difficile sottostimare l’importanza della dichiarazione congiunta che i due maggiori Paesi manifatturieri d’Europa hanno sottoscritto a Bolzano. Le due rappresentanze industriali – la Bdi tedesca di Ulrich Grillo e la Confindustria di Vincenzo Boccia – hanno presentato ai rispettivi governi un vero e proprio piano d’azione per tirare l’Europa fuori dalle secche. Rappresenta, a suo modo, una piattaforma fra Europa e resto del mondo.
L’idea era nata durante un colloquio tra i presidenti delle due associazioni a margine del vertice italo-tedesco a Maranello dello scorso 31 agosto. Le proposte formulate ieri dai due organismi di rappresentanza delle imprese riposano su una profonda convinzione: dietro il malessere, gli “euroscetticismi”, le pulsioni separatiste, nazionaliste e anti-immigrati, vi la scarsa crescita. Con la crescita tutto diventa possibile, senza crescita tutti i nodi si stringono e tutte le tensioni si aggravano.
Ecco che per la gestione della crisi migratoria si auspica un meccanismo di finanziamento mutualizzato: audace adesione dell’imprenditoria tedesca a una forma di “euro-bond finalizzati”. Soprattutto, si auspica un’inversione dell’approccio alle politiche di bilancio. Oggi si parte dalle stringenti regole europee e poi si definiscono le misure possibili. No, dice la dichiarazione: bisogna prima indicare l’obiettivo di crescita sostenibile (dove l’accento sulla “sostenibilit” implica anche, e forse soprattutto, la coesione sociale) e poi definire cosa ci implichi per la politica economica. E quello che implica incentivi agli investimenti privati e maggiori investimenti pubblici utilizzando – il riferimento alla Germania velato ma non troppo – gli spazi di bilancio a disposizione (e, sia detto per inciso, il non-costo del danaro). Sotto traccia c’ anche il riferimento, che Matteo Renzi ha recentemente sollevato con forza, al fatto che la Germania da anni fuori da quei parametri Ue (surplus corrente con l’estero) che rivelano una spinta insufficiente della domanda interna. La spesa per investimenti, nelle temperie attuali, prende quattro piccioni con una fava: d una spinta all’industria tedesca; stimola le altre economie europee (e l’Italia, che della Germania una grande fornitrice); favorisce il ritorno della fiducia; e, infine, innalza il tasso di crescita potenziale.
Il “Patto per la competitivit” che Bdi e Confindustria hanno siglato contiene una serie di proposte (vedi a pagina 2) che ricalcano i piani per Industria 4.0 che i due Governi hanno messo in campo dopo aver accolto anche le proposte elaborate dal mondo dell’impresa e ora patrimonio comune dei sistemi industriali dei due Paesi. Si va – e molte proposte sono dettagliate o rimandano a gruppi di lavoro congiunti – a rivisitare le politiche per l’innovazione, incluso un miglior uso dei fondi esistenti, ad applicare il brevetto unico europeo; da un rafforzamento della banda larga alla creazione di un Giganet industriale europeo; dal lavoro su nuovi servizi di mobilit – guida automatica, e-mobility e servizi condivisi (sharing economy) – alla soluzione delle esigenze di finanziamento delle imprese, con l’introduzione, in un sistema ancora troppo bancocentrico, di nuove forme di approvvigionamento di capitale di rischio.
Insomma, Bdi e Confindustria prendono sul serio l’invito del poeta W. B. Yeats: Non aspettate che il ferro sia caldo per batterlo; ma battete il ferro per farlo caldo.
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