• 27 Dicembre 2024 8:57

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La giornata in borsa

Dic 16, 2024

AGI – I mercati aprono la nuova settimana incerti e sulla difensiva, in attesa della riunione della Fed di mercoledì prossimo e dopo che in Cina le vendite al dettaglio si sono indebolite a novembre, sollevando preoccupazioni sulla seconda economia mondiale. Questa settimana la Federal Reserve è pronta a tagliare il suo tasso di interesse chiave di 25 punti base, ma i mercati sono cauti sulla traiettoria dei tassi a lungo termine della banca centrale Usa, poichè l’inflazione rimane su livelli elevati e rischia di riprendere ad aumentare.

 

Da un sondaggio pubblicato oggi dal Financial Times la Fed è pronta ad adottare un approccio più cauto sui tagli dei tassi di interesse, per il timore che le politiche dell’amministrazione Trump possano alimentare un’inflazione più elevata l’anno prossimo. A dimostrazione dell’attenzione con cui gli investitori guardano all’insediamento di Trump alla Casa Bianca del prossimo 20 gennaio oggi il prezzo del Bitcoin è volato a un nuovo record storico sopra quota 106.000 dollari, sulla scia dell’aspettativa che la nuova amministrazione americana garantirà una regolamentazione più favorevole alle monete digitali.

 

Più in generale stamane i future a Wall Street sono deboli, misti e poco mossi, mentre i rendimenti sui Treasury a 10 anni si sono stabilizzati dopo essere risaliti dal 4,1% quasi al 4,4%, per il timore delle politiche di Donald Trump e in particolare per le sue minacce sui dazi. Intanto in Asia il rendimento dei titoli di Stato cinesi a 30 anni è sceso per la prima volta sotto il 2% sollevando preoccupazioni sulla “giapponesizzazione” dell’economia del Dragone, dopo che la settimana scorsa nell’annuale Conferenza centrale sul lavoro del partito, i principali leader cinesi hanno chiesto sforzi “vigorosi” per aumentare i consumi, restando pero’ nel vago sulle misure da prendere e senza fornire cifre precise sulla prevista crescita economica.

 

 Sui mercati valutari, lo yen giapponese si è indebolito dello 0,2% sul dollaro e il renminbi cinese è sceso sotto quota 7,28, dopo che a novembre le vendite al dettaglio in Cina sono cresciute solo del 3%, meno del 4,8% di ottobre e al di sotto dell’attesa crescita del 4,6%., confermando che gli stimoli fin qui annunciati da Pechino non sono in grado di far ripartire l’economia cinese.

 

Anche i mercati asiatici sono deboli, con Tokyo poco mossa, in attesa della riunione della Boj di questa settimana. Gli operatori si aspettano un atteggiamento più aggressivo da parte della Bank of Japan, mentre gli economisti sono più cauti e ritengono che l’istituto potrebbe mantenere invariati gli attuali tassi, poichè i banchieri centrali hanno bisogno di più tempo per valutare i rischi globali e le prospettive di crescita dei salari.

 

Intanto il listino di Shanghai è piatto e quello di Hong Kong arretra dopo i dati cinesi e anche Seul è negativa, dopo che Han Dong-hoon, il leader dei conservatori al potere in Corea del Sud ha annunciato le sue dimissioni in seguito all’impeachment del presidente Yoon Suk Yeol, avvenuto sabato. C’è attesa oggi anche per le letture preliminari dei Pmi dell’Eurozona e degli Stati Uniti, con una particolare attenzione per quelle del Vecchio continente, alla luce della recente debolezza dell’economia europea.

 

Tra gli altri dati macro, martedì usciranno le vendite al dettaglio, che ci forniranno indicazioni sui consumi degli americani di novembre, seguiti venerdì dalla pubblicazione del Pce, l’indice dei prezzi preferito della Fed, che potrebbe evidenziare un dato in leggera accelerazione, sia nella componente generale, sia in quella core.

 

Sul versante delle banche centrali, oltre alla Fed e alla BoJ sono attese diverse altre riunioni, tra cui quella della BoE giovedì, la quale dovrebbe lasciare i tassi invariati. Infine, si terranno numerosi discorsi di banchieri Bce, tra cui quello della Presidente Lagarde, da cui potrebbero giungere indicazioni sul livello di tasso neutrale verso il quale l’Istituto intende arrivare in questo ciclo di tagli.

 

Gli analisti questa settimana appaiono decisamente “più cauti” sull’andamento dei mercati, poichè, dopo i recenti livelli record, “si incominciano a scaricare le aspettative forti, che sono già state incorporate” e “l’effetto delusione è dietro l’angolo”. Il mercato azionario, spiegano gli esperti, “sta provando a stabilizzarsi, con qualche inclinazione alle prese di profitto”, man mano che si entra nella fase pre-natalizia.

 

“E i tassi obbligazionari stanno risalendo – aggiungono – e potrebbero essere un po’ agitati la questa settimana, assestandosi sulla fascia alta, col Treasury a 10 anni che potrebbe avanzare al 4,5%”. Un’altra partita importante è il tema cambio, con l’euro che tende a deprezzarsi sul dollaro e tanto più arretrerà sotto 1,05, generando più inflazione, tanto più l’ipotesi di un taglio dei tassi Bce di 50 punti base a gennaio, che adesso è ancora prezzata al 50% e che comunque per gli analisti è molto difficile che si realizzi, s’indebolirà. “Al momento in ogni modo – notano gli analisti – il differenziale tra euro e dollaro si manterrà alto.

 

E sarà così fino al 20 gennaio, quando Trump s’insedierà. Poi potrebbe iniziare a ridursi”. Sul fronte dell’energia, il prezzo petrolio, nonostante le tensioni geopolitiche in Siria e più in generale in Medioriente, è abbastanza stabile. “Il petrolio – spiegano gli esperti – va su e giù senza grandi sbalzi, che tendono verso il basso e si avvicinano ai minimi dell’anno e cioè ai 70 dollari al barile”. 

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