• 27 Novembre 2024 15:21

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

La lettera-testamento di Sammy Basso, “non siate tristi, io ho vissuto felicemente”

Ott 11, 2024

AGI – “Brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho vissuto una vita felicemente, un dono che mi è stato dato da Dio”: questi alcuni passi della lettera di commiato scritta da Sammy Basso (il ricercatore affetto sin dalla nascita da una malattia rara chiamata progeria e morto improvvisamente domenica scorsa all’età di 28 anni) e letta nel giorno dei suoi funerali. In migliaia hanno assistito alle esequie celebrate nel campo sportivo di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, di cui lo stesso giovane biologo era stato in qualche modo ‘regista’ con questa sorta di testamento scritto nel 2017 e con l’indicazione dei canti e della musica per il suo ultimo saluto.

 

La sua lettera è un inno alla vita che suona come una nuova, ultima, lezione: “Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia”, aveva scritto, “non ascoltate! Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio”. “Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato. L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti”, si legge inoltre, “ricordatemi pregando, ricordandomi bevendo un bicchiere di vino, ricordatemi facendo festa. So che soffrirete, cercate di non soffermarvi troppo nel dolore”.  

 

“Ci siamo amati, sostenuti e arricchiti a vicenda”, ha rievocato la mamma di Sammy, Laura Lucchin, nel suo saluto al termine del funerale, “il nostro è stato un percorso faticoso che ha costretto ad andare all’essenziale, a non sprecare neppure un sorso della vita”. Il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, originario di Schiavon, il paese accanto a Tezze, in un messaggio ha ricordato le sue conversazioni con Sammy di cui ha sottolineato “l’inestimabile testimonianza di vita e di fede”. 

 

Il testo integrale della lettera-testamento di Sammy

“Se state leggendo questo scritto, allora non sono più tra il mondo dei vivi. Perlomeno non nel mondo dei vivi per come lo conosciamo. Scrivo questa Iettera perché, se c’è una cosa che mi ha sempre angosciato, sono i funerali. Non che ci sia qualcosa di male, nei funerali: dare l’ultimo saluto ai propri cari è una tra le cose più umane e più poetiche in assoluto. Tuttavia, ogni volta che pensavo a come sarebbe stato il mio funerale, ci sono sempre state due cose che non sopportavo: il non poter esserci e dire le ultime cose, e il fatto di non potere consolare chi mi è caro. Oltre al fatto di non poter parteciparvi, ma questo è un altro discorso… E perciò, ecco che ho deciso di scrivere le mie ultime parole, e ringrazio chiunque le stia leggendo. Non voglio lasciarvi altro che quello che ho vissuto, e visto che si tratta dell’ultima volta che ho la possibilità di dire la mia, dirò solo l’essenziale, senza cose superflue o altro.

 

Voglio che sappiate innanzitutto che ho vissuto la mia vita felicemente, senza eccezioni, e l’ho vissuta da semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente. Fin da bambino, come ben sapete, la progeria ha segnato profondamente la mia vita. Sebbene non fosse che una parte piccolissima di quello che sono, non posso negare che ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte.

 

Non so il perché e il come me ne andrò da questo mondo, sicuramente in molti diranno che ho perso la mia battaglia contro la malattia. Non ascoltateli. Non c’è mai stata nessuna battaglia da combattere, c’è solo stata una vita da abbracciare per com’era, con le sue difficoltà, ma pur sempre splendida, pur sempre fantastica, né premio né condanna, semplicemente un dono che mi è stato dato da Dio. Ho cercato di vivere più pienamente possibile, tuttavia ho fatto ì miei sbagli, come ogni persona, come ogni peccatore. Sognavo di diventare una persona di cui si parlasse nei Iibri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, Io si fa con reverenza.

 

Non nego che, sebbene la mia intenzione fosse di essere un grande della storia per avere fatto del bene, una parte di questo desiderio era anche dovuto ad egoismo. L’egoismo di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri. Ho lottato con ogni mia forza questo malsano desiderio, sapendo bene che Dio non ama chi fa le cose per sé, ma nonostante ciò non sempre ci sono riuscito. Mi rendo conto ora, mentre scrivo questa Iettera, immaginando come sarà il mio ultimo momento nella Terra, che è il più stupido desiderio che si possa avere. La gloria personale, la grandezza, la fama altro non sono che una cosa passeggera. L’amore che si crea nella vita invece è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio. Se c’è una cosa di cui mi non mi sono mai pentito è quello di avere amato tante persone nella mia vita, e tanto. Eppur troppo poco. Chi mi conosce sa bene che non sono un tipo a cui piace dare consigli, ma questa è la mia ultima occasione. Perciò ve ne prego, amici miei, amate chi vi sta attorno, non dimenticatevi che i nostri compagni di viaggio non sono mai il mezzo, ma il fine. Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!

 

In molte cose, come vi ho già detto, sbagliavo. Per buona parte della mia vita ho pensato che non ci fossero eventi totalmente positivi o totalmente negativi, che dipendesse da noi vederne i lati belli o i lati oscuri. Certo, è una buona filosofia di vita, ma non è tutto. Un evento può essere negativo ed esserlo totalmente. Quello che spetta a noi non è nel trovarci qualcosa di positivo, quanto piuttosto di agire sulla retta via, sopportando e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo. Non si tratta di trovare i lati positivi, quanto piuttosto di crearli. Ed è questa, a mio parere, la facoltà più importante che ci è stata data da Dio, la facoltà che più di tutti ci rende umani.

 

Voglio farvi sapere che voglio bene a tutti voi e che è stato un piacere compiere la strada della mia vita al vostro fianco. Non vi dirò di non essere tristi, ma non siatelo troppo. Come ad ogni morte, ci sarà qualcuno tra i miei cari che piangerà per me, qualcuno che rimarrà incredulo, qualcuno che invece, magari senza sapere perché, avrà voglia di andare fuori con gli amici, stare insieme, ridere e scherzare, come se nulla fosse successo. Voglio esservi accanto in questo e farvi sapere che è normale. Per chi piangerà, sappiate che è normale essere tristi. Per chi vorrà fare festa, sappiate che è normale far festa. Piangete e festeggiate, fatelo anche in onore mio. Se vorrete ricordarmi, invece, non sprecate troppo tempo in rituali vari: pregate, certo, ma prendete anche dei bicchieri, brindate alla mia e alla vostra salute, e siate allegri. Ho sempre amato stare in compagnia e perciò è così vorrei essere ricordato. Probabilmente però ci vorrà del tempo. E se voglio veramente consolare e partire da questo mondo in modo da non farvi stare male, non posso semplicemente dirvi che il tempo curerà ogni ferita. Anche perché non è vero. Perciò vi voglio parlare schiettamente del passo che io ho già compiuto e che tutti devono prima o poi compiere: la morte.

 

Anche a solo dirne il nome, a volte, la pelle rabbrividisce. Eppure è una cosa naturale, la cosa più naturale al mondo. Se vogliamo usare un paradosso, la morte è la cosa più naturale della vita. Eppure ci fa paura. È normale, non c’è niente di male, anche Gesù ha avuto paura. È la paura delI’ignoto, perché non possiamo dire di averne avuto esperienza in passato. Pensiamo però alla morte in modo positivo: se Iei non ci fosse, probabilmente non concluderemmo niente nella nostra vita, perché, tanto, c’è sempre un domani. La morte invece ci fa sapere che non c’è sempre un domani. Che, se vogliamo fare qualcosa, il momento giusto è “ora”!

 

Per un cristiano, però, la morte è anche altro. Da quando Gesù è morto sulla croce, come sacrificio per tutti i nostri peccati, la morte è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre, è l’unico modo per vedere finalmente il suo volto. E, da cristiano, ho affrontato la morte. Non volevo morire, non ero pronto per morire, ma ero preparato. L’unica cosa che mi dà malinconia è non poter esserci per vedere il mondo che cambia e che va avanti. Per il resto, però, spero di essere stato in grado, nell’ultimo mio momento, di vedere la morte come la vedeva san Francesco, le cui parole mi hanno accompagnato tutta la vita. Spero di essere riuscito anch’io ad accogliere la morte come “Sorella Morte”, dalla quale nessun vivente può scappare”.

 

Se in vita sono stato degno, se avrò portato la mia croce così come mi era stato chiesto di fare, ora sono dal Creatore. Ora sono dal Dio mio, dal Dio dei miei padri, nella sua Casa indistruttibile. Lui, il nostro Dio, l’unico vero Dio, è la causa prima e il fine di ogni cosa. Davanti alla morte nulla ha più senso se non Lui. Perciò, sebbene non c’è bisogno di dirlo, poiché Lui sa tutto, come ho ringraziato voi voglio ringraziare anche Lui. Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e Io ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana.

 

Non stancatevi mai, fratelli miei, di servire Dio e di comportarvi secondo i suoi comandamenti, poiché nulla ha senso senza di Lui e perché ogni nostra azione verrà giudicata e decreterà chi continuerà a vivere in eterno e chi invece dovrà morire. Non sono di certo stato il più buono dei cristiani, sono stato anzi certamente un peccatore, ma ormai poco conta: quello che conta è che ho provato a fare del mio meglio e lo rifarei. Non stancatevi mai, fratelli miei, di portare la croce che Dio ha assegnato ad ognuno, e non abbiate paura di farvi aiutare nel portarla, come Gesù è stato aiutato da Giuseppe di Arimatea. E non rinunciate mai ad un rapporto pieno e confidenziale con Dio, accettate di buon grado la Sua Volontà, poiché è nostro dovere, ma non siate nemmeno passivi, e fate sentire forte la vostra voce, fate conoscere a Dio la vostra volontà, così come fece Giacobbe, che per il suo essersi dimostrato forte fu chiamato Israele: Colui che lotta con Dio.

 

Di sicuro, Dio, che è madre e padre, che nella persona di Gesù ha provato ogni umana debolezza, e che nello Spirito Santo vive sempre in noi, che siamo il suo Tempio, apprezzerà i vostri sforzi e li terrà nel Suo Cuore.

Ora vi Iascio, come vi ho detto non amo i funerali quando diventano troppo lunghi, e io breve non sono stato. Sappiate che non potrei mai immaginare la mia vita senza di voi, e se mi fosse data la possibilità di scegliere, avrei scelto ancora di crescere al vostro fianco. Sono contento che domani il Sole spunterà ancora…

Famiglia mia, fratelli miei, amici miei e amore mio, Vi sono vicino e se mi è concesso, veglierò su di voi, vi voglio bene!

P.s. State tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato…”.

 

Zaia, “Sammy uomo straordinario, è diventato immortale”

“Sammy è stato un grande veneto, un personaggio straordinario, autoironico, intelligentissimo, sempre pronto alla battuta, eclettico ma soprattutto con un pensiero profondo con una famiglia eccezionale, Laura e Amerigo”. L’ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia a conclusione dei funerali di Sammy Basso. “Ho avuto modo di conoscerlo dopo il suo docufilm sul viaggio sulla Route 66 negli Stati Uniti. Ha voluto studiare biologia, si è laureato per diventare uno scienziato e studiare la sua malattia, ha fatto tanto per questa malattia – ha poi aggiunto -. Era in un progetto sperimentale dall’età di 12 anni, ha donato gli organi per la ricerca. Sammy si è garantito l’immortalità e con la sua opera che non verrà dimenticata, ci saranno attività per intitolargli scuole e centri, è penso che sia il minimo che possiamo fare. E la vita di Sammy deve essere portata nelle scuole. Sammy ha amato moltissimo il Veneto. Ha saputo fare della sua malattia un’occasione”. 

 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Guarda la Policy

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close