AGI – “Tutto può succedere”. Così, prendendo a prestito il titolo della commedia cult di Nancy Meyers con Jack Nicholson e Diane Keaton, Jannik Sinner ha disegnato la finale che lo aspetta domenica a Melbourne. Da una parte lui, il numero 1 del mondo, in cerca di un bis agli Open d’Australia (sarebbe il suo terzo Slam dopo la vittoria agli Us Open) dall’altra il tedesco Sasha Zverev, numero 2 del mondo affamatissimo di Slam visto che, con sette titoli 1000, due Atp Finals e un oro olimpico nel 2021 a Tokyo nel curriculum, di un titolo supremo è ancora digiuno (è arrivato in finale nel 2020 a New York e l’anno scorso al Roland Garros perdendo rispettivamente con Dominic Thiem dopo aver servito per il match e con Alcaraz).
Djokovic, che gli ha aperto un’autostrada ritirandosi in semifinale dopo aver perso il primo set vorrebbe che vincesse lui (“Zverev merita il suo primo Slam, farò il tifo per lui e spero che ce la faccia qui”) e i numeri dei confronti diretti lo danno in vantaggio sull’azzurro: 4 contro due le vittorie di Zverev (due a uno limitandosi agli Slam, con Sinner vincente al Roland Garros del 2020 e Sasha agli Us Open del 2021 e del 2023, match dopo il quale però Sinner ha preso il volo verso la vetta del mondo).
L’ultimo confronto, la semifinale a Cincinnati, l’ha vinto Jannik in tre tiratissimi set. Fin qui i numeri. Ma se è vero che “tutto può succedere” va raccontato anche quello che è successo nell’ultimo anno al gigante tedesco (è alto 1.98, sei centimetri più di Sinner): una trasformazione esistenziale che probabilmente l’ha reso più solido in campo: servizio efficacissimo con una seconda palla che non fa più le bizze e dritto meno falloso del passato).
Nonostante nella classifica stilata in aprile dai raccattapalle il 27enne di Amburgo sia ancora considerato “il più antipatico”, e ogni tanto litighi ancora con gli arbitri, oggi offre un lato molto umano e perfino spiritoso: dopo la vittoria in semifinale contro Djokovic, ha preso le difese del campione serbo rimproverando il pubblico. Concetto ribadito sui social: “Non il modo migliore in cui avrei voluto raggiungere una finale Slam. Immenso rispetto per Nole Djokovic, uno dei più grandi atleti di tutti i tempi”.
All’Us Open del 2023 Zverev aveva invece fatto espellere uno spettatore che per incitarlo aveva pensato bene di urlare un “Deutschland Uber Alles” spiegando all’arbitro che quel tifoso aveva detto “la frase più famosa di Hitler.. È inaccettabile”. Empatico, rigoroso ma anche spiritoso considerando come si presentò al pubblico di Roma, orfano di Sinner alle prese con i suoi problemi all’anca, durante la premiazione degli Internazionali d’Italia dello scorso anno, vinti sul cileno Jarry: “Buonasera, sono Jannik”.
Le gioie nascono spesso dalle sofferenze, i grandi risultati dai grandi errori: e nella vita del tedesco allenato da sempre da suo padre Alexander senior, ex tennista russo che rappresentò l’allora Urss in Coppa Davis (ma tutta la famiglia ha avuto la racchetta in mano, suo fratello Misha è stato nel circuito fino a qualche anno fa, la mamma Irina era tennista e allenatrice) non sono mancati: a parte il diabete di tipo 1 con cui convive da quando era bambino, con tanto di insulina iniettata in campo, Sasha è stato segnato dal terribile infortunio alla caviglia destra durante la semifinale al Roland Garros del 2022 contro Nadal: si strappò tre legamenti uscendo dal campo in sedia a rotelle, un infortunio che dopo l’operazione, lo tenne fuori dal campo sei mesi ma che gli ha dato la spinta per risorgere.
Così come devono averlo fatto crescere i due brutti episodi che hanno segnato la sua vita sentimentale, con pesantissime accuse di violenza domestica: la prima nel 2019 era arrivata dalla sua ex compagna, Olga Sharypova: raccontò che Sasha tentò di soffocarla con un cuscino e che l’aveva spintonata contro il muro, l’Atp aprì un’indagine interna che si risolse senza provvedimenti, per insufficienza di prove.
Poi c’è stata Brenda Patea, che nel 2021 l’ha reso padre della piccola Mayla specificando però, a relazione già conclusa, che non lo avrebbe coinvolto nella crescita della bambina. Tra loro due, sempre con l’accusa di comportamenti violenti le carte bollate sono state riposte l’anno scorso con un accordo extragiudiziale tra le due parti, dopo una prima condanna del tennista e il suo ricorso in appello.
Ora nella sua vita c’è l’attrice e modella (nonché ex campionessa di kickboxing) Sophia Tomalla, con cui per ora sembra filare tutto liscio. Anche lei, come Zverev non manca di umorismo: in un’intervista ha raccontato le piccole scaramanzie del fidanzato compreso il dettaglio che ogni sera Sasha va in bagno tre volte prima di coricarsi.
AGI – “Tutto può succedere”. Così, prendendo a prestito il titolo della commedia cult di Nancy Meyers con Jack Nicholson e Diane Keaton, Jannik Sinner ha disegnato la finale che lo aspetta domenica a Melbourne. Da una parte lui, il numero 1 del mondo, in cerca di un bis agli Open d’Australia (sarebbe il suo terzo Slam dopo la vittoria agli Us Open) dall’altra il tedesco Sasha Zverev, numero 2 del mondo affamatissimo di Slam visto che, con sette titoli 1000, due Atp Finals e un oro olimpico nel 2021 a Tokyo nel curriculum, di un titolo supremo è ancora digiuno (è arrivato in finale nel 2020 a New York e l’anno scorso al Roland Garros perdendo rispettivamente con Dominic Thiem dopo aver servito per il match e con Alcaraz).
Djokovic, che gli ha aperto un’autostrada ritirandosi in semifinale dopo aver perso il primo set vorrebbe che vincesse lui (“Zverev merita il suo primo Slam, farò il tifo per lui e spero che ce la faccia qui”) e i numeri dei confronti diretti lo danno in vantaggio sull’azzurro: 4 contro due le vittorie di Zverev (due a uno limitandosi agli Slam, con Sinner vincente al Roland Garros del 2020 e Sasha agli Us Open del 2021 e del 2023, match dopo il quale però Sinner ha preso il volo verso la vetta del mondo).
L’ultimo confronto, la semifinale a Cincinnati, l’ha vinto Jannik in tre tiratissimi set. Fin qui i numeri. Ma se è vero che “tutto può succedere” va raccontato anche quello che è successo nell’ultimo anno al gigante tedesco (è alto 1.98, sei centimetri più di Sinner): una trasformazione esistenziale che probabilmente l’ha reso più solido in campo: servizio efficacissimo con una seconda palla che non fa più le bizze e dritto meno falloso del passato).
Nonostante nella classifica stilata in aprile dai raccattapalle il 27enne di Amburgo sia ancora considerato “il più antipatico”, e ogni tanto litighi ancora con gli arbitri, oggi offre un lato molto umano e perfino spiritoso: dopo la vittoria in semifinale contro Djokovic, ha preso le difese del campione serbo rimproverando il pubblico. Concetto ribadito sui social: “Non il modo migliore in cui avrei voluto raggiungere una finale Slam. Immenso rispetto per Nole Djokovic, uno dei più grandi atleti di tutti i tempi”.
All’Us Open del 2023 Zverev aveva invece fatto espellere uno spettatore che per incitarlo aveva pensato bene di urlare un “Deutschland Uber Alles” spiegando all’arbitro che quel tifoso aveva detto “la frase più famosa di Hitler.. È inaccettabile”. Empatico, rigoroso ma anche spiritoso considerando come si presentò al pubblico di Roma, orfano di Sinner alle prese con i suoi problemi all’anca, durante la premiazione degli Internazionali d’Italia dello scorso anno, vinti sul cileno Jarry: “Buonasera, sono Jannik”.
Le gioie nascono spesso dalle sofferenze, i grandi risultati dai grandi errori: e nella vita del tedesco allenato da sempre da suo padre Alexander senior, ex tennista russo che rappresentò l’allora Urss in Coppa Davis (ma tutta la famiglia ha avuto la racchetta in mano, suo fratello Misha è stato nel circuito fino a qualche anno fa, la mamma Irina era tennista e allenatrice) non sono mancati: a parte il diabete di tipo 1 con cui convive da quando era bambino, con tanto di insulina iniettata in campo, Sasha è stato segnato dal terribile infortunio alla caviglia destra durante la semifinale al Roland Garros del 2022 contro Nadal: si strappò tre legamenti uscendo dal campo in sedia a rotelle, un infortunio che dopo l’operazione, lo tenne fuori dal campo sei mesi ma che gli ha dato la spinta per risorgere.
Così come devono averlo fatto crescere i due brutti episodi che hanno segnato la sua vita sentimentale, con pesantissime accuse di violenza domestica: la prima nel 2019 era arrivata dalla sua ex compagna, Olga Sharypova: raccontò che Sasha tentò di soffocarla con un cuscino e che l’aveva spintonata contro il muro, l’Atp aprì un’indagine interna che si risolse senza provvedimenti, per insufficienza di prove.
Poi c’è stata Brenda Patea, che nel 2021 l’ha reso padre della piccola Mayla specificando però, a relazione già conclusa, che non lo avrebbe coinvolto nella crescita della bambina. Tra loro due, sempre con l’accusa di comportamenti violenti le carte bollate sono state riposte l’anno scorso con un accordo extragiudiziale tra le due parti, dopo una prima condanna del tennista e il suo ricorso in appello.
Ora nella sua vita c’è l’attrice e modella (nonché ex campionessa di kickboxing) Sophia Tomalla, con cui per ora sembra filare tutto liscio. Anche lei, come Zverev non manca di umorismo: in un’intervista ha raccontato le piccole scaramanzie del fidanzato compreso il dettaglio che ogni sera Sasha va in bagno tre volte prima di coricarsi.