Dal 1950 il mondo automotive spagnolo non è mai più stato lo stesso grazie alla nascita di SEAT, l’industria di auto supportata dapprima dalla FIAT italiana e in seguito dal gruppo Volkswagen. La storia del brand iberico è da film, in quanto nasce sotto la dittatura per poi raggiungere la libertà nel mondo dei trasporti, unendo il meglio dei brand europei a un orgoglio fortemente nazionale.
SEAT e FIAT: due acronimi per un nuovo brand
Siamo nel 1950 in Spagna, un Paese ancora fortemente improntato sull’economia agricola. La Nazione, sfiancata dalla Guerra Civile prima e dal secondo conflitto mondiale poi, vive in un’atmosfera di dittatura militare sotto Francisco Franco e l’industria delle automobili è praticamente inesistente. Tuttavia, Franco, favorevole alle innovazioni, permette allo Stato di finanziare un nuovo progetto, un brand di auto spagnole in cui è coinvolta anche l’italiana FIAT. L’obiettivo è chiaro: creare delle auto iberiche che sostengano il brand italiano e che diano un sostegno all’industria automotive nazionale, ancora in fase di sviluppo.
SEAT viene così fondata a Barcellona il 9 maggio 1950, finanziata al 51% dall’ Instituto Nacional de Industria e al 7% proprio da FIAT. Il nome, così come le auto, imita proprio l’azienda italiana, in quanto anche questo è un acronimo, che sta per Sociedad Española de Automóviles de Turismo. Dopo qualche anno passato a produrre i modelli italiani, nel 1953 nasce il primo modello SEAT, la 1400, gemella più economica di FIAT 1400, appunto, che dà vita ad altre versioni.
Fonte: WikipediaLa storica SEAT 1400, disponibile in più versioni
Il boom arriva dopo quattro anni, quando inizia la motorizzazione di massa in Spagna e SEAT deve competere con altri marchi nazionali che offrono modelli più vicini al popolo. Il brand produce allora SEAT 600, un modello compatto e più economico che riscuote un tale successo che dopo un po’ di tempo, nel 1965, viene esportato in Colombia.
L’azienda continua a crescere e migliorare finché nel 1972 inizia a costruire il Centro Tecnico SEAT a Martorell, nei pressi di Barcellona, ancora oggi in uso mentre due anni dopo, il binomio con FIAT continua anche nell’esportazione, quando il modello SEAT 133 sbarca in Argentina, come già la 126 ispirata all’omonima mitica FIAT 126, di cui conosciamo la storia.
La SEAT 131 è un successo ma il rapporto con FIAT si è incrinato, a causa di disaccordi finanziari e vedono la luce gli ultimi modelli prodotti insieme, fra cui 1200 Sport, Ritmo, 128 e addirittura la SEAT Panda.
SEAT e Volkswagen: arriva la grinta tedesca
La fine degli Anni Settanta ha portato SEAT a riconsiderare il proprio status: era necessario continuare a investire ma in una misura maggiore di quanto non intendesse fare FIAT oppure lo stesso stato. È in questo momento che si fa avanti un altro marchio storico, Volkswagen, acquisendo il brand iberico il 30 settembre del 1982: un’unione decisamente felice, come dimostra la collaborazione ancora in corso ai giorni nostri, nel 2024. I primi modelli dei tedeschi sfruttarono quelli di fattura italiana già presenti, focalizzandosi sui dettagli da cambiare. La Ritmo divenne così Ronda, Panda fu chiamata Marbella e la 127 cambiò in Fura.
Quest’ultimo veicolo è fondamentale, perché è il progenitore della fortunatissima Ibiza, che fu il primo modello nuovo, nato nel 1984 e ormai giunto alla quinta generazione. Il suo enorme impatto lo testimonia il fatto che ancora oggi il modello di auto più venduto in tutta la storia automotive della Spagna. Questo modello, infatti, è nato dall’incontro del meglio dei due mondi che si fondono in SEAT, il design dell’italiano Giugiaro e la precisa potenza dei motori tedeschi Volkswagen, che nell’ ’83 furono sviluppati anche con l’aiuto di Porsche, per creare un’auto con “lo stile italiano e il carattere tedesco”.
Fonte: GettyImagesLa SEAT Ibiza è il modello più venduto di tutta la storia automotive spagnola
Lo stesso anno è importante anche per altri motivi, come la nascita del settore Sport – noto appunto come SEAT Sport fino al 2018 in cui si chiamò Cupra – e per l’esportazione in Europa delle auto, che diedero alla Casa un respiro più cosmopolita.
L’ambito sportivo regalò diverse soddisfazioni, come molteplici titoli rally e touring nel WRC con la Ibiza e WTCC con la León, migliorando anche le prestazioni dei veicoli da strada. È in questa atmosfera che SEAT diffonde la stessa León nata nel nuovo millennio, la Altea e la Exeo, prodotta solo per una breve parentesi che andò dal 2009 al 2013.
SEAT oggi, tradizione e futuro
Ad oggi, SEAT ha raggiunto un tale successo da essere famosa internazionalmente e rimane l’unica Casa spagnola che riesce a sviluppare le proprie auto in modo autonomo, sempre nello storico stabilimento di Martorell. Sebbene sia partita da zero in una nazione ancora agli albori dell’industria automotive e sia arrivata a essere un brand globale, SEAT continua ancora oggi a impegnarsi nell’offrire sempre qualcosa di nuovo, tenendo fede al proprio motto: “Start Moving”. Iniziando a muoversi, infatti, dal Nuovo Millennio allargò il proprio range di modelli per essere vicina a tutti, adatta a tutte le esigenze di spazio e di stile di vita mantenendo i prezzi ragionevoli.
La gamma di oggi si estende dai modelli più piccoli, anche se la piccola citycar Mii è ora fuori produzione – che in pratica sarebbe la variante ispanica della Up! di Volkswagen ma dall’aspetto più tradizionale – ai crossover SUV come Ateca e Arona, per arrivare alla gigante monovolume Alhambra, senza lasciare indietro le tematiche più nuove, come l’importanza dell’alimentazione elettrica – non a caso Cupra, la divisione sportiva, collabora con ABT in Formula E – e l’attenzione all’ambiente, finanziando eventi musicali a zero sprechi.
Fonte: Ufficio Stampa SEATLa SEAT ha nella sua gamma attuale anche validi modelli elettrici
Il tutto, ricordando con orgoglio il proprio Made in Spain nei modelli, che in molti casi mantengono i nomi dei luoghi più caratteristici della Spagna. Orgoglio nazionale e tradizione possono unirsi a internazionalità e innovazione in un brand che, anche nelle idee, non ha paura di “iniziare a muoversi”.