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La leader del Wwf: “Capisco lo sfogo di Jova. Noi ambientalisti divisi”

Set 3, 2019

“Il mondo dell’ambientalismo non è una cloaca di cialtroni litigiosi, come ha detto Jovanotti giustamente esasperato. Ma una cosa è certa: le sue parole ci hanno messo davanti ad uno specchio, a domandarci chi siamo veramente e come vogliamo lottare per salvare il mondo”. Donatella Bianchi, 55 anni, presidente del Wwf (World wild life found Italia), parla all’indomani dello sfogo del cantante sui social.

Parole vere e dure quelle di Lorenzo?

“Comprensibili. Sono stati mesi di attacchi assurdi a lui e al Wwf per i concerti sulle spiagge. Un processo alle buone intenzioni celebrato sui social. Siamo stati tempestati da accuse false, mosse da chi cercava 15 minuti di celebrità. Ma almeno ora si parla di spiagge derubate della sabbia, di lidi da proteggere”.

La leader del Wwf: “Capisco lo sfogo di Jova. Noi ambientalisti divisi”

Donatella Bianchi, 55 anni, presidente di Wwf Italia

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Di cosa vi hanno accusato?

“Di esserci venduti, quando invece abbiamo lavorato gratuitamente, e di aver svenduto la natura. Di aver approvato l’abbattimento di dune e messo in pericolo colonie di volatili. Bugie, un assurdo frutto di un malinteso, un po’ di invidia e malafede”.

Qual è l’assurdo?

“Ritrovarsi accusati di reati ambientali quando il nostro obiettivo era raggiungere il maggior numero di persone che normalmente non si occupa di natura. Per lanciare un messaggio di tutela del mare e contro l’abbandono della plastica. Jovanotti, che è sensibile al problema e parla al cuore della gente, lo ha fatto con entusiasmo”.

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Dov’è il grande malinteso?

“L’idea che il Wwf rilasciasse le autorizzazioni, quelle spettano agli organi competenti. Noi abbiamo solo dato la nostra esperienza per fare in modo che gli eventi non incidessero su aree protette, siti di interesse comunitari e spiagge con presenza di specie a rischio”.

Chi vi ha attaccato?

“Con le grandi organizzazioni nazionali lavoriamo benissimo, collaboriamo, certo ognuno ha i suoi obiettivi ma non ci sono problemi. Le accuse sono arrivate soprattutto via social da privati che si nascondevano dietro nomignoli, o piccole associazioni locali che magari cercavano visibilità. E l’effetto rete ha moltiplicato gli insulti. Se i primi sono stati querelati, con le associazioni alla fine abbiamo chiuso con una stretta di mano. Come con Messner”.

Errori sulle spiagge?

“Tra le 20 date, nei luoghi dove c’erano problematicità, come Vasto dove alla fine il concerto non si è svolto per questioni di sicurezza, siamo stati noi i primi a segnalare problemi. In altri posti come a Rimini per proteggere la nidificazione del Fratino è stata creata un’area di tutela di due ettari”.

Cosa divide gli ambientalisti?

“Un tempo si facevano le battaglie sul lupo, sull’orso, ora la sfida è globale, sul cambiamento climatico. Io credo che non bisogna chiudersi a riccio in microbattaglie ma diventare movimento di massa”.

Il dubbio è tra élite e massa?

“Non bisogna stare nella torre d’avorio, essere solo avanguardia, credo si debba lavorare per un green new deal che cambi le regole del quotidiano e trovi nella politica gli strumenti per diffondersi. Se vogliamo essere efficaci dobbiamo riuscire a raggiungere e convincere chi ambientalista non lo è. Ancora”.

Per questo la scelta pop?

“Sì, l’anno scorso testimonial era Fiorello. Quest’anno Jovanotti è stata una nuova mossa vincente. Nei suoi concerti con 30mila spettatori parlava anche di un mondo migliore nel rispetto dell’ambiente: così ci ha consentito di raggiungere persone che della natura, della plastica, forse prima non si erano mai occupate. E che dopo la musica hanno raccolto le loro bottiglie”.

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