• 26 Novembre 2024 13:25

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La paura dei tassi alti continua a frenare le Borse

Mar 2, 2023

AGI – Sui mercati è durato solo un giorno l’ottimismo per la ripresa della Cina, mentre continua a frenare le Borse e a far volare i rendimenti dei Treasury la paura dei tassi alti e quella di una persistente inflazione.

“I mercati finanziari sono intrappolati tra due narrazioni: quella di un atterraggio morbido, aiutato dalle riaperture della Cina, e quella di un’inflazione ‘appiccicosa’ che manterrà i tassi ufficiali più alti più a lungo”, commenta Chris Turner, responsabile globale dei mercati di Ing, il cui scenario più ottimista non è quello che oggi prevale.
 
In Asia i listini sono deboli e misti, dopo il rally di ieri, alimentato dal boom del Pmi manifatturiero cinese. La Borsa di Tokyo chiude poco sotto la parità mentre Hong Kong, che ieri era volata del 4%, oggi è in calo di oltre mezzo punto percentale e anche Shanghai, che ieri era salita di oltre l’1’%, arretra.
Intanto lo yuan, che ieri era salito dell’1% sul dollaro, oggi torna in calo dello 0,3% per il timore di nuove, più aggressive mosse da parte delle banche centrali.

A Wall Street i future procedono contrastati replicando la chiusura debole e mista di ieri a New York, dove il Dow Jones ha terminato di un soffio sopra la parità, mentre lo S&P 500 e il Nasdaq sono scesi per la seconda sessione consecutiva, dopo che il rendimento dei Treasury a 10 anni ha superato il 4% per la prima volta da novembre, raggiungendo un massimo di 4,006%, sulla scia dei dati dell’indice Ism manifatturiero Usa, che a febbraio è salito leggermente rispetto a gennaio, ma restando in contrazione a 47,7 punti per il quarto mese consecutivo, a causa dei tassi troppo alti che pesano sulla domanda. Anche il rendimento dei Treasury a due anni, che in genere si muove con le aspettative sui tassi di interesse, è salito non lontano dal 4,9% e oggi in Asia vola al 4,93%.  
 
Intanto nell’after hour il titolo di Tesla lascia sul terreno oltre il 5%, dopo che il primo investment day dell’azienda di Elon Musk non ha entusiasmato gli investitori. Ieri in Texas, Tesla ha presentato un piano ‘green’ di elettrificazione dei trasporti e un nuovo modello di vettura elettrica più piccolo e più economico per attrarre più clientela. La casa automobilistica Usa ha solo quattro modelli, tutti valutati verso la fascia più alta del mercato e ieri, l’ingegnere capo, Lars Moravy, ha annunciato che l’azienda pensa a un nuovo modello più economico, destinato a una fascia di mercato di “grandi volumi”, che verrà prodotto anche in Messico, dove Tesla costruirà un nuovo grande stabilimento. Tuttavia anche questo annuncio non è bastato ai mercati che continuano a zoppiccare.

A spaventare i mercati, oltre all’Ism, è stata anche la persistente inflazione. A febbraio l’inflazione in Germania è salita al 9,3% annuo dal 9,2% e contro un’attesa discesa al 9%. A far salire i prezzi sono stati il rincaro dei generi alimentari e i servizi, che sono cresciuti più di quanto non siano scesi i prezzi dell’energia. Il dato tedesco arriva dopo quello di ieri sull’inflazione in Francia e in Germania, salita più delle attese e soprattutto precede il dato odierno sull’inflazione dell’Eurozona, attesa in ribasso dall’8,6% all’8,1%, ma che potrebbe riservare sorprese.

Il dato odierno sui prezzi al consumo verrà osservato attentamente dalla Bce, perchè se i prezzi non dovessero calare in linea con le attese, la banca centrale sarebbe costretta a rialzare il tasso sui depositi al 3,75% a fine anno dall’attuale 2,50%. In pratica nelle prossime tre riunioni la Bce potrebbe rialzare i tassi 2 volte, probabilmente a marzo e maggio, di 50 punti e una volta, a giugno, dello 0,25%. Anche per la Fed gli operatori hanno iniziato a valutare le possibilità di un aumento dei tassi di 50 punti base a marzo, anche se le probabilità rimangono basse, circa il 23%, secondo i future sui Fed fund, che suggeriscono un picco dei tassi al 5,4% entro settembre, dal 4,57% attuale. BofA Global Research ritiene invece che la Fed possa addirittura aumentare i tassi di interesse fino a quasi il 6%. 

Oggi Giorgia Meloni, al suo arrivo a New Delhi, per la prima tappa del suo tour fra Asia e Medio Oriente, è stata accolta nella capitale indiana dal presidente indiano, e ha poi incontrato il suo omologo Narendra Modi su questioni bilaterali e regionali. Meloni è accompagnata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che parteciperà anche alla riunione dei ministri degli Esteri del G20, che sarà dominato dall’invasione russa dell’Ucraina e non dai problemi del clima e della lotta alla povertà su cui puntava l’India, Paese ospitante. L’incontro vedrà nello stesso salone il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, per la prima volta da luglio scorso, ma è improbabile che i due tengano colloqui.

I delegati occidentali temono che la Cina stia pensando di fornire armi all’alleato russo e useranno il vertice dei ministri degli Esteri per scoraggiare Pechino dall’intervenire nel conflitto. Intanto funzionari Usa e del Regno Unito si sono recati negli Emirati arabi uniti per spingere questo Paese del Golfo a rispettare le sanzioni occidentali contro Mosca e per bloccare l’esportazione di beni importanti verso la Russia, come quelle di componenti elettroniche, salite di oltre 7 volte rispetto all’anno scorso. Gli Emirati hanno esportato 15 volte più microchip in Russia nel 2022 rispetto al 2021. Secondo il Ft i Paesi che registrano picchi insoliti nel commercio con la Russia,  sono gli Emirati, la Turchia e i Paesi dell’Asia centrale e del Caucaso. Inoltre i ricchi russi si starebbero orientando verso gli Emirati per proteggere i propri beni. Oggi, oltre ai dati sull’inflazione dell’area euro, sono attesi i sussidi settimanali di disoccupazione Usa e le minute della riunione di febbraio della Bce.

Usa:  Ism manifatturiero ancora in contrazione, venerdì esce ism servizi

Ieri è uscito l‘Ism manifatturiero Usa di febbraio, che è rimasto in contrazione per il quarto mese consecutivo, attestandosi a 47,7 punti, dai 47,4 punti di gennaio, sotto gli attesi 48 punti. I nuovi odini sono rimasti bassi.
“L’incertezza sulla domanda futura – commenta Timothy Fiore, presidente dell’Ism manifatturiero – continua a impedire all’indice un miglioramento significativo”. In aumento il sottoindice sui prezzi e anche quello sull’occupazione. Venerdì invece uscirà l’Ism servizi di febbraio, che poi è il più importante perchè i servizi rappresentano oltre i due terzi del Pil Usa. L’Ism servizi è atteso in leggera decelerazione, da 55 a 54 punti. Tuttavia sarà importante capire che direzione prenderà questo indicatore, che a a dicembre era in contrazione, crollato sotto 50 punti, e a gennaio invece è balzato, a sorpresa, a 55 punti.
“L’Ism servizi Usa ha avuto un andamento convulso – spiega Cesarano – febbraio dovrà dirci se va più verso i 55 punti e più sotto i 50, come a dicembre. Se dovessero essere confermati i 54 punti delle previsioni, i mercati lo prenderebbero come un buon segnale per l’economia. Ma significherebbe anche che le banche centrali dovranno fare di più per fermare l’inflazione e questo potrebbe non essere preso bene dai mercati”. Attulmente i tassi di interesse Usa sono al 4,75%. La Fed perciò potrebbe rialzare i tassi di 50 punti a marzo, dello 0,25% a maggio e a giugno niente. I mercati però sono più dell’idea di fare tre rialzi tutti dello 0,25% e arrivare così al 5,50% a giugno, che poi dovrebbe rimanare tale fino alla fine dell’anno.
 

Germania: inflazione accelera al 9,3% a febbraio, oggi dati eurozona

L’inflazione in Germania, calcolata su base armonizzata Ue, ha accelerato ieri del 9,3% annuale a febbraio, dal 9,2% di gennaio e contro un attesa frenata al 9%. Su base mensile l’aumento è stato dell’1%, rispetto allo 0,50%. A fare da traino sono stati il forte aumento dei generi alimentari e dei servizi, che hanno superato la decelerazione della crescita dei prezzi dell’energia. Il dato tedesco di febbraio conferma gli aumenti a sorpresa dell’inflazione di martedì in Francia e in Spagna e solleva dubbi su quando la Bce la smetterà di rialzare i tassi. La settimana scorsa sono usciti i dati finali dell’inflazione dell’area euro a gennaio, che ci hanno detto che l’inflazione ‘core’ è stata rivista al rialzo ed è salita dal 5,2% al 5,3%.

Oggi escono i dati preliminari di febbraio. La previsione è che i prezzi al consumo calino, dall’8,6% all’8,1%, mentre quelli ‘core’ dovrebbero restare al 5,3%. Tuttavia i campanelli d’allarme suonati in Francia, Spagna e Germania potrebbero riservare delle sorpresa anche nell’Eurozona. Negli utili tempi in Europa i dati ‘core’ sono diventati i più indicativi, perchè la paura è che l’inflazione si sia propagata dall’energia ad altre voci, in particolare i servizi il cibo. Il dato  verrà osservato attentamente dalla Bce, perchè se i prezzi non dovessero calare in linea con le attese, la banca centrale sarebbe costretta a rialzare il tasso sui depositi dall’attuale 2,50% al 3,75%. In pratica nelle prossime tre riumioni la Bce potrebbe rialzare i tassi 2 volte, probabilmente a marzo e maggio, di 50 punti e una volta, a giugno, dello 0,25%. 
 

Bundesbank registra nel 2022 prima perdita da oltre 40 anni

La Bundesbank ha registrato lo scorso anno la sua prima perdita dal 1979, cioè da oltre quarant’anni, a causa dei rialzi dei tassi Bce che hanno ridotto il valore delle sue partecipazioni obbligazionarie e hanno generato una perdita sui prestiti ultra convenienti elergiti alle banche commerciali. Il presidente della Buba, Joachim Nagel dichiara che il danno è stato “in definitiva il risultato della politica straordinariamente espansiva degli ultimi anni”.
La Buba ha acquistato circa mille miliardi di euro di titoli di Stato per lo più tedeschi dal 2015 nell’ambito dei programmi di acquisto di bond della Bce. Sebbene la perdita di 172 milioni di euro sia stata coperta da accantonamenti accumulati nel corso degli anni, è probabile che si verifichino ulteriori perdite a causa del continuo aumento dei tassi di interesse, che riduce il valore delle obbligazioni accumulate negli anni in cui l’inflazione era molto bassa.

 

Gb: Bailey (Boe) respinge aspettative rialzo tassi

Il Governatore della Bank of England, Andrew Bailey, ha respinto l’aspettativa di mercato di un forte rialzo dei tassi sopra l’attuale 4%. La sterlina avanza sia sull’euro sua sul dollaro dopo le sue parole, ma oggi in Asia è tornata sotto quota 1,2 sul dollaro, restando invece stabile sull’euro. “In questa fase – dice Bailey – vorrei mettere in guardia contro chi dice che abbiamo finito con gli aumenti dei tassi e contro chi dice che inevitabilmente dovremo farne di più. Qualche ulteriore aumento dei tassi potrebbe rivelarsi opportuno, ma nulle è deciso”. Secondo Bailey è esagerato dire che i tassi britannici potrebbero arrivare al 4,75% a fine anno. L’aspettativa per marzo è che la Boe ritocchi i tassi di 25 punti base.
 

Eli Lilly: taglia 70% insulina per contenere costi cura diabete

La casa farmaceutica Usa Eli Lilly ridurrà del 70% i prezzi di listino dei suoi prodotti insulinici più comunemente prescritti per contenere i costi delle cure del diabete e rendere più facile per i pazienti permettersi i farmaci.

Le riduzioni dei prezzi inizieranno nel quarto trimestre per Humalog e Humulin, i suoi due prodotti di insulina più venduti. Eli Lilly ha anche fatto sapere che dal primo maggio ridurrà il prezzo di listino di un’insulina senza marchio che passerà da 85 a 25 dollari al flaconcino. “I drastici tagli dei prezzi che stiamo annunciando oggi dovrebbero fare la differemza per gli americani col diabete” sostiene l’ad di Eli David Ricks.

La decisione arriva dopo l’approvazione del piano anti-inflazione sostenuto dalla Casa Bianca che chiedeva di calmierare i prezzi dell’insulina, un farmaco di cui hanno bisogno negli Stati Uniti, dove l’obesità è molto diffusa, più di trenta milioni di americani. A Wall Street le azioni della casa farmaceutica hanno guadagnato ieri oltre l’1% e lo 0,58% nell’after hour.

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