AGI – Il lupo dagli anni ’70 gode in Italia e in Europa di una protezione che si è via via rafforzata, rendendolo specie non cacciabile e interamente protetta. È quanto stabiliscono la Convenzione di Berna del 1979, la Direttiva comunitaria Habitat del 1992 che si occupa anche della fauna selvatica (recepita dall’Italia nel 1997) e, nel nostro Paese, i Decreti Ministeriali 1970 e 1976 e la Legge sulla caccia del 1992. La direttiva Habitat proibisce la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione del lupo, che rischiava l’estinzione nel Vecchio Continente.
Dai 1.800 esemplari censiti negli anni ’70 si è arrivati però ai circa 17mila attuali che stanno creando problemi in molte aree, al punto che agricoltori e cacciatori chiedono di poterne contenere l’avanzata. Più in generale l’Ue sta pensando di consentire un prelievo selettivo ovvero un piano per catturarne o abbatterne un certo numero.
In Italia l’ultima stima ufficiale era di oltre 3.300 lupi ma gli esperti ritengono che potrebbero essere anche il doppio, concentrati nelle zone alpine e appenniniche e sempre più presenti anche in altre aree.
Il Pd ha presentato una proposta di legge redatta dopo un confronto con le associazioni agricole e ambientaliste, primo firmatario Marco Simiani, che propone un piano di cattura e gestione, finalizzato alla sterilizzazione degli ibridi lupo-cane e dei cani randagi, la creazione di un fondo statale per risarcire i danni diretti e indiretti subiti dalle imprese e un altro finalizzato alla prevenzione degli attacchi dei predatori.