AGI – Quali conseguenze avranno l’inflazione e la crisi dei chip sul mercato dell’elettronica di consumo? L’obsolescenza programmata ci ha abituati (o, meglio, fatto rassegnare) alla sostituzione frequente degli elettrodomestici e di strumenti come smartphone, computer e tablet, ma la carenza di componentistica e l’aumento dei costi per famiglie e imprese rischia di renderla insostenibile.
I produttori lo sanno e per questo all’IFA di Berlino, la fiera in cui si mette in mostra lo stato dell’arte della tecnologia di consumo, si è molto parlato di risparmio energetico, di case connesse e di domotica nel suo complesso, ma non di aumento dei costi dei prodotti. Non ancora, almeno.
Il costo degli smartphone
“Ci saranno sempre nuove sfida da affrontare” ha detto Billy Zhang, president of Overseas sales and services di Oppo, che a Parigi ha presentato il suo nuovo smartphone di fascia media, il Reno 8, “noi consideriamo la user experience alla base dei nostri prodotti, a prescindere da come va l’economia. Se i prezzi dei componenti aumenteranno, allora aumenteranno anche i prezzi degli smartphone, ma quello che importa è l’obiettivo dell’azienda: se competere nel mercato o rendere migliore l’esperienza dell’utente. Noi, ad esempio, destiniamo 50 milioni di yuan alla ricerca e allo sviluppo”. E per questo, ad esempio, si pensa di allungare la vita di uno smartphone garantendo gli aggiornamenti per un periodo più lungo.
Ma, al di là delle buone intenzioni, anche colossi come la cinese Oppo devono fare i conti con le complicazioni lungo la supply chain e la carenza degli approvvigionamenti. Specie sul fronte dei microchip. “La situazione sta migliorando” assicura Zhang, “non vediamo un problema di carenze all’orizzonte”.
Altrettanto sicuro si è mostrato Roger Liyun, general manager Honor Italia, che all’Ifa ha presentato il nuovo smartphone di fascia media, l’N70. “Non prevediamo problemi di approvvigionamento” ha detto, “Anche per questo contiamo di portare avanti senza rallentamenti il nostro piano di lancio sul mercato europeo”.
Le conseguenze sulla casa connessa
Ma il problema dell’aumento dei costi – possibile o probabile che sia – non riguarda solo uno strumento ad alta tecnologia come lo smartphone, che in media gli italiani cambiano ogni due-tre anni (anche perché poi cominciano i problemi con gli aggiornamenti di sistema e di sicurezza) ma anche l’elettronica di consumo: dalle lavatrici ai condizionatori. “Ci auguriamo che l’impatto sui prezzi, che abbiamo valutato intorno al 10%, ci sia già stato”, ha detto Emanuele De Longhi, capo del marketing di Samsung, “per quanto riguarda la crisi dei chip, bisogna riflettere sulle soluzioni possibili per affrancarci da questa schiavitù, per evitare che succeda quello che abbiamo visto accadere nell’automotive: ossia che la richiesta sia superiore alla disponibilità”.
Eventuali ritardi nelle consegne nel mondo dell’elettronica di consumo comporterebbero un danno non solo economico, ma anche tecnologico, allungando quel gap nello sviluppo della casa connessa su cui le aziende puntano non solo per rivitalizzare il mercato, ma anche per mettere a disposizione dei clienti funzionalità in ottica di risparmio energetico e sostenibilità.
“Al momento non ci sono problemi di forniture” ha assicurato Piergiorgio Bonfiglioli, direttore marketing IoT di Haier Europa, altra azienda che ha investito molto sull’Internet delle cose come “educatore alla sostenibilità” grazie, ad esempio, al dialogo tra le macchine e il gestore dell’energia elettrica per un’ottimizzazione automatica degli usi e dei consumi.