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La fuga in avanti di De Luca sui vaccini: la Campania compra Sputnik

Mar 26, 2021

Mamma li russi! La Campania ha acquistato il vaccino Sputnik V. La notizia è giunta in mattinata destando dubbi e confermando l’intenzione annunciata un mese fa dal governatore del Pd Vincenzo De Luca. Il contratto firmato con la Human Vaccine, rappresentata dalla Rfdi Corporate Center Limited Liability Company che si occupa della fornitura del vaccino Sputinik V fuori dalla Russia, prevede comunque una condizione sospensiva che ne subordina l’efficacia “al conseguimento delle autorizzazioni da parte degli enti regolatori (Ema/Aifa)”.

 

La determina per la sottoscrizione del contratto è stata firmata da Mauro Ferrara, direttore della Soresa – l’agenzia regionale che si occupa degli acquisti per affrontare la pandemia – e concretizza un decisione della giunta De Luca dello scorso febbraio che “in considerazione della ridotta disponibilità di dosi vaccinali per la Campania” dava ordine alla Soresa di “attivarsi al fine di verificare la possibilità di acquisire sul mercato dosi vaccinali aggiuntive rispetto a quelle disponibili in attuazione del Piano del Commissario per l’emergenza Covid”.

 

La scelta di De Luca è stata possibile per un buco presente nella strategia europea di approvvigionamento. Con una comunicazione, dell’11 febbraio scorso, la Commissione aveva spiegato che Stati membri e Regioni possono procedere a negoziazioni dirette “per la conclusione di contratti intesi all’acquisizione di dosi vaccinali ancora non ricomprese nella strategia comune”. I vaccini non ancora trattati dalla Ue, come, appunto, lo Sputnik. Un modo per giustificare la scelta a posteriori dell’Ungheria d’iniziare ad utilizzare il siero russo.

 

Nell’attesa della pronuncia dell’Ema sul vaccino, comunque, la Campania non è stata l‘unica Regione a muoversi. Da mesi anche in Lazio, l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato e il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia chiedono di fare in fretta con le autorizzazioni. Proprio all’Istituto nazionale di malattie infettive dopo Pasqua arriveranno le prime cento dosi dello Sputnik V per una nuova sperimentazione. L’obiettivo è testarne l’efficacia anche contro le varianti inglese e brasiliana, ma anche scoprire se – viste le somiglianze (dal punto di vista della tecnologia farmacologica) con il vaccino AstraZeneca – sarà possibile utilizzare quello russo per i richiami. Se l’esito fosse positivo l’intenzione dell’assessore alla Sanità del Lazio D’Amato è quella di disporre immediatamente la fornitura.

 

Il rischio concreto, insomma, è che adesso le Regioni, in attesa della scelta dell’Ema, vadano in ordine sparso, cercando di accaparrarsi più dosi possibili. Uno scenario che il presidente del Consiglio Mario Draghi e il commissario all’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo vogliono assolutamente evitare. Nella conferenza stampa che si è tenuta nel primo pomeriggio, Draghi ha ribadito la posizione espressa già alcuni giorni fa: “C’è in gioco la vita e morte, bisogna rafforzare il coordinamento europeo, ma se non c’è bisogna valutare altre strade”. Poi sullo Sputnik ha chiarito: “Starei attento a fare questi contratti. Proprio ieri la presidente della Commissione ha messo in luce come da un’indagine risulti che i russi possano produrre massimo 55 milioni di dosi. Inoltre, all’Ema non è stata ancora presentata formale domanda”. Secondo Draghi l’autorizzazione non ci sarà prima di tre/quattro mesi.

 

 

Tempistiche molto diverse da quelle auspicate da De Luca che in una diretta sui social nel pomeriggio ha difeso la sua scelta e chiesto “tempi che rispecchino l’eccezionalità di questa situazione. Se chiudiamo questa partita nell’arco di un mese – ha detto – avremo la possibilità di contare su una quantità di vaccini importante in una condizione di sicurezza. Per questo sollecitiamo Aifa e governo”. De Luca ha anche spiegato che non sarà una gara all’approvvigionamento, anzi: “Saremo un esperimento al servizio del paese. Coperte le esigenze dei nostri concittadini metteremo a disposizione dell’intero paese la quantità dei vaccini che dovessimo ricevere dalla casa produttrice in un contesto di solidarietà nazionale, anche se l’investimento lo facciamo noi”.

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