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La guerra in Ucraina blocca le fabbriche di auto

Mar 5, 2022

Non è un momento facile né felice per il settore delle auto, che quando pensava di essere uscito da un’emergenza si ritrova subito catapultata in una nuova. Dopo aver vissuto la crisi dei microprocessori a cavallo con la pandemia da Covid-19, un nuovo ostacolo si mette sulla strada delle industrie automobilistiche che devono frenare la loro produzione a causa della guerra in Ucraina. Infatti, dopo l’invasione da parte della Russia e le prime bombe esplose sul territorio di Kiev, dall’Ucraina è arrivato il blocco degli stabilimenti che producono cablaggio per auto.

Guerra in Ucraina, le conseguenze per l’industria auto

Dopo aver vissuto un periodo tutt’altro che semplice con l’emergenza dovuta dalla mancanza di microprocessori, l’industria automobilistica vive un’altra situazione al limite. La guerra in Ucraina, oltre a tenere il mondo intero col fiato sospeso per le brutalità messe in atto dal Cremlino, è infatti l’ennesima mazzata per il settore automobilistico che si vede costretto a mollare la presa produttiva per mancanza di cablaggio per auto.

I primi a subire lo stop sono stati gli stabilimenti di BMW di Dingolfing in Germania, ma anche nello stabilimento Mini di Oxford e in quello di Steyr in Austria si accusano dei rallentamenti. Tutto ciò è dovuto al blocco più che ovvio degli stabilimenti ucraini che sono specializzati nella produzione dei cablaggi. A far risentire il comparto auto di questo blocco è nello specifico la chiusura  degli stabilimenti della Leoni nelle città ucraine di Stryji e Kolomyja, dove fino a una settimana fa, circa 7.000 dipendenti producevano cablaggio per auto. I problemi legati alla invasione in corso stanno penalizzando, o bloccando del tutto, altri fornitori internazionali con sedi in Ucraina, tra cui Nexans, Yazaki, Sumitomo, Aptiv e Kromberg & Schubert.

Negli scorsi giorni lo stabilimento Porsche di Lipsia, venuto a conoscenza del blocco ucraino, ha fermato la produzione e trasferito al “lavoro a tempo ridotto” oltre 2.500 dipendenti. Anche Volkswagen, la società madre di Porsche, aveva annunciato martedì che la produzione nel suo principale sito VW a Wolfsburg avrebbe dovuto fermarsi a causa di problemi di approvvigionamento dovuti alla guerra in Ucraina.

Non solo Ucraina, anche guai dalla Russia

Per quanto tempo andrà avanti il blocco degli stabilimenti in Ucraina non è dato saperlo, tutto dipenderà da come si evolverà la situazione bellica con la Russia. Da Mosca però potrebbe arrivare un altro duro colpo per l’industria automobilistica. Infatti dalla Russia arrivano importanti materiali per le auto tra cui il nichel che serve per le batterie delle auto elettriche.

Il prosieguo della guerra e delle ostilità, con i russi fortemente sanzionati dal punto di vista economico e chiusi da molti partner internazionali, potrebbero portare all’aumento dei prezzi di tali componenti e una traduzione purtroppo ovvia per i consumatori. Infatti, aumentando i prezzi di produzione, la conseguenza logica è l’aumento del costo delle auto, scenario che combinato all’emergenza sanitaria non ancora conclusa e l’aumento vertiginoso delle bollette di luce e gas e della benzina, potrebbe portare in tanti a mettere da parte le quattro ruote e preferire una mobilità più sostenibile.

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