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La seconda vita dei bunker, da rifugio per Vip a meta turistica

Ago 3, 2022

AGI – Sarà l’invasione dell’Ucraina che ha riportato l’incubo della guerra in Europa o forse semplicemente l’afa di questa estate che spinge a ricercare la frescura di sotterranei e scantinati: di sicuro negli ultimi mesi si è assistito a un ritorno di interesse per le centiania di bunker anti-atomici e di rifugi anti-aerei in Italia, per lo più residuati della Seconda guerra mondiale anche se alcuni sono ancora tenuti in funzione.

Lo dimostra l’interesse suscitato dalla scoperta, nei giorni scorsi, sotto a un deposito dell’Atac di quello che è probabilmente il più grande rifugio antiaereo di Roma: un labirinto di oltre 10 chilometri

Di ‘ricoverì, come venivano chiamati negli anni del fascismo, ce ne sono ancora tanti sparsi per la penisola. C’è quello del Monte Soratte, alle porte della Capitale, uno dei rifugi anti-atomici più grandi d’Italia e d’Europa, oggi adibito a museo, e il rifugio di Villa Torlonia, costruito per la famiglia di Benito Mussolini e mai completato dai vigili del fuoco che interruppero i lavori il 25 luglio 1943, giorno dell’arresto del Duce.

Gli esperti, secondo quanto apprende l’AGI, considerano questi due tra i rifugi storici più facilmente utilizzabili in caso di attacchi: andrebbero completati ma le strutture – a forma cilindrica e della profondità giusta – potrebbero essere un buon punto di partenza.

Fermo restando che è quasi impossibile garantire la sicurezza nel caso di un attacco con le armi nucleari Rnep, in grado di penetrare in profondità nel suolo, nella roccia e persino nel cemento armato per colpire un bersaglio pesantemente corazzato.

Il fallout radioattivo sarebbe comunque letale per chi vi si trova, spiegano gli esperti. Il bunker di Villa Torlonia, in cemento armato, misura 475 metri quadrati e ha un’intercapedine di 125 centimetri che lo isola dal resto della struttura.

Avrebbe potuto consentire la permanenza di 300 persone per un periodo di almeno 4 mesi. Il bunker Soratte, uno dei più grandi d’Italia con una estensione di 25mila metri quadrati, ha la particolarità di una struttura che consente il ricambio d’aria all’interno anche senza un sistema di ventilazione meccanica.

Gli altri rifugi, invece, non sono in grado di offrire alcuna protezione rispetto a un attacco atomico con armi di nuova generazione. È il caso del famoso bunker di Villa Ada, un vero e proprio palazzo di lusso sotterraneo con stanze dotate di un sistema di areazione a sovrappressione che serve per impedire l’ingresso di gas nocivi dall’esterno.

Oppure del rifugio di Palazzo Valentini, sede della Prefettura, costruito da zero accanto ai resti una villa romana. Ci sono poi quelli di Palazzo degli Uffici, nel quartiere Eur: un bunker, largo 450 metri e posto a 33 metri di profondità; quello di piazza Venezia costruito per il Duce; il rifugio alla stazione Termini; il palazzo dell’Esercito in via XX Settembre e il rifugio sotterraneo sotto la caserma dei vigili del fuoco in via Genova, a pochi passi dalla Questura di Roma.

Luoghi dal grande richiamo storico, come anche quello lungo 13 metri riaffiorato a via Gioia a Milano o quello di Piazza Risorgimento a Torino, ma poco funzionali in caso di attacchi.

Discorso diverso per altre strutture, meno conosciute ma più solide, chiamate, in gergo, “I bunker dei Vip” perché destinate a proteggere figure costituzionali o a garantire il comandoe il coordinamento delle forze armate in caso di attacco. è il caso del bunker del comando interforze per le operazioni delle Forze Speciali (COFS) in via di Centocelle, a Roma. Questo è forse il rifugio più all’avanguardia, come sottolinea il giornalista Lorenzo Grassi, coordinatore del gruppo Ipogei Bellici dell’associazione sotterranei di Roma.

C’è poi la caserma Santa Rosa della Marina Militare in zona Cassia che ospita un bunker 37 metri sotto terra realizzato nel corso della Seconda guerra mondiale.

Al suo interno si trova la sala gestione sistemi della centrale operativa aeronavale, con sofisticate attrezzature per controllare le acque italiane, del Mediterraneo e internazionali.

Dimensioni da record per il rifugio della caserma Coppito della Guardia di Finanza dell’Aquila, in Abruzzo, dove è presente un piano sotterraneo gigantesco, praticamente a specchio rispetto alla base di 38 ettari.

Nel sottosuolo sono custoditi alcuni dei caveau della Banca d’Italia con dei fondi di riserva della Zecca dello Stato, oltre a una copia in backup dell’anagrafe tributaria di Roma.

Un rifugio di cui si parla poco è quello del deposito di Santo Chiodo di Spoleto, vicino Perugia, dove vengono portate le opere d’arte post terremoto. Ci sono poi i bunker delle basi militari della Nato presenti sul territorio italiano, come quella di Pratica di Mare.

Ma i cittadini in caso di attacco nucleare sarebbero protetti? Sarebbe molto difficile garantire la protezione alla popolazione e non solo in Italia. Eccezione è la Svizzera, Paese storicamente neutrale, ma che si è dotato di 360 mila bunker costruiti in case, istituti e ospedali, a cui si aggiungono anche 5 mila rifugi pubblici, raggiungendo così un grado di copertura che addirittura supera il 100% della popolazione. 

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