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La storia di Sofia, “finalmente rinata dopo 30 anni di botte”

Nov 22, 2023

AGI – Sofia è il nome che utilizza da quando, dopo 30 anni di violenze, ha cominciato la sua nuova vita, quella in cui, come recita il titolo del libro che ha scritto per raccontare la sua storia, è libera di volare con le sue nuove ali. Sofia, sapienza in greco. Quasi a segnare una consapevolezza acquisita dopo decenni di violenze indicibili.

Un incubo durato trent’anni, nella imprevedibile traiettoria di un matrimonio d’amore trasformatosi in una gabbia di dolore e di rabbia. “Il mio corpo – racconta – è stato teatro di violenza fisica, di ripetuti pugni, calci, schiaffi, e di rabbia sfogata nella maniera più barbara, a mani nude”. Fino a un anno fa, quando per Sofia arriva il buio più profondo, il momento in cui avverte la morte vicinissima, come mai prima.

Massacrata di botte dal marito per quattro giorni consecutivi, ridotta allo stremo, finchè suo figlio non dà l’allarme. Lo racconta in una pagina drammatica del suo libro. “Male mi fa l’ultimo sguardo di mio figlio che, tirandomi su da terra, nuda, lasciata lì sofferente come un animale a morire, tremando, mi dice ‘Mamma, io non so cosa fare. Cosa devo fare? Ti chiamo l’ambulanza’. E io che, stringendogli le mani, lo imploro di lasciar perdere, perchè tutto si sarebbe risolto come sempre”.

Invece, quell’ambulanza è arrivata, ed ha portato Sofia in ospedale. Da lì non è mai più tornata a casa. Ha finalmente rotto l’incantesimo che la teneva incatenata. Ed è in questo momento ha incontrato le sue “Charlie’s Angels”, come le chiama nel libro.

Tre donne laiche consacrate nell’Ordine Francescano Secolare che hanno costituito insieme ad un gruppo di amici e collaboratori l’associazione La Nuova Gerusalemme Onlus, e dal 2000 hanno aperto la loro casa, resa adeguata grazie al contributo dell’Opera San Francesco dei frati cappuccini di Milano, all’ospitalità e all’assistenza a donne che subiscono situazioni di violenza fisica e psicologica e necessitano quindi di un periodo di allontanamento e di rifugio in altra soluzione abitativa temporanea. 

L’associazione collabora con i centri antiviolenza del territorio e svolge un importante ruolo di ascolto e supporto ad operatori impegnati in percorsi antiviolenza ma anche a insegnanti, famiglie e volontari che, a vario titolo, affrontano situazioni di discriminazione e violenza. Ad oggi la “casa rifugio” gestita dall’associazione (“la casetta nel bosco” la chiama Sofia nel libro) garantisce l’ospitalità di quattro persone (solitamente la donna ed eventuali suoi figli), a tempo pieno e con modalità residenziale continuativa, per un tempo limitato ma congruo a creare le condizioni per un “nuovo inizio”.

Ma accanto all’aiuto concreto alle situazioni di difficoltà, l’associazione in questi mesi sta promuovendo un progetto di contrasto alla violenza contro le donne e di prevenzione delle discriminazioni di genere. Sono stati strutturati innovativi percorsi di educazione all’affettività nelle scuole medie e superiori del territorio e sono stati promossi diversi eventi di sensibilizzazione.

Protagonista degli incontri è Sofia che racconta la sua drammatica esperienza con la presenza di esperti. Il libro scritto durante la sua permanenza nella “Casetta nel bosco”, grazie a contributi di enti e fondazioni, è stato distribuito all’interno di centri antiviolenza, consultori e camere rosa e in occasione degli eventi.

Il libro, in occasione della ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne, sabato, sarà distribuito in 10 città in tutta Italia tra cui Torino, Milano, Pisa, Jesi, Napoli e Firenze, in centri commerciali e supermercati. Il racconto del calvario e della rinascita di Sofia sono raccontati anche in un podcast (“Non ti muovere”) che è in uscita su tutte le piattaforme digitali. “Sarà un cammino lungo – conclude Sofia – ma intraprenderlo ora è davvero stimolante. Mi è stata data una seconda occasione a cui non posso rinunciare”. 

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