• 7 Gennaio 2025 1:28

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La solitudine aumenta il rischio di malattie croniche e ictus

Gen 5, 2025

AGI – La solitudine espone a un aumentato rischio maggiore per malattie cardiache, ictus e a una maggiore suscettibilità per infezioni. In buona sostanza le interazioni sociali – gli amici, i familiari, il legame con l’ambiente – ‘immunizzano’, irrobustiscono le naturali difese dell’organismo, potenziano la salute, mettendo al riparo dalla possibilità di manifestare malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2. È quanto suggerisce un nuovo studio di ricercatori inglesi dell’Università di Cambridge e cinesi, dell’Università di Fudan, pubblicato oggi sul Nature Human Behaviour.

Lo studio, che ha analizzato le proteine in campioni di sangue di oltre 42.000 adulti, tra 40 e 69 anni, reclutati nella UK Biobank, fornisce ulteriori prove che l’isolamento sociale e la solitudine impattano sulla salute, peggiorando le condizioni generali di coloro che vivono ‘lontano dal mondo’, esponendo alla possibilità di morte prematura. I meccanismi biologici che legano le relazioni sociali alla salute, a oggi poco noti e chiari, ma troverebbero una prima risposta proprio nell’azione delle proteine, molecole circolanti nel sangue prodotte dai geni, essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo. Inoltre, le proteine possono rappresentare anche un importante bersaglio di nuovi farmaci e a questo scopo i ricercatori hanno esaminato i ‘proteomi’, ovvero una serie di proteine, dei partecipanti allo studio con l’intendo di rilevare quali proteine fossero presenti in livelli più elevati tra persone socialmente isolate o sole, quindi potenzialmente correlabili a una salute più scadente. 

 

I ricercatori hanno innanzitutto definito dei punteggi di isolamento sociale e solitudine, una misura oggettiva basata ad esempio sulla frequenza dei contatti sociali, sulla partecipazione ad attività sociali o sul vivere da sola o in compagnia, a fronte della solitudine, invece una misura soggettiva che riferisce quanto una persona si senta, oppure no, sola.

 

Una volta analizzati i proteomi e aggiustati per età, sesso, status socioeconomico, i ricercatori hanno identificato 175 proteine correlabili all’isolamento sociale e 26 proteine alla solitudine, di cui circa l’85% comuni per isolamento sociale e solitudine. Dallo studio è emerso che molte di queste proteine vengono prodotte in risposta a infiammazioni, infezioni virali e come parte della risposta immunitaria e che sono correlabili a malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, ictus e morte precoce. Tramite poi una tecnica statistica – la randomizzazione mendeliana – che permette di esplorare la relazione causale tra isolamento sociale e solitudine da un lato e proteine dall’altro, i ricercatori hanno selezionato cinque proteine altamente presenti in persone che vivevano in contesti di solitudine.

“Esistono oltre 100.000 proteine di cui molte varianti presenti nel corpo umano. L’intelligenza artificiale e la proteomica ad alto rendimento possono aiutarci a individuare alcune proteine che hanno un ruolo chiave nella prevenzione, diagnosi, trattamento e prognosi di molte malattie contribuendo a cambiare la visione tradizionale della salute umana – ha dichiarato il professor Jianfeng Feng dell’Università di Warwick – le proteine che abbiamo identificato forniscono importanti informazioni sulla biologia alla base della cattiva salute in persone socialmente isolate o sole, evidenziando il ruolo cruciale delle relazioni sociali nel mantenimento di uno stato di salute”. 

 

Tra le proteine correlate in misura maggiori alla solitudine vi è l’ADM che svolgerebbe un ruolo importante, da precedenti studi di letteratura, nella risposta allo stress e nella regolazione degli ormoni stress correlati e di alcuni ormoni sociali fra cui l’ossitocina, noto come l”ormone dell’amore, che può ridurre lo stress e migliorare l’umore.

 

I ricercatori avrebbero scoperto una forte associazione tra ADM e il volume dell’insula, un centro cerebrale per l’interocezione, cioè capacità di percepire ciò che accade all’interno del nostro corpo: maggiori sono i livelli di ADM, minore è il volume di questa regione. Livelli più elevati di ADM sono stati inoltre associati a un volume inferiore del caudato sinistro, una regione coinvolta nei processi emotivi, di ricompensa e sociali e a un rischio maggiore di morte prematura. Tra le proteine degne di nota c’è anche l’ASGR1 che è stata associata a livelli più elevati di colesterolo e a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, mentre alcune altre avrebbero un ruolo nello sviluppo della resistenza all’insulina, nell’aterosclerosi (la formazione di “incrostazioni” nelle arterie) e nella progressione del cancro, ad esempio.

 

“I risultati del nostro studio sottolineano l’importanza del contatto sociale per mantenerci in salute. Sempre più persone di tutte le età dichiarano di sentirsi sole, ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha descritto l’isolamento sociale e la solitudine come un “problema di salute pubblica globale”.

“Nostro compito è identificare strategie per affrontare questo problema crescente e mantenere le persone connesse per favorire la salute” ha concluso la professoressa Barbara Sahakian del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Cambridge. 

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