Se il servizio della trasmissione “Anni 20” fosse stato una “parodia” come affermano i finti tenutari della libertà di pensiero, potremmo tutti farci una bella risata. Se fosse stato un commento serio critico degli eccessi regolamentari dell’Unione europea, sarebbe comprensibile l’evocazione del “diritto di critica” come ha fatto Giorgia Meloni, denunciando la censura e la volontà del Pd di eliminare il pluralismo. Ma no.
Ciò che è andato in onda su Rai 2 era un servizio giornalistico, firmato da un giornalista, nel contesto di una trasmissione di informazione. Ed era pieno di falsità. Il grande equivoco che si sta venendo a creare sulla “cancel culture” è questo: c’è una differenza tra dissenso e fake news. Se citi fatti falsi e qualcuno dice: è falso, non ti sta cancellando. Sta togliendo la disinformazione dal dibattito delle opinioni.
“Cosa offre oggi la casa?”, chiede la voce narrante: “Una selezione di tarme essiccate a colazione, una tazza di latte ai piselli per merenda e a fine cena un gustoso biscotto di farina di vermi inzuppato in un calice di vino annacquato. Un film dell’orrore? No, è il menù à la carte prossimo a essere gentilmente offerto dall’Unione europea. Ce lo chiede l’Europa di mangiare da schifo”. Quel che segue poi è un frullato – per rimanere in tema culinario – di fake news che sono state diffuse nel corso degli anni dal variegato mondo del sovranismo alleato ad alcune lobby, a cui hanno spesso contribuito anche responsabili politici dei partiti tradizionali. Il problema non è la critica all’Ue, ma che non c’è un solo fatto reale.
L’introduzione sul “ce lo chiede l’Europa di mangiare da schifo” è un miscuglio di miti, alimentati in particolare dalla Coldiretti, su alcune decisioni o proposte in corso di discussione a livello di Ue. Questa settimana la Commissione europea, dopo un parere l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha autorizzato l’immissione sul mercato delle larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio (conosciute come tarme della farina) allevate ed essiccate come ingrediente di preparati per biscotti e barrette proteiche. La richiesta era venuta dall’industria alimentare, comprese imprese italiane specializzate nel settore. In altri continenti del mondo gli insetti sono parte della tradizione alimentare. Anche in Europa nei nostri piatti ci sono rane e lumache. Gli insetti rientrano nei cibi di nuova generazione, che in termini di mercato hanno un enorme potenziale, oltre a contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 che derivano dall’allevamento intensivo. Lo stesso vale per quello che nel servizio viene definito “fake food” come “la bistecca senza carne e il tonno vegetale”. Sul mercato sono già presenti gli hambuger vegani o vegetariani. Non c’è stato alcun intervento da parte dell’Ue, anche se c’è stato un lungo dibattito nei negoziati sulla Politica agricola comune sulla possibilità di vietare l’utilizzo del termine “hamburger” o “carne” per i prodotti vegetali. Lo stesso vale per il latte a base di piselli, menzionato nel servizio: non c’è stato nessun intervento dell’Ue. Si tratta di un prodotto lanciato da Nestlé in Francia, Paesi Bassi e Portogallo, come bevanda vegana alternativa al latte di origine animale. In realtà, l’Ue ha vietato l’utilizzo del termine “latte” per le bevande a base di soia, riso e altri prodotti vegetali. Quanto al “vino annacquato”, la bufala è partita da una campagna di Coldiretti. L’Ue sta discutendo una nuova normativa sulla dealcolizzazione dei vini, un sistema per ridurre o azzerare il tasso di alcol volto a permettere ai produttori di sfruttare le potenzialità di nuovi mercati e richieste di consumatori. Questa settimana la Commissione ha spiegato che nella sua proposta “non c’è nessun riferimento all’aggiunta di acqua. La nostra proposta non contiene nessun annacquamento del vino”.
“Cibo spazzatura? Tutto questo rischia di diventare alimentazione di serie A grazie al Nutri-Score, il sistema voluto dalla Francia buono solo a far ingrassare gli affari delle multinazionali ed estinguere così per sempre il nostro appetito”, recita il servizio di Anni 20. Il Nutri-Score è un altro mito che si è gonfiato a dismisura in Italia. L’Ue sta discutendo da anni su un sistema di etichettatura a semaforo, ma non ha ancora preso alcuna decisione nella materia. Il Nutri-Score è un’etichetta nata in Francia, che si presenta un semaforo accompagnato dalle prime lettere dell’alfabeto: dalla “A” verde scura alla “E” rossa, sulla base della quantità di sostanze considerate benefiche (fibre, legumi, frutta e verdure) e di quelle che dovrebbero essere limitate (zuccheri, sale, acidi grassi saturi). Oltre alla Francia, il Nutri-Score viene utilizzato in Germania, Belgio, Spagna, Paesi Bassi e Lussemburgo. Ma, secondo le regole dell’Ue, gli stati membri non possono imporre ai produttori l’etichetta del Nutri-Score. L’Italia è impegnata a livello di Ue per proporre un sistema di etichettatura alternativo (a batteria con il Nutri-Inform), coalizzando un gruppo di piccoli paesi come Cipro, Grecia e Repubblica ceca contro il Nutri-Score. In ogni caso, molti prodotti della dieta mediterranea ricevono i punteggi migliori del Nutri-Score nella loro categoria, come l’olio d’oliva che supera tutti gli altri oli vegetali o il burro. Pasta e polenta ottengono la “A”. Alcuni prosciutti italiani sono classificati con la “D”, mentre il Fois-gras francese è sempre “D”. Comunque, diverse ricerche stanno dimostrando un impatto molto limitato del Nutri-Score sulle scelte dei consumatori.
Nel gran calderone della disinformazione non poteva mancare la campagna vaccinale. L’Europa “ci ha chiesto di fidarci di lei sul piano vaccini. Il risultato: siamo ancora chiusi con il coprifuoco mentre oltre-Manica l’Inghilterra brinda alla libertà”, recita il servizio di “Anni 20”. In realtà, buona parte dei paesi europei hanno già tolto lockdown e coprifuoco grazie ai vaccini. L’Ue sta recuperando il ritardo rispetto al Regno Unito nella campagna di somministrazione, che Londra ha avviato in anticipo facendo meno verifiche sulla sicurezza dei vaccini. Nelle ultime settimane i paesi dell’Ue hanno superato gli Stati Uniti e il Regno Unito per dosi somministrate ogni 100 abitanti. Secondo alcune previsioni, l’obbiettivo di coprire il 70 per cento della popolazione adulta entro luglio dovrebbe essere raggiunto nel corso del mese di luglio tanto dall’Ue quanto da Stati Uniti e Regno Unito.
Il servizio di “Anni 20” si sofferma brevemente sulla mitologia sovranista che circonda il Recovery fund, affermando che l’Europa “prescrive non solo debiti, riforme e nuove tasse, ma ci chiede di munirci di un bavaglio raccomandando una sorta di Ddl Zan in scala continentale”. L’affermazione è totalmente priva di senso. Il Recovery fund di fatto serve all’Italia per avere risorse a disposizione senza aumentare il debito. Sono previste riforme con condizione per ottenere gli aiuti, ma è stato il governo italiano a decidere quali. Il riferimento alle “nuove tasse” potrebbe essere legato alle nuove “risorse proprie” che l’Ue potrebbe introdurre in futuro per tassare i giganti del digitale, le merci prodotte fuori dall’Europa senza rispettare le normative ambientali, le transazioni finanziarie e la plastica non riciclabile. Le bufale sulla lunghezza delle banane, la curvatura del cetriolo e la larghezza delle vongole sono già state smentite migliaia di volte. Quanto al “Ddl Zan in scala continentale”, oltre le Alpi sul continente nessuno ne ha sentito parlare, salvo forse qualche estremista in Ungheria e Polonia.
Secondo l’autore del servizio di “Anni 20”, il “ce lo chiede l’Europa” è “il mantra con cui una classe politica ha giustificato austerità e folli cessioni di sovranità”. Ma chi ha buona memoria, dopo aver ascoltato il servizio, potrebbe iniziare a chiedersi se in realtà il problema non sia il “ce lo chiede il politico di riferimento”. Gli account Twitter e Facebook di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono pieni di contenuti sulle bufale riportate nel servizio di “Anni 20”. L’ultimo esempio risale al 10 di maggio, tre giorni prima della messa in onda. “L’ultima follia dell’Europa: dopo gli insetti nel cibo e il vino diluito con acqua, arriva il latte sintetico creato in laboratorio con derivati di legumi”, ha scritto Meloni su Twitter.