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La Dia sferra un altro colpo all’economia criminale in Toscana

Gen 11, 2017

Un altro colpo all’economia criminale in Toscana. La Direzione investigativa antimafia di Firenze, agli ordini del primo dirigente di Ps Franco Nicola, ha sequestrato un patrimonio di cinque milioni nei confronti di tre imprenditori calabresi: Giuseppe Iuzzolino Giuseppe, Martino Castiglione e Vincenzo Benincasa, tutti originari di Strongoli (Crotone), ma radicati da tempo in Toscana.

Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Firenze, fa seguito alle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e dirette dal sostituto procuratore Eligio Paolini.

Le indagini hanno evidenziato contatti tra i soggetti e gli appartenenti alla famiglia Giglio, organici all’omonima ‘ndrina che domina a Strongoli, nei cui confronti sono state fatte transazioni di denaro senza alcuna giustificazione lecita. Come sempre accade, i contatti con la “casa madre” sono vitali.

Spicca la vicenda di Sira Costruzioni Sas di Benincasa Vincenzo & c., con sede a Strongoli, di cui oltre il 50% del capitale detenuto da Iuzzolino (con la moglie, le due figlie e il genero), mentre l’altro 50% suddiviso tra Castiglione, Benincasa e i loro familiari.

La societ immobiliare ha costruito 66 appartamenti a Prato, su un terreno acquistato per oltre 1,3 milioni, in contanti e senza l’ausilio di alcun finanziamento bancario. Non potevano sfuggire agli investigatori le movimentazioni dei conti bancari di tutti i componenti dei rispettivi nuclei familiari, in cui sono stati versati dal 2009 al 2014 contanti per oltre un milione.

I sequestri, avvenuti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia e Crotone, riguardano nove societ, 19 immobili (tra fabbricati e terreni), sei beni mobili registrati (cinque auto e una moto) e 40 rapporti bancari (conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli), riconducibili a 21 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche.

Appena pochi mesi fa, il primo ottobre 2016, sempre la Dia di Firenze, su delega della Dda di Reggio Calabria, aveva confiscato a Prato, Reggio e Cosenza beni per oltre 2 milioni nei confronti di Sante Pisani, 67 anni, unimprenditore ritenuto contiguo alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno. All’uomo stata applicata anche la sorveglianza speciale per 3 anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza. Pisani, trasferitosi negli anni ’90 con la famiglia a Poggio a Caiano (Prato), aveva mantenuto, secondo l’accusa, il ruolo di riciclatore dei proventi della cosca fino al 2012, anno in cui era tornato a Rosarno. Tra i beni confiscati anche lo studio legale Pisani di cui era titolare l’avvocato Vittorio, figlio di Sante e storico legale di fiducia della cosca Bellocco, arrestato nel 2014, e poi diventato collaboratore di giustizia, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, morta il 20 agosto 2011 dopo aver ingerito acido muriatico.

r.galullo@ilsole24ore.com

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