AGI – La famiglia Porsche-Piech, proprietaria della maggioranza della Volkswagen, si è schierata in prima fila nel sostenere i piani dell’azienda di chiudere diverse fabbriche in Germania, poiché rischia una riduzione dei dividendi. Secondo quanto rivela al Financial Times una fonte ben informata sulle discussioni avvenute all’interno del potente consiglio di sorveglianza di Volkswagen, la famiglia Porsche-Piech ha “chiarito che è necessario ridimensionare l’azienda per raggiungere una competitività a lungo termine”.
La direzione della Volkswagen ha sostenuto la chiusura di almeno tre stabilimenti, il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro e ha riduzione del 10% degli stipendi del personale rimanente poiché le vendite europee del colosso tedesco dell’auto sono crollate drasticamente. Tuttavia il consiglio di fabbrica dell’azienda, che controlla metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza dell’azienda, ha assicurato ai lavoratori che non verrà chiuso neanche uno stabilimento tedesco. Secondo un’altra fonte vicina ai vertici aziendali “non sorprende” che la famiglia Porsche-Piech abbia priorità diverse rispetto ad altri membri del consiglio di sorveglianza, in particolare il consiglio aziendale e il suo alleato, lo stato della Bassa Sassonia, che detiene il 20% dei diritti di voto della VW.
I rappresentanti dei lavoratori hanno sostenuto che, sebbene i tagli ai costi possano sostenere i margini di profitto nel breve termine, essi non avranno molte possibilità di ridurre il calo delle vendite sia in Europa, sia in Cina, che è il marcato più redditizio dell’azienda.
Per questo un accordo nella trattativa tra l’azienda e i sindacati si prospetta difficile. Dopo 36 ore di dibattito continuo, il quinto round di colloqui si è interrotto brevemente questa mattina ma dovrebbe continuare. In ogni modo la discussione è stata molto tesa. Porsche afferma di aver già subito un duro colpo dalla crisi di VW e teme che la crisi finanziaria potrebbero costringerla a svalutare la sua quota in VW fino a 20 miliardi di euro, ovvero quasi il 40%.
Inoltre rischia un calo dei dividendi, dopo che l’anno scorso si è gravata di 5,1 miliardi di euro di debiti, per acquistare una quota di voto del 25% della stessa Porsche, consentendo alla famiglia di riprendere il controllo diretto sulla società fondata dai suoi antenati. La vicenda oltre che una battaglia tra famiglia e lavoratori, si intreccia anche con le elezioni anticipate che si terranno in Germania il prossimo febbraio, in vista delle quali un gruppo crescente di politici, tra cui il cancelliere Olaf Scholz, si è espresso contro le chiusure delle fabbriche. Anche il Land della Bassa Sassonia, che detiene il 20% dei diritti di voto della VW, difficilmente si schiererà a favore dei tagli occupazionali.