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Lazio, una notte inspiegabile. La testa al derby?

Apr 13, 2018

di Alberto Dalla Palma

venerdì 13 aprile 2018 08:05

La luce biancoceleste si è spenta al minuto numero 70, quando Felipe Anderson ha consegnato a Luis Alberto il pallone più comodo del 2-1 e della qualificazione alla quarta semifinale europea della storia della Lazio. Lo spagnolo invece di segnare ha consegnato il pallone al portiere del Salisburgo e la Lazio è uscita dal campo, nonostante Immobile l’avesse trascinata anche nella Red Bull Arena, una specie di Colosseo dell’era moderna da dove è difficile uscire vivi. Dal 27 novembre del 2016 qua dentro nessuno è stato in grado di vincere: la Lazio ci stava riuscendo, dopo i quattro gol dell’Olimpico ecco il guizzo di Ciro, quello della presunta sicurezza.

Ma era soltanto un sogno, un’illusione, perché dopo l’immediato pareggio di Dabbur, proprio Luis Alberto ha spento la luce con un errore clamoroso, equivalente a quelli che avrebbe commesse De Vrij in questa partita da incubo. Inzaghi aveva cambiato qualcosa, forse condizionato da un derby che adesso gli fa paura. Ha richiamato Basta e il miglior saltatore di testa – Milinkovic Savic – scegliendo Lukaku e Felipe Arderson: voleva mettere al sicuro la qualificazione e gestire le energie per domenica notte? Il brasiliano si era anche inventato la palla giusta per Luis Alberto, poi il buio più totale, il crollo, la disperazione. In quattro minuti si è sciolta la Lazio: dal 72’ al 76’ tre gol degli austriaci, senza alcuna opposizione. Una cosa mai vista: la Lazio, nel primo tempo, aveva gestito da grande squadra la partita, con la forza della qualità e della classe. Cosa sia successo dal gol di Immobile in poi, nessuno riuscirà mai a spiegarlo: ogni azione del Salisburgo, una palla dentro la porta di Strakosha. Si è infranto così il sogno dei tifosi laziali, in millequattrocento in questo Colosseo e chissà quanti in una semifinale che non ci sarà più.

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