AGI – “Regione, torna alla ragione”. Lo chiedono a gran voce le strutture e le associazioni che si occupano di salute mentale nel Lazio, riunite questa mattina in protesta sotto la sede della Regione a Roma, in via Cristoforo Colombo. Una manifestazione allegra e colorata, con striscioni, tamburi, fischietti e tamburelli, ma al tempo stesso decisa nel lanciare un appello al presidente della Regione, Francesco Rocca, e al ministro della Salute, Orazio Schillaci.
Con un messaggio chiaro: ottenere l’aggiornamento delle tariffe e il riconoscimento del ruolo sociale svolto dalle comunità terapeutiche e socio-riabilitative che lavorano come strutture accreditate nella Regione Lazio. La manifestazione, promossa dalle associazioni di categoria Confepi, Anascop, Confcooperative Sanità Lazio, Federlazio, Mito e Realtà, Strutture Federate Reverie, ha visto la partecipazione di decine di persone, tra professionisti e pazienti.
“Le rette corrisposte sono ferme al 2009 – ha spiegato all’AGI Caterina Chiarella, psicoterapeuta, da sette anni attiva nelle comunità terapeutiche del Lazio – Chiediamo l’adeguamento delle rette, che è indispensabile per permetterci di continuare con il diritto alla cura. Da Rocca ci aspettiamo un cenno – ha aggiunto – anche se non dovesse scendere a incontrarci, ci aspettiamo almeno un riscontro”.
La questione, infatti, è tutt’altro che burocratica. Al contrario, ha ricadute molto pratiche tanto sugli operatori quanto sui pazienti, come ha raccontato Beatrice, 21 anni, anche lei in piazza con striscioni e trombette. “Sono anche io qui in piazza a protestare perché, se continuano a non arrivare i fondi, il mio centro diurno potrebbe chiudere entro due anni. Questo vuol dire che io non riuscirei a completare il mio percorso. Nei nostri percorsi è fondamentale la continuità, non solo nella cura ma anche nella riabilitazione seguente, altrimenti si rischiano ricadute e cronicizzazione – ha spiegato ancora Beatrice, aggiungendo che – ci sono tanti hikikomori, tante persone che hanno avuto dipendenze o depressioni e che rischiano ora di rimanere senza sostegno”.
Il sit in è proseguito tutta la mattina fino all’una. Le associazioni si sono poi disperse, dopo quasi tre ore di cori e musiche. La speranza degli operatori è che l’appello venga raccolto da Regione e Ministero. Del resto, come hanno recitato anche i manifestanti nei loro slogan, “la salute mentale e’ fondamentale”.