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La protesta delle imprese funebri a Roma: “Non eravamo mai scesi in piazza ma la situazione è disperata”

Apr 16, 2021

“Mi chiamo Lorella e sono qui per testimoniare che mio marito, a più di due mesi dalla morte è ancora nel deposito e non so quando lo potrò riavere. Non penso che per una cremazione ci possa volere tutto questo tempo. Non ci sto”. Non ci sono solo i parenti a manifestare oggi a piazza della Bocca della Verità a Roma, sotto la scalinata del Campidoglio. Anche le organizzazioni del comparto funerario protestano, per “sollecitare, in modo quasi disperato, il comune a risolvere i problemi perché la situazione non è più tollerabile”, dice Giovanni Caciolli, segretario Federcofit. “La situazione è catastrofica: da novembre abbiamo grossi problemi di stoccaggio delle salme e mi scuso per questo termine”, aggiunge un operatore, “perché i depositi sono pieni e l’Ama ha giocato a rimpiattino sui problemi del Covid ma in realtà è una cattiva gestione dell’Ama che gestisce i cimiteri capitolini. Ci sono attese per più di un mese e di un altro mese per ritirare le urne. Tra l’altro ci hanno impedito di lasciare le salme in camera mortuaria e andare a cremare altrove. Gli altri forni poi non accettano di fare il deposito per Roma”.
 
Siamo arrivati ad avere in questo momento duemila salme. Per cui se arrivi mercoledì o giovedì quando il deposito è pieno non sai dove portarle. L’unico posto autorizzato è il cimitero. Non si trova il modo di accelerare l’iter autorizzativo. Il comune non vuole prenderselo in carico, come succede in tutti gli altri ottomila comuni italiani, e ha delegato ad Ama che rallenta il processo”. 

 

Dal momento della presentazione della pratica dobbiamo attendere 50-60 giorni per la cremazione. Tutti i depositi e i forni sono intasati. Non riusciamo a tumulare e inumare. Ci sono problemi sindacali all’interno dell’Ama e ciò ricade sulle spalle delle famiglie già colpite in questo momento. Questo ha spinto una categoria che non era mai scesa in piazza a fare questa manifestazione”.

 

“Non è comprensibile per i cittadini”, aggiunge Caciolli. “E’ mai possibile che a Roma ci siano manifesti di 5 metri per 7 nei quali un figlio chiede scusa alla madre per non essere stato in grado di tumularla? A Virginia Raggi chiediamo una cosa molto semplice: visto che vuole ricandidarsi, non lasci una situazione simile. Gli uffici facciano il loro dovere e riassumano le funzioni che la legge affida loro. La legge 130 è chiara: le autorizzazioni vengono rilasciate dall’ufficiale di stato civile. Punto”.

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