• 26 Novembre 2024 9:45

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La morte della ristoratrice criticata via social per la recensione in difesa di disabili e gay, disposta l’autopsia

Gen 15, 2024

AGI – L’ombra di una ‘fake news’ e dell’odio social sulla morte di Giovanna Pedretti, la 59enne titolare di una pizzeria ‘Le Vignole’ il cui corpo è stato trovato nel pomeriggio del 14 gennaio nel fiume Lambro, vicino a un ponte di Sant’Angelo Lodigiano. La Procura di Lodi ha disposto l’autopsia, pur ritenendo prevalente l’ipotesi del gesto volontario. Nel frattempo proseguono gli accertamenti dei carabinieri per ricostruire i movimenti della donna che aveva fatto perdere le proprie tracce. 

Secondo le prime ricostruzioni investigative, la ristoratrice era uscita di casa di mattino presto senza più fare ritorno. Dopo alcune ore il marito, preoccupato, ne ha denunciato la scomparsa. Il ritrovamento del cadavere è avvenuto nel primo pomeriggio quando sul posto sono intervenuti il pm di turno, i Vigili del fuoco e i carabinieri con la sezione Rilievi.

Nei giorni scorsi Giovanna Pedretti era stata al centro di alcune polemiche per aver denunciato una recensione negativa per il suo locale, lasciata da un cliente lamentatosi di aver mangiato in un tavolo accanto a un altro con persone omosessuali e disabili.

La ristoratrice su Instagram aveva mostrato lo ‘screenshot’ della recensione: “Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay. Non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà. Mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più”.

Sotto, la sua dura risposta (“Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole”) con l’invito a non tornare più nella pizzeria.

Il post aveva ricevuto il plauso della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli ma nei giorni successivi sui social è stata messa in dubbio l’autenticità della recensione, al punto che qualcuno ha parlato di “operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili” e sono spuntate decine di messaggi di insulti e critiche.

La stessa ristoratrice, intervistata dal Tg3, aveva risposto in modo evasivo ammettendo la possibilità di essere caduta in un non meglio specificato “tranello”. La pizzeria, peraltro, è molto attenta al sociale e dal 2020 promuove iniziative di solidarietà come la pizza sospesa per persone povere e disabili.

Codacons, riflettere sull’eccessivo potere degli influencer in Italia

Per Il Codacons, il caso Pedretti deve portare ad una riflessione generale sull’eccessivo potere degli influencer in Italia e a una stretta verso chi lancia gogne mediatiche e alimenta odio su web e social network. 

“Il caso di Giovanna è estremamente grave e porta di nuovo alla ribalta il tema della responsabilità sia degli influencer circa i contenuti pubblicati sui social, sia degli utenti che alimentano odio e violenza sul web – spiega il Codacons che da anni chiede una regolamentazione ferrea sul settore -. Al di là della vicenda specifica, sulla quale non entriamo nel merito in attesa delle indagini della magistratura, e senza chiamare in causa nessuno in particolare, è oramai innegabile come gogne mediatiche, campagne aggressive sui social network e messaggi tesi a gettare discredito su una persona possano avere conseguenze anche pesanti, come può essere un suicidio o un atto di violenza compiuto da terzi sotto l’influenza del clima di odio generato sul web”.

“Nell’attesa di conoscere le misteriose linee guida in materia annunciate nei giorni scorsi dall’Agcom – fa sapere ancora il Codacons – riteniamo urgente valutare in Italia una normativa specifica che, pur nel rispetto del sacrosanto diritto alla libertà di pensiero e di espressione, porti influencer, soggetti con enorme seguito sui social, ma anche semplici utenti che postano commenti feroci e violenti, a rispondere penalmente delle conseguenze del proprio operato su tali piattaforme digitali, anche attraverso la previsione del reato di concorso negli illeciti commessi da terzi a seguito delle gogne mediatiche lanciate sui social network, e per la fattispecie di concorso in istigazione al suicidio quando si verificano episodi come quello di Giovanna Pedretti”.

Tovaglieri (Lega), saltati i principi di buonsenso 

“Non mettiamo in discussione il diritto alla ricerca della verità e all’informazione, che restano di primaria importanza in una nazione democratica. Occorre però che l’esercizio di questi diritti avvenga in modo proporzionato all’entità dei fatti e alle possibilità di replica degli interessati”. Lo afferma in una nota Isabella Tovaglieri, europarlamentare lombarda della Lega, intervenendo sulla vicenda.

“Non tutti i casi sono il Watergate, non tutti gli influencer e vip dei social sono giornalisti e fact checker, e non sempre le persone attaccate hanno a disposizione gli stessi mezzi, le stesse capacità comunicative e la stessa potenza di fuoco di chi le attacca e può accadere che si sentano impotenti e oppresse da una soverchiante eco mediatica che sembra non dare loro alcuno scampo. Nel caso della ristoratrice del Lodigiano – spiega Tovaglieri -, sono saltati i principi di proporzionalità e buonsenso. Su questo ci aspettiamo una riflessione seria e coscienziosa da parte di chi ha scatenato la gogna e da chi l’ha rilanciata sugli organi di informazione e sui social media”. 

“Niente fiori” davanti alle vetrine, il saluto dei volontari del Maggiolino 

“Si prega cortesemente di non depositare fiori e oggetti davanti alle vetrine”: questo il testo del cartello affisso lunedì 15 gennaio davanti alla pizzeria. Intanto è arrivato l’ultimo saluto alla donna da parte del gruppo di volontari del Maggiolino che partecipava all’iniziativa della pizza ‘sospesa’ portata avanti dal locale a favore dei ragazzi disabili e delle loro famiglie.

“Grazie per quello che hai fatto per noi, grazie per l’iniziativa della pizza sospesa e soprattutto per aver difeso la disabilità. Ci mancherai Gio”, si legge in un post su Facebook. L’iniziativa, con cui i clienti potevano lasciare una pizza pagata, era portata avanti anche insieme all’associazione Genitori e amici dei disabili. 

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