Massimo Fellini