MILANO – 10:00. L’economia rallenta e le Borse risalgono. Il paradosso è stato servito nuovamente ieri sera a Wall Street e la spiegazione è presto data: il mercato torna a invocare l’aiuto della Federal Reserve come panacea dei mali economici. Secondo gli analisti le chance di un taglio del costo del denaro alla prossima riunione del 29 e 30 ottobre sono salite al 75%, dal 40% dei giorni scorsi. Un aumento legato alla volatilità delle Borse e al rallentamento del settore manifatturiero, che hanno alimentato i timori di una recessione.
L’ultimo dato negativo, in attesa del rapporto sul lavoro americano, è stato l’indicatore sui servizi, sceso ai minimi da tre anni. Al termine della riunione di settembre il presidente della Fed Jerome Powell non si è impegnato a continuare sulla strada del taglio dei tassi, ribadendo la dipendenza della Fed dai dati economici. Alla luce delle ultime indicazioni, alle quali hanno fatto eco segnali negativi dalla Germania e dalla Cina, il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans, si è detto preoccupato per le prospettive di inflazione e quindi aperto alla possibilità di un nuovo taglio dei tassi Usa.
Pensieri e parole che ieri sera hanno portato il Dow Jones a guadagnare lo 0,5%, mentre il Nasdaq è salito dell’1,1%. In attesa del rapporto sull’occupazione, le Borse europee seguono il rialzo americano: Milano tratta positiva dello 0,2% con Mps in evidenza sull’ipotesi di una maxi-dismissione di crediti non performing. Londra sale dello 0,35%, Parigi dello 0,33% e Francoforte dello 0,2%. Questa mattina, la Borsa di Tokyo ha guadagnato lo 0,32% trattando on il freno a mano tirato anche per effetto di un rafforzamento dello yen contro dollaro che ha un impatto sui titoli delle grandi aziende esportatrici.Si restringe lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi. Il decennale italiano apre la seduta a 141,6 in linea con la chiusura di ieri a 141 punti. Il rendimento arretra dallo 0,828% allo 0,816% in attesa dell’aggiornamento Istat sui conti pubblici trimestrali. Apertura stabile per l’euro a quota 1,0975 sul dollaro e in linea con la chiusura di ieri (1,0985), all’indomani della sentenza del Wto che dà il via libera a dazi Usa su prodotti europei. La moneta europea passa di mano a 117,19 yen. Dollaro/yen in calo a 106,79. Il biglietto verde risente dei timori di un indebolimento dell’economia Usa.
Tra le materie prime, il prezzo del petrolio è in lieve recupero sui mercati pur rimanendo vicino ai minimi da due mesi. Il Wti con scadenza a novembre guadagna 19 centesimi a 52,64 dollari al barile (+0,36%). Il Brent passa di mano a 57,91 dollari con un aumento dello 0,35%. Per l’oro nero si prepara ad andare in archivio comunque la peggior settimana dalla metà di luglio, con un calo intorno ai sei punti percentuali per i timori di rallentamento globale. E così è presto svanito l’effetto degli attacchi di metà settembre sui pozzi sauditi, con la produzione che è tornata in fretta a livelli consoni e i dati macro che hanno preso il sopravvento nell’orientare l’umore degli investitori.
La settimana del Wti: una delle peggiori da metà luglio
Oro in crescita sui mercati asiatici: il metallo con consegna immediata guadagna lo 0,18% e sfiora i 1.508 dollari l’oncia (1.507,96 dollari).