AGI – Tra i vari fronti di protesta contro la costruzione dello stadio del Milan a San Donato, si scalda quello guidato dal Wwf pronto ad andare in tribunale per difendere l’area San Francesco dove dovrebbe sorgere l’impianto. Sempre che, nel frattempo, non decolli il progetto di ristrutturare San Siro presentato ieri da Webuild. E’ “una zona umida, cioè uno stagno in cui c’è acqua non corrente di profondità non molto elevata, lunga 700 metri per 40 di larghezza – la descrive all’AGI Giorgio Bianchini del Wwf Martesana Sud – ed è sede di una grande biodiversità di cui ci prendiamo cura da tempo. Abbiamo trovato uccelli acquatici come la nitticora, l’airone grigio, i germani, le gallinelle d’acqua, la folaga, la poiana. Ci sono anche volpi e ricci ed è circondata da zone boscate. Ci sono poche aree con queste caratteristiche in ambito metropolitano”. La preoccupazione, racconta, è salita quando da notizie di stampa si è saputo che nei giorni scorsi sarebbero cominciate le operazioni di bonifica da parte della società Sportlifecity acquisita dal club rossonero.
“Seguiamo l’area da quando è diventata edificabile, cioé dagli anni Novanta, e abbiamo sempre presentato le nostre osservazioni sui piani edificatori che sono stati presentati. Ci fu anche un interessamento dell’Inter una decina di anni fa. Preoccupati da quanto riportati dei media, abbiamo mandato una diffida alla società e alla Prefettura per via legale chiedendo di bloccare i lavori sulla base della perizia di un professionista agronomo. La Prefettura ci ha risposto di non avere competenza in tema”.
Lunedì, annuncia Bianchini, sempre tramite lo studio legale Dini-Saltamacchia, “presenteremo agli organi competenti, tra i quali Comune e Regione, la richiesta di riconoscere l’area come zona boschiva ai sensi di una legge del 2004 e passibile di ‘vincolo forestale’ come stabilito da una legge regionale del 2008 e poi da un decreto legge. Se non dovessero rispondere, siamo pronti a rivolgerci ai giudici”.
L’Italia ha ratificato nel 1971 la Convenzione di Ramsar sulle Zone Umide impegnandosi a proteggerle. Il riconoscimento del vincolo di bosco, se dovesse avvenire, non comporterebbe però il fatto che non si potrebbe costruire. “In ogni caso non si potrebbe farlo tout court ma si dovrebbero mettere in campo delle azioni, anche di compensazione ambientale, per mitigare i danni all’ambiente”. “Ma noi vogliamo salvare l’area” insiste Bianchini evidenziando un altro aspetto che non convince il Wwf. “Tutta lo spazio è recintato ma la zona umida è di proprietà del Consorzio Canale Navigabile Milano-Cremona-Po e non si capisce a che titolo sia stata recintata”.