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La riforma della giustizia è nata morta – L’HuffPost

Ago 1, 2019

“Non è tempo per trovare la quadra” o per meglio dire l’intesa sulla riforma della giustizia. Dopo il Consiglio dei ministri di ieri, durato fino a notte fonda, il disegno di legge delega non avrà una seconda possibilità. Il ministro Alfonso Bonafede chiede un incontro al premier Conte nel tentativo di trovare una mediazione ma il provvedimento è morto in partenza e la consapevolezza di ciò è piombata già in mattinata su entrambi gli schieramenti. Il testo è stato approvato “salvo intese”, ciò significa che deve tornare sul tavolo del governo per modificarlo oppure andare direttamente in Parlamento ma, in questo caso, “sarebbe uno stillicidio”.

Non ci saranno riunioni tecniche nei prossimi giorni, lo scontro tra i ministri è stato troppo aspro per sedersi di nuovo attorno a un tavolo e discutere. Al netto del fatto che Matteo Salvini è già a Milano Marittima e anche Giulia Bongiorno è impegni politici. “Facciamo passare un po’ di tempo, vediamo dopo l’estate”, si apprende da fonti di governo. Lo stesso vale per il provvedimento sull’eutanasia, anche su questo tra i gruppi parlamentari non è stato trovato un accordo, dunque se ne riparlerà a settembre.

Nel day after il leader leghista continua a bersagliare il ministro della Giustizia Bonafede uscito stravolto dal Consiglio dei ministri di ieri notte. “Dalla riforma mi aspettavo una cosa grande, non una cosina. I tempi della giustizia restano uguali. È una riforma inutile che non votiamo”, dice Salvini che in questo modo rimanda a data da destinarsi l’intero provvedimento. Il Movimento 5 Stelle risponde con una foto evocativa. Luigi Di Maio abbraccia il premier Giuseppe Conte, il titolare di via Arenula e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. Il post su facebook suona come una risposta indiretta a Salvini, che ha ironizzato sulla “sfiducia del M5s a Conte” sulla Tav e ha risposto per le brutte a Bonafede.

Un ultimo Consiglio dei ministri, prima della pausa estiva, si terrà tra mercoledì e giovedì ma nessuno immagina che possa tornare il provvedimento sulla giustizia. Anzi viene escluso categoricamente dallo stesso ministero. I leghisti fanno notare che sarebbe totalmente inutile riaprire il discorso: “Per fare cosa? Litigare altre dieci ore?”. Perché ieri sono andati in scena una girandola di incontri e scontri a margine del Consiglio dei ministri. Salvini e Di Maio litigavano in una stanza, Bonafede e Bongiorno (“è andata via con gli occhi di fuori”, dice un componente dell’esecutivo) si scontravano in un’altra.

In tutto questo era stata allestita la sala per la conferenza stampa. “Non so di chi sia stata l’idea, ma è stata parecchio avventata”, spiega una fonte leghista. La scena è questa: a metà pomeriggio c’erano quattro microfoni. In teoria a dare l’annuncio dell’approvazione dovevano essere Conte, Bonafede e i due vice Di Maio e Salvini. Con il passare delle ore i microfoni diventano tre. Si è capito che il leader leghista si era sfilato. Poi due, non era il caso che il capo M5s partecipasse all’annuncio di una non approvazione. Infine l’incontro con i giornalisti viene annullato.

Così Bonafede si affida a una diretta Facebook. “La riforma era divisa in tre parti: la riduzione dei tempi del processo civile, di quello penale ed il Csm. Ieri il Cdm ha approvato la parte sul processo civile e la riforma del Csm, che sono importantissime. Resta da trovare l’intesa per il processo penale”. Il ministro della Giustizia prova a vedere il bicchiere mezzo pieno ma il pacchetto della riforma è unico, dunque l’ultima parte blocca l’intero provvedimento. Non solo. Senza riforma non entrerà in vigore, dal primo gennaio 2020, lo stop alla prescrizione. Quindi l’attacco a Salvini nel suo punto debole: “La separazione delle carriere dei magistrati e la riforma delle intercettazioni sono i due punti forti della politica sulla giustizia di Silvio Berlusconi. Dico alla Lega che sono aperto a tutte le proposte, ma non stanno governando con Silvio Berlusconi. Se lo mettessero in testa”.

Salvini si infuria ancora una volta, si presenta in conferenza stampa e spara contro l’alleato: “Cosa c’entra Berlusconi? Noi la buona volontà per fare la riforma della giustizia ce la mettiamo ma se Bonafede inizia a tirare in ballo Berlusconi, il passato, il presente e il futuro…”. In sostanza la riforma della giustizia, con questi toni, resta ferma al palo, come d’altronde è sempre successo.

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