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La ricetta che ha permesso a un lago delle Alpi di rinascere dalla ‘malattia’

Ott 5, 2022

AGI – Da grande “malato” vittima di un pesante inquinamento chimico, a laboratorio per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità. è il lago d’Orta, uno dei più suggestivi bacini lacustri delle Alpi, collocato tra le province di Novara e del Verbano Cusio Ossola.

Il lago è stato nel corso del ‘900 al centro di una storia di inquinamento che aveva quasi del tutto distrutto la vita delle numerose specie animali e vegetali che lo popolavano: gli scarichi allora incontrollati di un grande stabilimento per la produzione di fibre tessili sintetiche e delle numerosissime rubinetterie della zona, riversarono nelle acque metalli pesanti e sostanze chimiche determinando l’acidificazione dell’acqua, che portò alla scomparsa del fitoplancton e quindi alla distruzione della catena alimentare. 

Dopo l’entrata in vigore, negli anni Settanta, di normative più stringenti per gli scarichi industriali, nel 1990 la Regione Piemonte mise in atto, con il supporto scientifico del Cnr di Pallanza una massiccia operazione di “liming”, che consisteva nell’aggiunta di carbonati alle acque del lago per neutralizzare l’acidità. Gli esperti la definiscono la più importante operazione di rinascita di un lago al mondo, che riuscì a riportare lo stato dell’acqua in condizioni chimiche accettabili. Secondo l’Arpa, che mensilmente compie rilevamenti, la qualità fisico chimica dell’acqua è ottima, mentre la qualità biologica è buona.

Il progetto pilota

Da qui l’idea di un lavoro specifico sulla biodiversità acquatica del lago d’Orta. E’ nato così il progetto “Cusio 2030”, con il quale la Provincia di Novara, si è aggiudicata un finanziamento di 340.000 euro nell’ambito del bando “Simbiosi” di Compagnia di San Paolo. “Il progetto – spiega all’AGI il vicepresidente della Provincia Michela Leoni, delegata alla Gestione e Programmazione del territorio – prevede una serie di interventi di tipo multidisciplinare per il ripristino, la valorizzare della biodiversità autoctona e la creazione di condizioni per conservarla nel tempo.

Questi interventi vanno collocati nel contesto più ampio della strategia delineata dal “Contratto di Lago per il Cusio”, strumento di governance territoriale recentemente condiviso tra centotrenta realtà territoriali e che ha definito con gli indirizzi e gli obiettivi di lungo periodo per la valorizzazione del Lago d’Orta”.

Il coordinamento del progetto è affidato alla Provincia di Novara, mentre l’Istituto di Ricerca sulle Acque del Cnr-Irsa si occuperà degli aspetti tecnico faunistici e di analisi ambientale. L’Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, promotore del “Contratto di Lago per il Cusio”, e l’associazione “Amici del Fermi” di Arona si occuperanno delle azioni di implementazione della comunicazione e disseminazione, coinvolgendo le associazioni e la popolazione locale in rete con le realta territoriali che hanno firmato il “Contratto di Lago”.

Il nuovo ecosistema

“In tre anni – aggiunge il consigliere delegato a Caccia e Pesca Arduino Pasquini – saranno condotti studi sull’ecosistema e si prevede, secondo un preciso cronoprogramma, la reintroduzione di specie ittiche autoctone come agone, pigo, luccio Italico, trota marmorata, oggi non ancora spontaneamente ritornate nel lago d’Orta dopo il risanamento ambientale. Contemporanee saranno anche le azioni di contenimento delle specie aliene invasive”. 

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