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La rincorsa infinita ai micro privilegi genera un senso di iniquità e ingiustizia

Feb 6, 2019

Non passa anno che non ci sia una riforma pensionistica. La maggior parte degli interventi marginale. Modifica solo alcuni parametri del sistema oppure si applica solo a gruppi limitati di persone. Ci non vuol dire che non si tratti di misure rilevanti o anche molto costose. Tutti questi interventi marginali finiscono per creare un’enorme segmentazione delle regole del sistema pensionistico.

Perch questo orribile mosaico di regole? L’ottimista direbbe che il sistema pensionistico deve necessariamente essere articolato, per poter accomodare al meglio le esigenze di lavoratori molto diversi tra di loro. Lo storico suggerirebbe che la complessit l’eredit di tante riforme sedimentate nel tempo. Il cinico noterebbe che muovere le tessere del mosaico pensionistico pu essere molto redditizio – elettoralmente – per i politici.

In realt, queste tre spiegazioni possono facilmente coesistere. L’attenzione alle necessit dei lavoratori di volta in volta pi vicini ai diversi governi al potere – pubblici, autonomi, dipendenti delle grandi imprese del nord – ispira tante misure ad-hoc, adottate a fini elettorali, che si stratificano poi nel tempo.

Oggi il sistema pensionistico italiano un grossolano patchwork. Se ci soffermiamo solo sulle forme di uscita dal mercato del lavoro abbiamo tra gli altri canali: anzianit con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, Ape sociale, isopensione, Opzione Donna, Quota 100, vecchiaia con 67 anni d’et…

Assegnare diritti pensionistici ad-hoc genera benefici elettorali, ma la segmentazione che ne risulta ha diversi costi.

Il primo economico. I nuovi diritti pensionistici pesano sulle casse dello stato. Quota 100 ha un costo stimato di 22 miliardi di euro in tre anni e pi di 45 miliardi in dieci. Pur essendo una misura sperimentale di soli tre anni.

Esiste poi un costo in termini di incertezza. Le continue riforme creano una sensazione di insicurezza. La scelta di quando andare in pensione una delle decisioni pi importanti nella vita (lavorativa) delle persone. Una scelta da ponderare con attenzione e a cui prepararsi, anche finanziariamente. L’incertezza alimentata dal perenne dibattito sulle pensioni e dalle continue modifiche delle regole spinge molte persone ad andare in pensione appena possibile perch in futuro poi chiss… Le tante domande per quota 100 sono motivate da questa incertezza, e dalla razionalit degli individui che non rinunciano ad un bonus finanziato da altri.

Forse il prezzo pi alto – ma meno visibile – delle continue riforme che frammentano il sistema pensionistico il diffuso sentimento di ingiustizia ed iniquit che esse alimentano. Misure ad-hoc creano categorie di privilegiati con accesso a diritti, che sono preclusi ad altri. Ovviamente non un fenomeno nuovo. Anzi.

I privilegi elargiti nel passato – si pensi alle baby-pensioni – continuano a far sentire il loro peso sulle finanze pubbliche. Ma soprattutto inquinano il dibattito sulle riforme. A chi fa notare che quota 100 rappresenti un privilegio, rispetto al trattamento riservato a chi nel sistema contributivo, viene risposto che si tratta di ben poca cosa rispetto ai privilegi del passato. Tra tre anni, quando la fase sperimentale di quota 100 terminer, si porr una domanda analoga: perch loro s e noi no? Giustificare le iniquit di oggi con gli errori del passato equivale a rimpallare le soluzioni al futuro, in un continuo scaricabarile generazionale.

Anche favorire il riscatto della laurea, che pu sembrare una concessione ai giovani, in realt rafforza questa logica perversa. Il dibattito pubblico si incentrato sulla presunta incostituzionalit dei limiti di et previsti dalla norma. Perdendo forse di vista il vero aspetto di iniquit. Poich si elargisce uno sconto, il debito previdenziale dello stato aumenta: si incassa qualcosina oggi, ma si aumenta – troppo – la pensione attesa. I lavoratori potrebbero cos scegliere, al momento del pensionamento, se conviene loro riscattare la laurea – con uno sconto fiscale – oppure no. La restrizione di et prova a limitare questa possibilit di arbitraggio, che andrebbe ad aumentare ulteriormente la spesa pensionistica.

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