La pandemia è finita, ha dichiarato il presidente Biden dagli USA. “Abbiamo ancora un problema con il Covid. Ci stiamo ancora lavorando molto. Ma la pandemia è finita. Come si può notare, nessuno indossa maschere. Tutti sembrano essere sufficientemente in forma. E quindi penso che le cose stiano cambiando”. Ora, vale la pena di ricordare alcuni fatti importanti. Innanzitutto, queste dichiarazioni richiamano quelle che sono state fatte tante altre volte prima, ogni volta che ci si trovava in una fase a minor prevalenza virale e a bassa o nulla pressione ospedaliera.
All’inizio del giugno 2021, per esempio, la dichiarazione di “fine pandemia”arrivò dagli esperti Norvegesi. Fu all’epoca il prof. Preben Aasvitsland, dell’Istituto norvegese di Sanità pubblica, a rilasciare su Twitter questa affermazione; poco dopo sarebbe arrivata la variante delta, di gran lunga peggiore di quelle viste fino a quel momento, a ricordarci che il virus muta e non ha orecchie per sentire certe dichiarazioni infondate.
Anche a febbraio 2022, in Italia, la pandemia era finita, numeri alla mano, come dichiararono molti esperti; salvo il fatto che, anche in questo caso, seguirono 2 ondate, una guidata dalla variante Omicron BA.2, con picco a fine marzo, ed una dalla variante BA.5, con picco a metà Luglio e massimo di mortalità alla fine di quel mese.
Vi sono state anche varianti diverse di queste dichiarazioni di fine pandemia: il cancelliere austriaco Kurz, per esempio, dichiarò a luglio 2021 che la pandemia era finita per i vaccinati; di lì a qualche mese, ci sarebbe stata la variante Omicron, fortemente immunoevasiva, a ricordare che da un punto di vista di propagazione del virus le cose non stavano proprio come improvvidamente dichiarato. Di certo, quindi, fino a questo momento SARS-CoV-2 si è fatto beffe di chiunque dichiarasse “finita” la pandemia; tanto è vero che, contrariamente a politici ed esperti locali, l’OMS non ha ancora dichiarato terminata la pandemia.
Agli esperti più o meno titolati, e ancor più ai politici, non possiamo dare quindi acriticamente ascolto, tanto più che essi tendono a solleticare le nostre aspettative, per raccogliere consenso; ma quindi quando e come possiamo sapere se la pandemia è davvero terminata?
Parafrasando un noto allenatore, pandemia finisce quando arbitro fischia. Non esiste cioè nessun set di indicatore, nessuna metrica, nessuna analisi dei dati che possa oggettivamente stabilire che una pandemia è terminata, a meno che non si arrivi all’improbabile (direi in questo caso impossibile) evento della scomparsa di un patogeno per estinzione; questo perché, finchè il patogeno circola, essendo capace di evolvere continuamente, nessuno stato attuale può essere realmente predittivo di quel che succederà, poniamo, tra tre o sei mesi, quando una nuova variante potrebbe aggirare i vaccini e riempire di nuovo gli ospedali.
Dunque, il controllo epidemiologico serve a prevedere cosa succederà a breve e ad essere coscienti di ciò che sta succedendo, ma non a identificare direttamente la fine di una pandemia; le considerazioni da fare sono altre. Quali? Precisamente quelle che adotta l’OMS. I suoi esperti considerano, per prendere la decisione di dichiarare terminato lo stato di pandemia, tutti i parametri epidemiologici abituali, ma anche una stima dello stato di immunizzazione raggiunto dalla popolazione mondiale (sia per circolazione virale che per vaccinazione) e lo stato di emergenza di nuove varianti, osservato negli ultimi mesi. Vi sono poi anche altre considerazioni: dichiarare cessata la pandemia, per esempio, farebbe immediatamente ritornare in effetto i brevetti sui vaccini e sui farmaci contro il COVID-19 che le case farmaceutiche hanno sospeso per l’emergenza, ostacolando l’immunizzazione soprattutto nei paesi più poveri e quindi relegando i danni (e il rischio di nuove varianti) proprio a quei paesi meno attrezzati per reagire.
Ecco perché, per “fischiare” la fine la discussione mensile che gli esperti OMS fanno è piuttosto complessa, e tiene conto di moltissime variabili; ecco perché potrebbe persino risultare sbagliata, ma soprattutto ecco perché la fine della pandemia non è un fenomeno epidemiologico, clinico o virologico, ma una decisione arbitraria (si potrebbe dire arbitrale) proprio come la fine di una partita di calcio o un rigore concesso ad una squadra.
“Pandemia” è uno stato identificato che implica una serie di azioni politiche e pratiche, che finisce di essere necessario non perché scompare un patogeno, ma perché il pericolo è sufficientemente contenuto al netto di tutte (tutte!) le considerazioni fatte, e certamente non guardando ai singoli paesi o per dichiarazione di un singolo politico, ma al netto di un esame approfondito da parte di esperti Oms che guardano al mondo nel suo insieme.
Forse la pandemia è davvero finita; ma il virus non se ne accorgerà di certo, e saranno invece le nostre azioni ad adeguarsi ad una diversa percezione di rischio, oltre che ad una sua effettiva riduzione.