AGI – Una bella storia a lieto fine. A poco più di un mese dall’intervento, Mario (nome di fantasia) è stato dimesso dall’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: aveva subito un trapianto di polmone, donato dal suo papà. Il piccolo, 5 anni, era arrivato in Italia assieme alla madre nel 2018 e pochi mesi dopo si erano riuniti con il padre.
L’anno successivo al loro arrivo in Italia, i genitori di Mario portano il figlio all’ospedale Meyer di Firenze per alcuni segnali di malessere, tra cui la febbre che non accenna a diminuire. Vengono effettuati gli esami e arriva la diagnosi di talassemia o anemia mediterranea: una patologia del sangue. Dopo due anni di trasfusioni di sangue periodiche, l’11 giugno 2021 si rende necessario un trapianto di midollo. Nonostante la buona riuscita del trapianto, proprio questa donazione del midollo dal padre, con conseguente “trasferimento” del sistema immunitario del genitore sul figlio, genera la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Questa malattia, cui si somma l’effetto dei farmaci utilizzati per il trapianto, danneggia i polmoni al punto che il bambino rischia di perdere completamente la capacità di respirare in modo autonomo. L’unica speranza è un trapianto di polmoni. Nell’autunno del 2022 gli specialisti dell’ospedale Meyer di Firenze contattano il Papa Giovanni XXIII di Bergamo per valutare ed eventualmente inserire il bambino in lista per il trapianto di polmone.
Il 1° dicembre 2022 la famiglia di Mario arriva a Bergamo all’ospedale Papa Giovanni XXIII per eseguire tutti gli accertamenti in preparazione del trapianto polmonare. Il bimbo è ricoverato nel reparto di Pediatria. Si presenta in buone condizioni, ma ha bisogno di assistenza respiratoria. I medici presentano ai genitori l’enorme vantaggio rappresentato da un trapianto con un organo donato dal padre, che ha già donato il midollo e quindi trasferito la sua immunità al figlio. Questo avrebbe eliminato il rischio di rigetto. Nonostante al Papa Giovanni questa strategia sia stata già adottata per il trapianto di fegato, nel caso del polmone tale intervento non era mai stato fatto in Italia ed aveva pochissimi precedenti in Europa, a causa della grande difficoltà tecnica e della rarità di tale situazione. I genitori di Mario si dicono immediatamente pronti a fare tutto il necessario pur di salvare la vita al figlio. Il trapianto viene eseguito martedì 17 gennaio 2023 in due sale chirurgiche adiacenti, che lavorarono in parallelo. L’intervento è guidato e coordinato da Michele Colledan, che effettua il trapianto sul bambino, mentre Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica, esegue il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore.
Subito dopo l’intervento il bambino viene ricoverato per due settimane nella Terapia intensiva pediatrica. Al suo arrivo in rianimazione è ancora attaccato al sistema di circolazione extracorporea ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) utilizzato per l’intervento. La ECMO viene mantenuta per quattro giorni fino alla ripresa di una buona funzione polmonare. Otto giorni dopo il trapianto Mario raggiunge l’autonomia respiratoria con sospensione della ventilazione invasiva. La madre ha libero accesso fin dal giorno successivo al ricovero, mentre il padre ha potuto rivedere il figlio dopo circa una settimana, dopo essersi ristabilito dall’intervento.
Il bimbo viene trasferito in degenza ordinaria il 1° febbraio in Pediatria, nello stesso reparto che lo ha seguito a dicembre. Si trova in ottime condizioni generali. Il decorso clinico è molto lineare. Mario ricomincia le sue normali attività senza bisogno di alcun sostegno respiratorio, grazie al suo nuovo polmone donato dal padre, perfettamente funzionante. Le dimissioni del bambino arrivano martedì 21 febbraio, a poco più di un mese dall’intervento. Mario resterà per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto. Poi potrà tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo. Va però considerato che le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa limitazione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva.