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La mappa delle stelle è stata ritrovata. La realizzò Ipparco, un antico pensatore greco

Ott 21, 2022

Ci sono momenti della storia del pensiero, almeno di quella occidentale, in cui singoli individui contribuiscono più di tutti i loro predecessori messi insieme all’avanzamento della conoscenza scientifica.
Molti di questi momenti si sono verificati durante l’antichità a opera di pensatori greci; fra questi, se si guarda all’astronomia, un posto di primo piano spetta certamente a Ipparco, vissuto nel secondo secolo avanti Cristo. Per quanto ne sappiamo, è con Ipparco che l’astronomia greca, grazie all’utilizzo di sistemi matematici innovativi che consentono di ottenere un dettagliato modello del moto degli astri, passa dalla descrizione alla predizione. 

 

Utilizzando la gran mole di osservazioni dovute alla civiltà mesopotamica, e importando in Grecia anche alcuni sistemi di misura più agili, quali il sistema posizionale sessagesimale, costruì le prime tavole astronomiche moderne dell’occidente, e suddivise l’eclittica (e i cerchi in genere) in 360 gradi. Non solo: a lui si deve quasi certamente l’astrolabio piano e il perfezionamento di molti strumenti di misura. L’insieme di metodi matematici nuovi e di strumenti inventati ad hoc permisero a Ipparco di misurare accuratamente la durata dell’anno solare, la grandezza, la distanza, il moto del Sole e della Luna, e infine di scoprire la precessione degli equinozi. 

 

Quest’ultima scoperta avvenne probabilmente durante la preparazione di quella che fu la sua opera principale: un catalogo stellare, ottenuto dalle sue osservazioni dirette e dal confronto tra queste e quelle dei suoi predecessori. Fu proprio questo confronto, e l’osservazione del fatto che le longitudini delle stelle cosiddette fisse aumentano nel tempo, che lo portò alla scoperta della precessione degli equinozi.
Ebbene, di questo straordinario genio dell’antichità è sopravvissuto molto poco: una sua opera minore e per il resto solo riferimenti indiretti, innanzitutto da parte di Tolomeo, ma anche da un gran numero di altri autori, fino per esempio a Plinio il Vecchio e oltre. La sua opera maggiore, ovvero il trattato di astronomia più importante dell’epoca e uno dei più innovativi, il suo catalogo di oltre ottocento stelle, è andata perduta, forse anche nell’incendio della biblioteca di Alessandria.

 

Nel 2005, una vaga idea di cosa dovesse contenere la si ebbe quando un astrofisico americano, Bradley E. Schaefer, si accorse che il globo stellato rappresentato su una statua romana raffigurante Atlante, conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in realtà la copia di un originale greco, poteva corrispondere alla immagine fisica del catalogo stellare di Ipparco. Tuttavia, per ovvi motivi, seppure ciò dovesse essere vero, il globo nella statua conteneva solo una ridottissima versione dell’opera del grande scienziato greco.

 

Proprio in questi giorni, il tesoro rimpianto per quasi due migliaia di anni sembra tuttavia essere stato ritrovato. Un trio internazionale di ricercatori ha scoperto quella che potrebbe essere la famosa mappa delle stelle di Ipparco. Nel loro articolo pubblicato su Journal for the History of Astronomy, Victor Gysembergh, Peter Williams ed Emanuel Zingg descrivono un manoscritto palinsesto che è stato trovato nel monastero greco-ortodosso di Santa Caterina nella penisola del Sinai. I ricercatori si sono accorti che la pergamena di un particolare manoscritto era stato riutilizzato, raschiando via un testo precedente per riutilizzare il prezioso supporto. Incuriosito, uno dei membri del gruppo ha chiesto a un gruppo di studenti di vedere se riuscivano a distinguere il testo sottoscritto; e così è emerso un frammento di testo che era citato in un’opera di Eratostene.

 

A questo punto la scienza moderna è arrivata in soccorso di quella antica: il manoscritto è stato inviato alla Early Manuscripts Electronic Library, dove è stato scansionato utilizzando una varietà di tecniche di illuminazione a diversa lunghezza d’onda, recuperando quasi tutto il testo raschiato via. Questo è risultato descrivere con elevata precisione le posizioni di diverse costellazioni e stelle. A questo punto, proprio utilizzando la precessione, il gruppo di ricerca è stato in grado di calcolare che le posizioni riportate per le stelle corrispondevano ad osservazioni effettuate nel 129 avanti Cristo, oltretutto più precise di quelle successive riportate da Tolomeo. Tutti, in questi giorni, abbiamo visto le meraviglie astronomiche disvelate dall’ultimissimo mostro tecnologico, il telescopio orbitante intitolato a James Webb; adesso possiamo finalmente ammirare ciò che 2200 anni fa riuscì a fare con strumenti poco superiori a quelli di un carpentiere, un ingegno acutissimo e una nuova matematica un greco, vissuto a Nicea, le cui scoperte hanno resistito fino a noi.

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