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La Fiom chiede un piano straordinario sull’automotive

Set 1, 2021

AGI – All’Italia serve un piano straordinario per l’automotive, altrimenti fra cinque anni, al termine della finestra del recovery plan, il rischio è di trovarsi davanti a un Paese desertificato industrialmente.

A esserne convinto è il segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile automotive, Michele De Palma, che oggi ha partecipato al tavolo al Mise su Gkn e firmato, assieme ai leader degli altri sindacati del settore, una lettera ai ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando per chiedere la convocazione del tavolo di confronto Stellantis insediato a giugno.

“L’Italia deve decidere se vuole essere ancora un Paese industriale, che ha una sovranità economica attraverso l’industria. Da questo punto di vista l’automotive, come il militare, sono settori strategici per capire se uno Stato sia industriale oppure no”, ha spiegato in un’intervista all’AGI. 

Il comparto automobilistico, è il ragionamento di De Palma, sta affrontando due tipi di tematiche diverse.

“Una cosa sono le crisi legate a una transizione energetica e strategica, un’altra, come nel caso di Gkn, una scelta deliberata per chiudere un impianto che ha le commesse, su cui sono stati fatti investimenti e che non ha problemi di mercato. Una scelta – aggiunge De Palma – le cui ragioni non sono mai state esplicitate e che non possiamo che desumere che siano di carattere speculativo, con un ulteriore colpo al sistema dell’automotive di questo Paese”.

L’Italia, ricorda il leader della Fiom Cgil, è “ormai all’ottavo posto” fra i Paesi europei produttori di auto. “Non è più tempo di discutere su quali siano gli strumenti da mettere in atto, ma di stanziare risorse straordinarie a sostegno di un piano che disegni un futuro per il settore. Per farlo, però, serve la volontà da parte del Governo di capire se le auto siano ancora nel cuore della produzione industriale del Paese oppure no”.

Nel caso questa strada non fosse perseguita, “nell’arco dei prossimi 5 anni, invece di avere una transizione ecologica e digitale su cui ci siamo impegnati, rischiamo di voltarci indietro e vedere solo desertificazione”. 

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza “non c’è nulla di specifico sull’automotive”, sostiene De Palma. “Altri Paesi, e penso alla Germania e alla Francia, hanno fatto testi molto particolareggiati, mentre in Italia si danno bonus per l’acquisto di auto usate: una misura che, a mio avviso, non ha risultati positivi né per i lavoratori né per l’ecologia. E nemmeno per avvicinarci agli obiettivi che ci siamo posti con Pnrr”.

Per questo “non abbiamo la necessità di una ricognizione sulle risorse che ci sono per aggiustarle, ma di un intervento straordinario e specifico sull’automotive”.

In Italia non si può parlare di auto senza parlare di Stellantis, che per De Palma rappresenta un tasto dolente. “In aggiunta ai problemi che avevamo, che portavano a un utilizzo abituale degli ammortizzatori sociali, si aggiungono le sfide che stanno caratterizzando il comparto”, a partire dalla carenza di semiconduttori e materie prime.

“Rischiamo di trovarci di fronte a una falsa ripartenza, perché gli stabilimenti non sono in condizione di ripartire, o, anche se lo fanno, rischiano di fermarsi poco dopo”, spiega il sindacalista. Anche negli unici due stabilimenti dove non veniva fatto ricorso agli ammortizzatori, quello Sevel e quello di Melfi, la situazione si sta complicando; in particolare nella fabbrica abruzzese, attiva nella produzione di veicoli leggeri, si potrebbe arrivare al primo sciopero unitario dalla fusione di Fca e Psa che ha dato vita a Stellantis.

“Si è aperto un percorso complesso: se l’azienda non apre un confronto sulla stabilizzazione di oltre 700 lavoratori si aprirà anche un problema di prospettiva dello stabilimento – chiosa De Palma – che è un’eccellenza, che lavorava anche per i competitor, e su cui mai avremmo dovuto pensare di preoccuparci”.

A Melfi, invece, la crisi legata alla carenza di microchip ha causato la sospensione del contratto di solidarietà, su cui era stato raggiunto un accordo legato agli investimenti sul sito, per andare verso la cassa ordinaria. Proprio per questo la Fiom, assieme a Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr ha chiesto al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e a quello del Lavoro, Andrea Orlando, di convocare il tavolo relativo all’azienda. 

Altro punto su cui il sindacato vuole discutere col governo è quello del progetto di legge Orlando-Todde contro le delocalizzazioni, su cui “sarebbe utile un confronto ordinato: urgente ma ordinato”.

“Riteniamo questo provvedimento fondamentale per impedire le delocalizzazioni già in atto. Non può essere un provvedimento ex post, ma deve intervenire sulle crisi che vengono generate da scelte di delocalizzazioni che non sono legate al mercato e alle capacità produttiva”, evidenzia De Palma facendo riferimento anche al caso Gkn.

Su questo fronte il segretario della Fiom non risparmia una stoccata a Carlo Bonomi: “Trovo contraddittorio per il presidente della Confindustria Italia schierarsi contro le delocalizzazioni industriali, perché dovrebbe tutelare il tessuto industriale del Paese e non schierarsi a favore di chi vuole fare speculazione”.

“Se si vuole giocare la partita” dell’automotive, è la conclusione del sindacalista, “oggi ci sono anche le risorse per poterlo fare. Il governo deve decidere cosa vuole e noi siamo disponibili a lavorare alle soluzioni, ma non ci devono chiamare ai tavoli quando è già stata cucinata la minestra”. 

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