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La Manovra per commercianti e artigiani: con l’Iri la tassa sui redditi reinvestiti scende al 24%

Ott 16, 2016

MILANO – Artigiani e commercianti si vedranno tassare il reddito che lasciano nella disponibilità della loro impresa alla stessa stregua delle altre aziende: la legge di Bilancio per il 2017 porta la ‘flat tax’ per le società di persone e le ditte individuali, che verranno tassate al 24%. Lo stesso livello al quale è stata tagliata l’Ires, che scenderà dall’attuale 27,5%. E’ questo uno dei tre tasselli del pacchetto di agevolazioni fiscali per le Pmi, che vale circa 1 miliardo e unisce all’Iri l’introduzione del regime di tassazione per cassa (si paga all’incasso della fattura, e non al suo stacco) e alla revisione degli studi di settore. Interventi che per Cesare Fumagalli, segretario generale della Confartiginaato, “non possono che essere accolti con un giudizio positivo. Anche se ci sarebbe bisogno di un salto all’ingiù della pressione fiscale, e non solo una limatura, registriamo positivamente gli annunci del governo, in attesa di conoscere i testi definitivi e vederne l’attuazione. Se prima c’era uno scalino tra le imprese personali e gli altri, ora c’è più equità”.

L’Imposta sul reddito dell’imprenditore. Dopo lunga gestazione, sembra dunque il momento buono per l’Iri. Gli esperti di Confartigianato spiegano l’impostazione della nuova tassa. Ad oggi – ai fini dell’imposizione diretta – i redditi prodotti dalle imprese “personali”, restano in capo all’imprenditore e ai suoi soci, anche se vengono reinvestiti nell’azienda. Con l’Iri, invece, si istituisce un doppio binario per questi redditi. Per favorire la capitalizzazione delle imprese, la parte di reddito “non prelevata dal titolare o dai soci” subisce una tassazione più leggera: il 24%, stesso livello al quale viene posta l’Ires dal 2017. La parte di redditi che viene invece prelevata viene tassata con l’aliquota Irpef progressiva di competenza, che può salire dunque fino al 43%. In sede di attuazione, notano gli artigiani, “le modalità applicative dovranno essere improntate a criteri di semplificazione”, in particolare dare luogo a una “previa opzione” da parte degli imprenditori, con la necessità di evidenziare nei documenti contabili i prelievi e versamenti del titolare e dei soci.

I vantaggi riconosciuti sono il rendere uniforme la tassazione del reddito d’impresa, la possibilità di sgravare “in modo sostanziale” il reddito reinvestito nell’impresa riconoscendo di conseguenza “l’utilità sociale della patrimonializzazione e dell’investimento nell’azienda”. Resta il fatto, puntualizza Fumagalli, che “la platea per questa iniziativa resterà limitata a qualche decina di migliaia di imprese, quelle più strutturate e ‘ricche’ che hanno fatto bene in questa fase di crisi”. Difficile – in sostanza – per molti artigiani destinare in questo momento risorse alle proprie attività.

Le simulazioni. L’associazione degli artigiani fornisce due casi concreti:

  • Impresa individuale con reddito di impresa di 40.000 euro di cui 28.000 euro prelevati da titolare. Con le attuali disposizioni, l’Irpef dovuta (non considerando per semplicità le addizionali locali, che rendono ancor più conveniente l’Iri) è di 11.520 euro. Con l’Iri ad aliquote attuali ci sarebbero da versare 2.880 euro a titolo di Ires e 6.960 euro come Irpef a carico del titolare, con un risparmio d’imposta di 1.680 euro.
  • Impresa individuale con reddito di impresa di 70.000 euro, di cui 35.000 euro prelevati da titolare si ritroverebbe oggi a pagare 23.370 euro di Irpef, mentre risparmierebbe 5.350 euro con la formula dell’Iri versando nel dettaglio 8.400 euro al 24% e 9.620 euro di Irpef del titolare.

Le tasse si pagano al momento dell’incasso. Nelle imprese personali in contabilità semplificata (più della metà del totale), per combattere gli effetti della stretta al credito bancario e dei ritardi nei pagamenti, il prelievo d’imposta va a coincidere con le concrete disponibilità finanziarie dell’azienda. In sostanza, si paga dopo aver incassato le fatture e non solo in base alla loro compilazione.

Studi di settore. La loro revisione, per la quale servirà necessariamente del tempo, fa tramontare la concezione di strumento di accertamento. Diventano piuttosto una indicazione di adeguatezza della dichiarazione fiscale degli imprenditori. Confartigianato ha fatto un pressing elevato per introdurre meccanismi premiali: per chi si collocherà “al di sopra delle linee che usciranno per ogni singolo studio”, si prevedono semplificazioni sugli adempimenti fiscali e periodi di accertabilità più ridotta. Ventilata, ma resta da verificare nei testi finali, la possibilità per i creditori verso la Pa di compensare direttamente il credito

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